E’ ufficiale: il mercato di gennaio mi fa schifo. E’ un mercato assurdo che non aiuta nessuno. E non lo dico perché è stato venduto Jorginho. Credo sia fatto per animare un po’ di trattative e costruire qualche trasmissione che ormai, come dice Grasso del Corriere, sono più belle del campionato di serie A. Sul mercato ci vivono siti specializzati e i tifosi si abbeverano di qualsiasi cazzata si scriva. C’è chi non dorme la notte seguendo le trattative e chi twitta anche quando va al cesso. Si scrive tutto e il contrario di tutto: Longo, che con tutto il rispetto, non ha dimostrato un piffero a Verona, viene valutato quattro milioni di euro della metà. E chi glieli dà al signor Thoir di Giacarta, Indonesia, con questa crisi e il mondo che va a rotoli? Boh. Eppure ieri s’è letto anche questo, il tutto senza un senso logico. Questa settimana l’abbiamo passata a parlare di Jorginho che è andato al Napoli, cinque milioni di euro della metà, il contratto, e la partita con il Milan sembra quasi non ci sia. Mi dicono che a Milano andranno in mille: è già finito l’effetto Verona sorpresa della serie A? Siamo tornati già nella normalità e nella routine? Gennaio, calcisticamente parlando è un mese di merda. E il mercato va abolito. Anzi, no: colpo di scena: Ragatzu va al Lanciano. E noi l’avevamo anticipato!
JORGINHO, TRA CUORE E RAGIONE
Devo essere sincero: parlando da tifoso questa cessione di Jorginho non mi piace. Mi dà fastidio vedere partire il più forte dei nostri a gennaio. Non è una bella sensazione. E’ quasi un piantare una bandiera bianca sui nostri sogni. Mi dà la stessa sensazione di quando Pastorello cedette Italiano al Genoa, lasciando Ficcadenti in braghe di tela.
Lo dico, naturalmente da tifoso più che da osservatore. E’ un piccolo groppo che ho qui da qualche giorno e adesso lo tiro fuori. Naturalmente in questo caso parlo solo con la passione e il cuore. Cioè le due componenti che, giustamente, continuano ad animare chi va allo stadio a tifare Hellas.
Dall’altra parte, però, c’è la ragione: e la ragione dice che questa cessione è indispensabile. Il calcio di oggi è una lotta per la sopravvivenza. E cedere un giocatore come Jorginho è l’UNICA via che ha il Verona se vuole sopravvivere in serie A. E’ desolante e anche un po’ umiliante, ma è così. Soprattutto se Setti, dimostrerà che Pastorello è lontano anni luce.
Cosa voglio dire? Semplice: che ora misureremo veramente che cosa vuole fare il presidente del Verona con questa squadra e con questa società. Dopo averla dotata di un management di prim’ordine, di una squadra all’altezza, dopo averle fatto recuperare credibilità e onore, Setti deve dimostrare di non essere qui a mercanteggiare come faceva il suo predecessore.
Mi spiego meglio: i soldi di Jorginho devono essere subito reinvestiti. Si vada a prendere Cirigliano, Romulo, Longo e anche un altro giovane. Si investa sul settore giovanile, sulla Primavera, si mettano le basi per un Verona che possa, man mano migliorare e stabilizzarsi.
Attenzione: non lo dico con scetticismo tutto ciò. Perché è esattamente ciò che i dirigenti del Verona hanno detto di voler fare. E visto che fino ad oggi hanno sempre “fatto” più che “detto”, non ho motivi, al momento, di dubitare.
Ecco, dunque che, con un attimo di riflessione, anche il mio cuore trova la ragione di questa cessione.
IL VERO MIRACOLO L’ABBIAMO FATTO NOI
Mi dispiace per il cardinale Sepe: ma nonostante il 3-0 del Napoli, il vero miracolo di questo campionato non l’ha fatto San Gennaro ma il Verona. Girare alla fine dell’andata a 32 punti è qualcosa di straordinario, imponderabile, non preventivato: miracoloso, appunto. Ora non vorrei che la larga, fin troppo eccessiva, sebbene meritata visti i valori in campo, sconfitta con Napoli, facesse passare in secondo piano questo concetto. L’Hellas é stata fino a questo momento la vera rivelazione del campionato, una matricola terribile che ha fatto dell’entusiasmo, del lavoro, della bravura di allenatore/dirigenti/giocatori la propria cifra e che ha volato molto al di sopra del proprio livello di competenza/valore. La gara con il Napoli ha detto che vi sono gare che ancora non sono alla portata di questa squadra perché il gap con le prime (soprattutto le prime tre) non é colmabile. Ma il campionato del Verona non si gioca e non si é giocato contro queste tre. É stato costruito con i successi su Livorno, Sassuolo, Cagliari, Parma eccetera eccetera. Ma anche con il pareggio sofferto di Catania. Se ci pensiamo bene il Verona ha sbagliato una sola gara, quella con il Chievo. Ci sta di perdere con un tiro al 92′, anche se dolorosamente, in un derby. Il bilancio é insomma fantastico. Ora però bisogna ritarare gli obiettivi e ritrovare stimoli. Cullarsi sugli allori é profondamente sbagliato, ancora di più alla vigilia di un girone di ritorno da brividi, e con un Milan alle porte con i nervi a fior di pelle e probabilmente un nuovo allenatore in panchina. Non che sia il caso del Verona quello di deconcentrarsi. Questa squadra ha troppi uomini veri, ad iniziare dal proprio tecnico, per correre il pericolo. A San Siro ci saranno motivi sufficienti per fare un’altra gara della vita. E stupire ancora. Persino Sepe. E San Gennaro.
