A meno di miracoli (in cui chi ha la fede è giusto che creda…), il Verona torna da Cittadella con un pugno di mosche. Si conoscevano i rischi di questa partita che il Verona, bisogna dirlo, ha giocato non in perfetto stato, con assenze importanti (Martinho e Hallfredsson è difficile concederli…). L’alibi reggerebbe se non avessimo detto fino a un paio di minuti fa che la rosa del Verona è vasta, completa e piena di qualità. In realtà il Verona di Cittadella è stato un brutto Verona. Timido e impacciato ha lasciato quasi sempre l’iniziativa agli avversari. I motivi sono più d’uno. Ma credo che in generale tutto vada sotto la voce: diamoci una svegliata. Per l’ennesima volta, anche Mandorlini lo ha detto a fine gara, abbiamo segnato e siamo stati raggiunti. Questo non è un limite, è uno stato mentale. I giocatori del Verona, quest’anno, hanno la fortuna di giocare in un clima idilliaco. Società perfetta, tifosi pazienti, critica tutto sommato all’acqua di rose. Direi che mai come in questo campionato c’è l’atmosfera giusta per esprimersi al meglio. Eppure non è così. Senza scendere nei particolari e colpevolizzare i singoli, mi pare di notare che troppi giocatori, dopo sedici giornate hanno reso sotto le aspettative. Questo credo non sia più possibile. Il rendimento deve essere massimale, perchè il paziente pubblico di Verona ha giustamente delle attese che corrispondono esattamente all’affetto e alla dedizione con cui questa tifoseria segue la propria squadra.
E’ meglio, insomma, non tirare troppo la corda, perché alla fine la gente si stufa, i mugugni aumentano e con essi anche le difficoltà. Non credo che sia ancora il caso di alzare preoccupanti campanelli d’allarme, ma è chiaro che serpeggia una certa delusione, a fronte di un Sassuolo e di un Livorno che vanno a mille e non si concedono pause, pause in cui invece il Verona finisce spesso e volentieri. La sveglia, insomma è suonata. Meglio alzarsi prima che sia troppo tardi.
Lascia un commento