MISTER, TOCCA A TE

Andrea ti ricordi? Era prima di Salerno, tu non avevi paura. Eravamo nel corridoio degli spogliatoi del Bentegodi e tirasti fuori la storia (sacrosanta) che una squadra praticamente già fallita non poteva andare in serie B. Era la tua partita. La partita di Mandorlini condottiero di una squadra e di una città. In quei play-off hai costruito il tuo capolavoro. Solo contro tutti, ti sei preso bastonate in faccia, ti hanno persino spaccato la testa con una macchina fotografica. Ci avevi preso senza gioco e senza un ruolo, ci hai portati in B. Quello è il Mandorlini che ho preferito. Non hai mai cercato alibi allora, anche se ne avevi. Eri forte dentro, sicuro di te, chiaro nei messaggi. Avevi i famosi occhi di tigre, quelli che ogni tanto oggi scompaiono, dentro la stanchezza anche psicologica. Ti capisco e ti capiamo. Non è facile. Sei uno che unisce (accidenti se ci hai unito) e come tutti gli eroi da “sturm und drang”, sei uno che divide (accidenti se ci dividi).

Non mi piace tutto quello che fai, certe tue scelte, certe tue sciocche impuntature,  la tua permalosità, ma so che sei sempre animato dalla buona fede e che alla tua squadra cerchi di inculcare alcuni valori che sono della gente di Verona. Un tuo fedele giocatore me ne ha parlato proprio qualche giorno fa: “Il mister ci tiene” mi ha detto “e su questo non transige”.

Questo è il momento più difficile da quando sei qui. E’ ovvio che non è solo colpa tua questa situazione. Ed è chiaro che il derby è un bivio. Piangersi addosso, lo sai tu meglio di tutti noi, non serve a niente. Adesso serve il miglior Mandorlini, quello a cui ci siamo aggrappati ormai cinque anni fa e che ci ha portato su, sempre più in alto, quasi in Europa (maledetto Mazzoleni…).

Ora servono i tuoi occhi da tigre, la tua rabbia, la tua determinazione da trasmettere ad una squadra che oggettivamente sarà penalizzata, ma che ha il dovere di giocarsela alla morte. Questo non è semplicemente un derby. E’ la tua partita.

SIAMO TORNATI SULLA TERRA

Houston, we have a problem. Forse più d’uno. Il Verona oggi è un impasto di sfiga, di volontà, di occasioni mancate. Fatto sta che questa è la più brutta partenza da quando siamo tornati in serie A. Eravamo abituati bene, forse. Magari questa è la nostra vera dimensione. Lottare in fondo alla classifica per guadagnare la salvezza. L’anomalia probabilmente era pensare all’Europa con il Verona dei 54 punti e delle fantastiche cavalcate di Iturbe e Romulo e imprecare per tutto l’anno per la Grande Incompiuta della scorsa stagione con Saviola e Nico Lopez ad ammuffire in panchina. Magari ad averli oggi. Anche solo uno dei due. E qualcuno ha persino rimpianto l’abulico Christodouolopolos che ora sarebbe come il formaggio grana su un piatto di gnocchi (indispensabile).

Il Verona che ha giocato contro la Lazio non è nemmeno giudicabile. Mandorlini è stato costretto a togliere anche Greco, Hallfredsson e Gomez, che cosa vuoi commentare? Semmai bisogna arrabbiarsi per non aver giocato a Genova, per aver buttato via i due punti con il Torino e per aver ciccato anche la prova con l’Atalanta, dove solo il gol miracoloso di Pisano al 92′ ha tenuto a galla la zattera.

Non ci sono buoni segnali, purtroppo. Oggi come oggi è impossibile ipotizzare una formazione appena decente che vada a giocare contro il Chievo che nel frattempo veleggia (con merito) a grandi ritmi.

Non ci sono attaccanti, siamo contati a centrocampo, coperti in difesa, dove però si continua a sbagliare troppo (non i difensori, ma la fase difensiva, repetita iuvant). Non giova a nessuno adesso cercare i colpevoli. Non è il momento perchè ora è il momento di pensare al Bene Supremo, leggi Hellas Verona. Di certo sono stati commessi errori di presunzione e di valutazione nella costruzione di questa squadra. Di certo non basta la sfortuna per giustificare questo momentaccio. Di certo eravamo abituati molto bene. Ora siamo solo tornati con i piedi per terra. Speriamo di non sprofondare. Il Chievo può servire proprio a questo. A volte i miracoli succedono.

