Sbollita la rabbia e contato fine a mille per evitare di scrivere improperi è tempo di fare una prima riflessione sulla stagione del Verona.
GLI OBIETTIVI. Qual era l’obiettivo dell’Hellas ad inizio stagione? È bene chiarire subito il concetto. Il Verona dopo quattro anni di Lega Pro doveva solo raggiungere una salvezza tranquilla. Questo gli chiedevamo, questo avremmo firmato ad agosto scorso. Detto questo che è molto importante, il resto viene di conseguenza. Aver raggiunto i play-off è stato un sogno, un fantastico sogno che si è interrotto sull’altare di due fattori principalmente.
I PLAY-OFF. Chiariamo subito allora che cosa ha spinto il Verona fuori dal sogno. Il primo motivo è che l’Hellas ha ciccato clamorosamente la gara d’andata. Un Verona irriconoscibile, abulico, disposto male in campo che ha preso due gol e che poteva prenderne altri due, minimo. Il secondo, evidentissimo è che il Verona è stato spinto fuori dal signor Massa di Imperia, che già una volta nella sua carriera ci aveva tolto una promozione. Non so quanto Massa sia stato in malafede, quanto un incapace e quanto, nel linguaggio arbitrale che ha dei suoi precisi codici, abbia voluto dimostrare ai suoi capi la personalità di non fischiare un rigore davanti al pubblico del Bentegodi. Fatto sta che qui risiede il problema. Il Verona, nolenti o volenti, in questa stagione è stato defraudato di almeno otto, nove punti. Sviste arbitrali che pesano come macigni sulla classifica.
MANDORLINI. Che sia un fuoriclasse della panchina è innegabile. Che abbia un feeling straordinario con la piazza è evidentissimo. Che anche lui abbia dei difetti è altrettanto chiaro, quanto umano. Ma sono quei difetti che alla fine fanno la differenza tra un allenatore “normale” e lui. Cosa gli imputiamo? Il coro di inizio stagione? In molti si sono scandalizzati imbarazzati, dimenticando che quel coro era il frutto delle vergognose aggressioni che il mister aveva subito a Salerno, dopo che alla vigilia di quella partita, sostituendosi alla società, troppo spesso indietro su questi argomenti, aveva denunciato lo stato fallimentare dei conti dei campani. Ciò che era di dominio pubblico, ma non detto, divenne ufficiale. E forse il Verona venne un minimo tutelato dal Palazzo che non poteva promuovere una squadra già fallita. È pur vero che il mister dà il meglio di sè quando è sotto pressione, quando è “nervoso”. Paradossalmente quando è tranquillo non riesce a trasmettere alla sua squadra la sua rabbia e la sua competenza. Non è diplomatico e si sa. Se l’è legata al dito quando Gibellini non l’ha difeso a Sport Italia, mentre lo mettevano alla gogna. Da quel momento per lui il “Gibo” non è più esistito. Ragionandoci un momento avrebbe capito che poteva avere un grande alleato in Gibellini. Che non è uno di quei ds che va ad attaccare casini negli spogliatoi e che è tutto sommato per un allenatore come lui, cioè un allenatore con caratteristiche manageriali, il “male minore”. Esistono nel mondo del calcio ds che non lasciano tregua all’allenatore e che a volte agiscono nell’ombra per destabilizzare l’ambiente. Ci sono anche ds che fanno la formazione e che scelgono tecnici di scarsissima personalità proprio per imporre le proprie idee. Basta guardarsi attorno per capirlo… Mandorlini è questo, nel bene e nel male. Prendere o lasciare. E noi, prendiamo.
LA SOCIETÀ. Martinelli è stato ed è il miglior presidente del Verona dopo Garonzi. Non c’è dubbio. Ha il merito enorme, incommensurabile di aver restituito una dignità ad una società che l’aveva persa quasi del tutto. Fare il presidente del Verona è difficilissimo. È un ruolo di responsabilità che viene messo sotto esame come neanche quello di sindaco… Pensi di fare bene e sbagli. E tutti danno consigli pensando di avere in tasca la verità. Meglio fare così, no così. Però intanto a pagare è sempre e solo il presidente. L’avventura nel Verona gli è costata tantissimo. Più di venti milioni di euro. Una cifra enorme, forse superiore alle sue possibilità. Per questo è legittimo che ora stia cercando dei soci. Credo che Martinelli abbia sbagliato due cose. Il low profile nei confronti degli arbitri che poi è clamorosamente naufragato con la piazzata garonziana di Bergamo. E l’attaccare frontalmente i tifosi su richiesta del Palazzo. Quel Palazzo che non ci ha giudicati probabilmente “maturi” per andare in serie A. Mediaticamente attaccare i tifosi o una parte di essi ha avuto il sapore di una sfida, inutile e dannosa. Altro non ha fatto che aumentare il livore dei media nazionali nei confronti di Verona. Ecco, se lo dice anche il presidente, allora è vero. In realtà e lo sappiamo benissimo, a Verona non è peggio che da altre parti. Anzi, probabilmente è meglio. Certo, c’è da fare molto, ma appunto c’è da fare e non da dire. Vale di più in questo senso un colloquio costante e non pubblicizzato che non una presa di posizione pubblica. E poi bisogna anche essere bravi a mettere in risalto quanto di buono comunque la tifoseria ha fatto in questi anni. E perché no? Qualche volta anche difenderla… Infine, l’ultimo peccato di Martinelli è stato avvallare le continue dichiarazioni del signor Setti. Ma questo lo affrontiamo nell’ultimo punto.
IL FUTURO. Cosa succederà adesso? Beh intanto dopo tante chiacchiere aspettiamo veramente i fatti. Setti, ora che il Verona giocherà in B deve dimostrare a Martinelli e alla città che veramente vuole il Verona. In A eravamo capaci tutti con la valanga di contributi che arrivano. Ma è adesso che serve benzina. La metterà veramente Setti? Oppure adesso si tirerà indietro? Sono veramente curioso di vedere come andrà a finire. Non è stato comunque gradevole ascoltare gli spifferi aperti da Setti e dai suoi collaboratori durante questi play-off. E il fatto che nessuna delle stupidaggini uscite in questi giorni (Mandorlini via, arriva Mangia) siano state smentite è sintomo che qualcosa di vero c’è. Questo, ha fatto malissimo al Verona e molto ne farà se questi propositi verranno realmente perseguiti. Oltretutto c’è da capire se Setti è da solo o se ha vicino l’amico con cittadinanza nigeriana Volpi. Sogliano, il futuro, a quanto pare, direttore sportivo, avrebbe confidato che nei suoi incontri con Setti, per parlare del Verona, c’è sempre stato anche Volpi. È un aspetto tutt’altro che secondario, anche se qualcuno in malafede, dice che è lo stesso e che valuteremo in seguito che cosa farà Setti. Vorrei ricordare a tutti, ma senza fare del populismo ma solo per realismo, che scempio ha creato al Verona aver tollerato Pastorello con i suoi perversi legami con Tanzi e la Parmalat. In realtà affrontare il prossimo campionato è più semplice del previsto. Basta non buttare il bambino con l’acqua sporca. Serve qualche rinforzo intelligente davanti magari ad una cessione eccellente (Hallfredsson? Gomez?). L’allenatore c’è già, il gruppo è straordinario e l’ha dimostrato anche ieri nel post-partita, la piazza e da serie A. L’entusiasmo non manca. Ci siamo stati, ci siamo e ci saremo. Sempre.
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