Ho sempre creduto che solo chi ha una storia avrà un futuro. Lo dicevo qualche anno fa, quando il Verona sembrava non avere un futuro e quando Campedelli pateticamente si appiccicava sulla sua maglietta i due mastini simbolo di Verona. Non sto qui adesso a fare la solita polemica sui simboli e sui colori. Ho confinato quell’episodio appunto al capitolo “patetico” perchè la storia non è una cosa che si compra al supermercato e men che meno può diventare uno spin suggerito dal marketing. Tanto è vero che molti tifosi del Chievo sono d’accordo con me. Persino l’armatura di Cangrande, che Campedelli ha pagato di tasca sua e che doveva fare bella mostra di sè allo stadio è stata riposta in qualche cantone (meno male) perchè non ben digerita dai tifosi del northside. . Sia chiaro: io sono molto rispettoso della storia. Anche quella del Chievo. Che è una storia gloriosa di cui non ci sarebbe nulla da vergognarsi. Il Chievo con il simbolo della Diga, il Chievo con i colori biancoazzurri, il Chievo che sfida le grandi di serie A. Se non è una bella storia questa… (Storia, non favola che è un’altra cavolata raccontata da un marketing miope…). Altra cosa è volere sovrapporsi a quella di altri (nella fattispecie, dell’Hellas Verona). Arrivo al dunque: ieri ho assistito alla fantastica riunione degli ex calciatori dell’Hellas Verona, un’associazione voluta e animata da Franco Nanni, meraviglioso gentiluomo dal cuore grande. Spero di riuscire a spiegarvi quale legame esiste tra quei calciatori. Ve lo giuro, la retorica qui non c’entra nulla. Uomini di età diversa, con l’unico denominatore di aver vissuto e vestito la gloriosa maglia dell’Hellas o meglio, del Verona, che in nome di quel legame ancora oggi si ritrovano, sono amici, condividono ricordi che poi tramandano. La Storia, con la esse maiuscola. Fossi Setti non ci penserei un attimo a portare Nanni e la sua associazione dentro all’Hellas Verona, persino nel consiglio d’amministrazione. Da anni mi chiedo perchè non venga dedicato a loro uno spicchio di stadio, dove possano sempre e liberamente assistere alle gare del Verona. Basterebbero trenta quaranta poltroncine. A quelli dello scudetto, poi, darei tessere vitalizie, e farei poltroncine personalizzate. Non è provincialismo, questo, caro presidente… E’ avere un tatuaggio sulla pelle, un dna gialloblù, una Storia, appunto. E’ il nostro legame. Quello che ci ha tenuto in vita e dato un futuro. Anche per questo dobbiamo dire grazie a Franco Nanni e ai suoi “ragazzi”…
Gianluca Vighini
Gianluca Vighini inizia giovanissimo a perseguire la sua grande passione: il giornalismo. Già a 16 anni collabora con Tele Valpolicella dove si occupa di sport e conduce varie trasmissioni sportive.
Dopo la maturità classica si iscrive a Scienze politiche e inizia a collaborare con il Gazzettino e la Gazzetta dello Sport. A 21 anni, dopo essere diventato giornalista pubblicista, viene assunto dal gruppo Telenuovo dove inizialmente è redattore al settimanale Nuovo Veronese. Qui cura le pagine sportive e di cronaca bianca. Nel 1987 inizia anche a collaborare con la televisione. Nel 1988 entra nella redazione di Telenuovo dove diventa giornalista professionista a 25 anni. Si occupa di cronaca nera seguendo, tra l’altro, il rapimento di Patrizia Tacchella.
Nel 1991 partecipa alla nascita del Nuovo Veronese quotidiano di cui diventa il responsabile delle pagine sportive seguendo come inviato l’Hellas Verona.
Nel 1998 diventa caporedattore di RTL Venezia, costola regionale di RTL 102.5. Dopo una breve esperienza a Roma dove dirige le pagine sportive di Liberazione, torna a Telenuovo dove inizia a condurre varie trasmissioni sportive e in coppia con Luca Fioravanti, vara il tg sportivo Tg Gialloblu. Su indicazione dell’azienda fonda anche Tggialloblu.it, il primo sito sportivo veronese.
Dirige e conduce la popolare trasmissione Alé Verona e ha ideato la trasmissione Supermercato. Da aprile 2021 è il direttore delle testate online di Telenuovo.
E’ anche un grande appassionato di cucina.
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