POCHI INGREDIENTI, MIGLIOR VERONA DELLA STAGIONE

Con pochi ingredienti, come le brave massaie di una volta, Mandorlini è riuscito a mettere in tavola un piatto molto gustoso. E’ come se avesse aperto la dispensa e pur senza burro, zucchero, uova, si fosse inventato un delizioso manicaretto, fatto con qualche pezzo di pane recuperato, un po’ di companatico, molto ingegno.

Il Verona che ha giocato a San Siro è stato una piacevole sorpresa. E affinchè non si dica che qui si è condizionati solo dal risultato. dico subito che questo è stato il Verona più bello della stagione. Sì, addirittura più bello rispetto a quello che ha fermato la Roma. Un Verona a cui andava stretto il pareggio, figurarsi la sconfitta.

Perdere 1-0 in questo maniera ti fa sentire impotente. Ma di una serata così vanno salvate le tante cose buone che si sono viste. A partire dal cambio di modulo (vedi mister quanto sei bravo anche se giochi così…), che ha coperto bene il campo, dato varianti davanti, messo l’Inter in difficoltà. Mancini non ne veniva fuori, e il suo miglior giocatore alla fine è risultato il signor Russo, colpevole di non aver punito l’entrata assassina di Felipe Melo su Pazzini e poi di non aver dato un rigore su Gomez.

Peccato non aver raccolto niente. So che c’è un sacco di amarezza, e l’infortunio di Pazzini è una tegola che lascia stecchiti. In una settimana siamo passati dal chiederci se Toni e Pazzini avrebbero mai giocato assieme, a meno male che c’è Pazzini, a Juanito Gomez centravanti. Un bel salto. Ma piangersi addosso non serve a niente. Adesso servono solo i punti. E con la Lazio di riffa o di raffa, a cinque, a tre o a quattro, con Gomez centravanti e/o Zaccagni (che bravo!) in mezzo, bisogna grattare via almeno un punticino.

BRUTTO VERONA, PUNTO D’ORO

In questo momento il Verona mi sembra un po’ come la Croce Rossa. E non mi è mai piaciuto sparare sulla Croce Rossa. Cosa c’è da dire sulla gara di Bergamo? E’ evidente che il Verona ha giocato male, che l’approccio è stato sbagliato, che in questo momento la condizione psicofisica generale non è buona. Ci sarà tempo per parlare della dilettantistica gestione di Romulo (“Sono pronto”, anzi no, è partito, si opera…), alla cui base resta comunque una componente di sfiga che non è colpa di nessuno, ci sarà tempo per parlare della costruzione di questa squadra poggiata su troppe scommesse, a cui manca un uomo capace di sparigliare le carte, di cambiare il ritmo, di inventare qualcosa e della fase difensiva che resta pessima, infine dell’intensità che non c’è, o meglio che c’è una gara sì e due no.

Ora non è il momento. Ora è il momento di stringere i denti, di guardare il bicchiere mezzo pieno, di tenerci stretto questo punticino acciuffato in extremis. Sei minuti sono meglio di niente e in sei minuti il Verona è rimasto aggrappato alla sua partita, trovando il pareggio, evitando la sconfitta che avrebbe gettato tutti nello sconforto più nero. Ad oggi ci manca qualcosa, soprattutto la vittoria gettata alle ortiche con il Torino, ma abbiamo solo tre punti e con questi dobbiamo fare i conti.

Il campionato sta prendendo una piega diversa da quella auspicata dalla società e da molti tifosi e si preannuncia di grande sofferenza. Lo dico per realismo affinchè non si cullino sogni che in questo momento potrebbero fare ancora più male. Non è il caso di lanciare allarmismi, ma solo di avere i piedi incollati per terra. Nessuno regala niente in serie A, tutti lottano e anche chi pronosticavamo come vittime sacrificali sono lì vicino a noi o addirittura ci precedono.

La questione Toni-Pazzini si è risolta nel modo peggiore che si potesse pensare. Con l’infortunio di San Luca che per tre anni ci ha tenuto a galla con i suoi gol. Ora Pazzini sarà utile come il pane e non solo. Da semplice accessorio dovrà diventare l’uomo della Provvidenza, capace di caricarsi sulle spalle il Verona. Cambierà anche il modo di giocare, perderemo qualcosa dal punto di vista realizzativo, ma ad occhio guadagneremo molto dal punto della manovra. Tra l’altro dovremo mettere in una teca Pazzini e pregare ogni settimana perché non lo sfiori nemmeno un raffreddore, Dal dualismo con Toni e dal dibattito che ne è scaturito, paradossalmente arriviamo ad avere un bisogno disperato del Pazzo. Per sorridere un attimo: dietro di lui non c’è nessuno, così almeno Mandorlini non avrà dubbi su chi scegliere.

Spero solo che non andiamo a Milano a fare le vittime sacrificali. Il mister ha due giorni di tempo per preparare la gara con l’Inter, scuotere chi deve essere scosso, recuperare chi si può recuperare, fare quadrato, dimenticare questa pessima partita. Non è facile, me ne rendo conto. Ma bisogna farlo. E magari mercoledì sera vediamo tutto con un’altra ottica.

MA E’ COSI’ IMPORTANTE SAPERE QUANDO GUADAGNA PAZZINI?

Non sono per nulla attirato da questa questione che riguarda i guadagni di Pazzini. Non mi interessa francamente. Il valore di Pazzini non è certamente legato al suo contratto, che tra l’altro è impossibile da verificare oggettivamente. Nessuno se non Setti, Gardini e Bigon sanno realmente quando prende l’attaccante. Non risulterà mai in nessun bilancio ufficiale (si può solo conoscere quanto è l’ammontare totale degli ingaggi), nè le modalità con cui viene pagato (oggigiorno i contratti sono complicati: ci può essere una parte nell’ingaggio, un’altra parte pagata come diritti d’immagine). Ma ripeto: non è importante questo. Altrimenti passerebbe il sillogismo: Pazzini prende poco, quindi è un giocatore scarso.

Invece l’operazione Pazzini resta un capolavoro fatto dalla società. Una splendida operazione di immagine, di lungimiranza, di forza operativa, che non va sminuita con le cifre.

Pazzini, come dicevo ieri al dg Gardini, non è un’operazione normale. E’ il fiore all’occhiello e non ci si può infastidire se i tifosi lo vogliono in campo. E’ una legittima richiesta che fa seguito all’emozionante presentazione del giocatore, con il presidente Setti quasi commosso e il pubblico in visibilio.

Altra questione è quella tecnica, ovviamente. Mandorlini dal canto suo ha tutto il diritto di fare le sue scelte (sono convinto che lo faccia per il bene della squadra), anche lasciando fuori Pazzini. Ma altrettanto legittimamente il tifoso non vede l’ora di vedere questa straordinaria coppia di attaccanti (Toni-Pazzini) giocare assieme. A prescindere dall’ingaggio. Altrimenti perchè far sognare tutti questa estate?

IO FACCIO L’ALLENATORE E TU LA PRESENTATRICE

Mihajlovic ha risposto proprio così alla domanda di una giornalista di Mediaset. Evidentemente scocciato per aver perso il derby. E’ una risposta che gli allenatori danno sempre di più ai giornalisti. Frutto del calcio moderno in cui il rapporto tra le due categorie è ormai pari a zero, filtrato dagli uffici stampa, in cui uno non si mette nei panni dell’altro. E’ un discorso che sentiamo spesso anche a Verona. L’allenatore è Mandorlini… Certo, l’allenatore è Mandorlini, ma il sale del calcio è la gente. Mandorlini e Mihajlovic guadagnano vagonate di soldi perchè la gente va allo stadio e acquista le partite in televisione.

A creare questo interesse, spesso dopato, non lo nego, sono i media. Senza i media, nella fattispecie i media locali, l’interesse crollerebbe a zero. Non c’è dubbio. E il calcio che ha nella sua passione popolare il segreto, sta perdendo questo rapporto. C’è sempre più insofferenza ad una critica, ma se qualcuno avesse un minimo di cultura e andasse a leggere le cronache di Gianni Brera il più grande scrittore di sport italiano, scoprirebbe che le critiche erano molto più pesanti, eppure all’epoca nessuno si sognava di dire a Brera una frase del genere. Anzi, Rocco lo invitava a pranzo e Minà filmava tutto, facendo uscire uno spaccato meraviglioso di umanità, ma anche di professionalità. Altri tempi si dirà. Si ma io non vedo un calcio migliore adesso.

Vedo stadi deserti, mentre prima erano pieni, vedo disaffezione da parte della gente, vedo altri sport che stanno scalando velocemente posizioni nei confronti del pallone. La mia non è una difesa della corporazione, che ha le sue colpe, prima di tutte la pigrizia e l’appiattimento, la poca voglia di fare domande e di farsi domande. I vecchi cronisti sono scomparsi, bisogna produrre notizie a effetto reale, il copia e incolla regno sovrano, ovunque.

Probabilmente è anche colpa nostra che non ci siamo ribellati alle conferenza stampa fotocopia e agli allenamenti a porte chiuse. Ho paura che sia troppo tardi. E che il calcio sia in uno stato terminale di cortocircuito.

A questo punto meno male, lo dico davvero, che Mandorlini tiene fuori Pazzini. Almeno un po’ di sano bar sport lo riusciamo ancora a fare… Non ci resta che quello per tenere desto il sonnolente pubblico.

NON E’ SOLO SFORTUNA

Francamente non me la sento di iniziare un processo al Verona. Non dopo questo pareggio, almeno. Se, come era nella logica della partita, il Verona avesse vinto, avremmo sicuramente parlato di un buon Verona. Purtroppo per l’ennesima volta il Verona macchia una partita per degli imperdonabili errori, che non possono essere catalogati sempre alla voce sfiga. Mi fa piacere che non l’abbia fatto neanche Mandorlini che, molto indispettito per i due punti buttati, ha detto che qualcosa deve cambiare. E in fretta.

Non so come, ma il mister e  il suo staff devono agire. Se non solo sulle faccende tattiche, almeno nella testa dei giocatori che forse sono un po’ sotto pressione, forse non sono tranquilli, forse devono solamente lavorare di più e meglio. Eppure questa gara è stata interpretata bene, il Torino che faceva molto paura, è stato messo alle corde, l’imperdonabile sbaglio è stato quello di non approfittarne in quel primo tempo in cui, a mio giudizio, la presenza di Pazzini avrebbe fatto bene come il Vicks Vaporub ad uno che ha la bronchite.

Sono arrivati tanti palloni in area (Viviani ha un piede fatato e il Verona un’arma in più con lui) e Pazzini avrebbe messo ancora di più sotto pressione il Torino. Non credo che il Verona avrebbe perso il suo equilibrio anche perchè nè Siligardi nè Gomez hanno svolto un particolare lavoro difensivo. La questione Pazzini tiene banco c’è poco da fare. Non si tratta di un giocatore normale, anche Mandorlini se ne deve rendere conto. Non è che si voglia sollevare un polverone, e Mandorlini ha il compito e l’obbligo di fare le sue scelte.

Ma questa del Pazzo è una questione sostanziale. Perchè mai il Verona, la società, Setti, hanno preso questo giocatore se poi non è al centro del progetto? Il Verona non può permettersi questi lussi. Se hai un bonus da spendere lo devi spendere bene, magari acquistando un giocatore più consono al gioco del mister. Già l’anno scorso ci siamo trascinati l’equivoco Saviola (io sostenevo che poteva essere usato meglio, come risorsa del Verona e non visto come un problema), ma perseverare è veramente diabolico. Mi conforta che siamo alla terza giornata appena e che il campionato è lunghissimo. Pazzini quindi può diventare utile, ma per ora è solo un bel gioiello che il Verona tiene nel comodino per paura dei ladri.

Qualcuno ha invocato anche Romulo. Il quale in settimana ha detto di essere pronto a giocare, ma qui ci dobbiamo veramente fidare di Mandorlini, Romulo va recuperato con calma, senza fretta, mettendogli nelle gambe minutaggio e facendolo giocare solo quando avrà capito, lui per primo, di aver superato tutti i suoi problemi. La pubalgia, purtroppo è una brutta bestia e ancora prima che fisicamente blocca un giocatore dal punto di vista psicologico perchè ne mina le sue certezze e non lo fa mai sentire al 100 per 100 della forma.

Pensavo che l’assenza di Hallfredsson si sentisse molto di più. Invece Greco, per la seconda volta in poche settimane, mi ha stupito giocando una grande gara. Doveva essere il Verona di Pazzini, invece per ora è il Verona di Greco. Il professor Corubolo da Pressana, fondatore con gli studenti del Maffei del vecchio Hellas,  ne sarebbe lieto.

CARO SETTI…

C’è una cosa che è inconfutabile: Maurizio Setti è a Verona perchè Verona non è riuscita a esprimere un imprenditore in grado di gestire l’Hellas Verona. E’ un dato di fatto che bisogna sempre tenere presente quando si esprime un qualsiasi giudizio sull’imprenditore di Carpi. Setti può piacere o non piacere, ma questa è la verità. Per dirla alla Cannella: “Se Verona ha Cannella, vuol dire che si merita Cannella”. Ovviamente e per fortuna siamo lontani anni luce da quei momenti. Tanta acqua è passata sotto i ponti e il Verona è oggi una delle dieci società più importanti d’Italia.

Tutto bene, dunque? Dal punto di vista sportivo certamente sì. L’Hellas ha centrato tutti gli obiettivi (promozione e salvezze anticipate), riuscendo anche a prendersi delle belle soddisfazioni. Ma la sensazione, resa tangibile anche dalla perdita di oltre tremila abbonati in due anni, dice che paradossalmente il Verona è oggi più lontano dalla città. C’è come una pellicola strana, un cellophane che divide il Verona dai suoi tifosi. Forse è il tentativo di Setti di “internazionalizzare il brand”, forse è proprio la distanza che il presidente mette a sua insaputa, forse è la freddezza di fondo che anima la società. Setti appare sempre distaccato, il Verona si allena in un eremo spesso a porte chiuse, la scelta delle magliette cade sulla testa dei tifosi come una mannaia e dà l’impressione che il tifoso del Verona sia solo un povero pollo da spennare. Se a questo aggiungiamo l’aumento del costo degli abbonamenti della scorsa stagione e lo spostamento continuo delle gare del Verona in orari astrusi e incomprensibili (questo ovviamente non dipende dalla società, che però qualche volta potrebbe anche farsi sentire e non subire sempre le decisioni di Infront e delle tv…), il quadro è dipinto.

Dico questo per aiutare l’Hellas a crescere: c’è già chi, dopo aver criticato e preso in giro Setti, ora si siede a pranzo con lui e lo incensa a piè sospinto. Ma sono i soliti noti che ovviamente salgono sempre sul carro del vincitore a cose fatte. Ma questi, da Pastorello in poi, non hanno mai fatto il bene del Verona appoggiando in maniera scriteriata i peggiori lestofanti abbiano messo piede nell’Hellas. Non è una novità purtroppo. E non tutti hanno la memoria corta…

E non è neanche il voler fare le pulci. Dopo tanto correre, nel tentativo di colmare gap gestionali di decenni, credo sia arrivato il momento di fermarci a riflettere. Dopo aver fatto il salto di qualità gestionale, ora Gardini, stratega di Setti, deve dire che cosa vuole fare del Verona. Insomma le vecchie domande: chi siamo, dove andiamo, cosa faremo… Solitamente a queste domande si risponde guardando nel passato e modernizzando il messaggio. Verona è stata ed è una splendida società di provincia in cui le radici sono tutto. E’ la società dei veronesi, non dei cinesi o degli americani della Nike. Ed è lì che il Verona di Setti deve migliorare. Anche con umiltà. Che è sempre la dote dei grandi. Le risposte ci sono, basta trovarle. E basta conoscere la storia. A proposito presidente, l’ha studiata un pochino meglio? (ps: è una battuta per sdrammatizzare…)

 

I TRE NODI DA SISTEMARE

Dopo Genoa, arriverà il Torino. La più brutta bestia possa capitare al Verona per rimettersi dopo una sconfitta bruciante. Mandorlini dovrà affrontare tre nodi importanti anche per il futuro. Vediamoli.

1) PAZZINI TITOLARE. Siamo davanti ad un nuovo Saviola? Come ho già detto io non lo penso. Sarebbe una follia completa e il più grande errore di mercato che il Verona avesse mai commesso se Pazzini venisse usato come un soprammobile. Se l’acquisto di Pazzini fosse stato solo “emozionale” e fatto per dare la carica ai tifosi e all’ambiente la società avrebbe veramente commesso un errore gestionale madornale. Da quello che sappiamo, l’acquisto è stato fatto in concerto. Luca Toni ha fatto da procuratore, Mandorlini ha parlato con il ragazzo, Setti lo ha voluto. Con la Roma, Mandorlini ha fatto una scelta logica ed è stato premiato da una gara perfetta. Contro il Genoa ci ha riprovato, ma gli è andata male. Ora con il Torino è ad un bivio: Pazzini sarà titolare? Molti indizi portano al sì, ma se pensiamo che il Verona sarà senza Hallfredsson che a centrocampo è un muro e che il Toro è una squadra temibilissima nelle ripartenze non c’è da giurarci.

2) CHI SOSTITUISCE HALLFREDSSON. Questa assenza peserà. Non c’è dubbio. Nella rosa del Verona, ricca e abbondante, non c’è purtroppo traccia di un giocatore con le qualità di Emil. Il suo infortunio è la peggior tegola potesse capitare in questo momento in cui si è alla ricerca di equilibri e di risultati. L’assenza peserà, non c’è dubbio. E a Genova si è visto chiaramente.

3) BISOGNA FAR CRESCERE VIVIANI. Sembra un po’ come il comma 33 dei militari. Viviani ha bisogno di giocare per entrare in forma, ma farlo giocare è un rischio perchè non è in forma. Cosa fare? Considerata l’assenza di Hallfredsson, Mandorlini ha poche alternative. Viviani deve giocare e deve farsi trovare pronto in fretta. Questo è il suo momento, quello che lui voleva da tempo. Purtroppo il Verona non si può permettere di aspettarlo con calma.

CHE SERATA FLUO…

Mettiamola così: Il Verona ha indossato delle magliette così brutte che poi ha adeguato il tono della sua prestazione. Non avessimo visto il Verona che ha brillato contro la Roma, ci sarebbe da preoccuparsi. Nel secondo tempo non l’abbiamo mai presa e il Genoa ci ha preso a pallate, con una squadra appena rabberciata dove il vero fuoriclasse siede in panchina.

Il Verona ci ha provato. E nel primo tempo ci è anche in parte riuscito. Ritmo sufficientemente alto, pressing, buone discese sulle fasce. La luce si è spenta quando si è fatto male Emil. E non so quanto questa considerazione sia di sollievo. Con l’islandese ko è entrato in campo Viviani, lento e compassato evidentemente fuori condizione, Greco è stato spostato a sinistra e da lì in poi il gioco del Genoa è decollato. Toni ne ha prese pochine e come sempre si dovrà aspettare per vederlo in forma. Non è colpa di Viviani, mi pare scontato dirlo. Però oggettivamente la sua prestazione è stata sottotono e ha condizionato la squadra. Forse si poteva mettere Romulo, ma non so cosa sarebbe cambiato. Anche lui non è al meglio, quando lo sarà, dovrà giocare titolare.

Pazzini non c’era e il tema è scottante. Ovviamente si è perso ed ora ci si abbatte contro la scelta di Mandorlini che solamente sette giorni fa aveva pagato sotto ogni profilo. Pazzini come Saviola? In molti lo pensano, io credo che solo ipotizzare una cosa del genere sia da folli. Sarebbe stato folle Setti a prendere Pazzini dopo aver praticamente buttato via l’ingaggio di Saviola l’anno scorso, sarebbe stato folle Pazzini a venire, sarebbe stato folle Mandorlini a volerlo. Non credo sarà così. Pazzini giocherà dalla prossima partita e sarà giustamente un titolare fisso, altrimenti davvero dovremo parlare di un caso incredibile.

In molti hanno già iniziato il tiro alla difesa e al povero Rafael. Siamo alle solite: bisogna trovare un colpevole, sia esso Bordin, o Moras o Marquez o il nostro portiere. Ma questa difesa è la stessa che ha fermato Dzeko, Salah, Iago Falque, Pjanic e Ibarbo. Quindi cos’è cambiato? E’ cambiato che il Genoa ad un certo punto ha spinto, siamo indietreggiati, esattamente come in certe gare della scorsa stagione, e quando difendiamo in area facciamo fatica e l’errore capita sempre. E’ cambiato l’atteggiamento generale, le motivazioni, la gamba. Non vorrei ripetermi: o il Verona ha un’applicazione massimale oppure diventa una squadra lenta, brutta e prevedibile. Troppo facile farlo solo contro le grandi. Lì le motivazioni le trovi semplicemente. Ma la mentalità la devi sempre avere. Altrimenti rifaremo la fine della scorsa stagione con le eterne montagne russe che danno sempre l’idea di un’incompiuta.

Chiudo con un riferimento che con la gara c’entra relativamente. Penso che la maglia fluo sia la più brutta maglia mai indossata dall’Hellas Verona nei suoi 112 anni di vita. Una maglia senza senso, senza riferimenti ai nostri colori, senza eleganza. Credo che tutti gli uomini del marketing si debbano dare una calmata e debbano fare una seria riflessione. C’è un limite a tutto. E stavolta il limite è stato veramente superato.