OCCHIO ALLE TRAPPOLE
Dicevo già quest’estate che dal punto di vista del tifo questo campionato sarebbe stato pieno di trappole: trappole mediatiche, fatte di provocazioni, tese a rimestare nei luoghi comuni.Tifosi di Verona razzisti, beceri e violenti. La frase del prefetto romanista (prefetto?…) sono solo l’ultimo segnale di quanto questa ignoranza (chiamiamola così…) sia ormai insita in molti strati sociali. Del resto dopo anni di campagne menzognere tese a evidenziare il fenomeno ultrá veronese come uno dei problemi principali della città, é difficile che d’incanto tutto si risolva. Molto é cambiato, comunque e l’alzata di genio della prima giornata con la presa per i fondelli di Balotelli (rima voluta…) ha messo in risalto più di tante altre cose l’ipocrisia borbonica e retorica di chi giudica se un coro é più o meno catalogabile sotto la voce “discriminazione razziale o territoriale”. Ora c’é la gara con il Napoli, attesa come la sfida del Sud al Nord, la rivincita di chi si sente povero e depresso contro chi é ricco e fortunato. Ci sarebbe da parlare di questi stereotipi nell’anno 2014, in cui la crisi, come la morte é sembrata ‘a livella (volutamente in napoletano). Ma é chiarissimo che al Bentegodi domani ci saranno stuoli di orecchie protese ad ascoltare anche il minimo ronzio e interpretarlo come un coro razzista, becero e quindi sanzionabile. Non scopro l’acqua calda. Ma credo che ancora una volta sorprenderemo tutti con ironia e intelligenza. E magari la miglior risposta alle provocazioni e a San Gennaro arriverà direttamente dal campo. Dove il “sorprendente” Verona di Andrea Mandorlini é pronto ad un altro sgambetto fuori pronostico.
I BAFFI DELLA GIOCONDA
Cosa puoi fare per migliorare un capolavoro? Nulla: perché l’artista che l’ha creata ha giá previsto tutto. Non puoi migliorare la Gioconda. Al massimo la devi solamente preservare, curare bene, mettere sotto vetro, con la giusta luce e umiditá. Scusate il paragone: ma il Verona di oggi, il meraviglioso Verona di Mandorlini, Toni, Jorginho, Iturbe ma anche di Sala, Longo, Cacia, Cirigliano, Jankovic, il meraviglioso Hellas con le radici nel cuore di Giovanni Martinelli e le foglie nel cervello di Maurizio Setti, non può essere migliorato. Non adesso. Non oggi. Sarebbe come la provocazione di Duchamp alla Gioconda, un metterci baffi e pizzetto perché la signora “abbia caldo al culo” (sic se si legge alla francese L.H.O.O.Q. titolo dell’opera). Non ce n’é bisogno. La Gioconda é bella così, perché così l’ha pensata Andrea Mandorlini, così l’ha costruita Sean Sogliano, così la vuole Setti. Questi sono i momenti in cui vorresti fermare il tempo e goderti ogni attimo di questo campionato sensazionale, le zampate di un vecchio ragazzino come Luca Toni e la corsa Iturbica con relativo tocco millimetrico di Manuel l’argentino -paraguayano miracolato da dios dopo lo schianto in una curva a 150 chilometri da Asuncion, che vuol dire (in fondo) l’ascesa anche se in spagnolo. Mi piace vedere in conferenza stampa il pacificato Andrea che dalla C ci ha trascinato in A, fin al quinto posto. Vi raccontavo quest’estate durante il mio peregrinare per i ritiri dell’Hellas, quanto bravo sia in campo questo allenatore. C’era poco da limare, forse solo abbracciare in toto questo ragazzo romagnolo che ogni tanto si mette a fare rissa per difendere la sua creatura, ma che sotto sotto ha un cuore grande così. La bravura di Mandorlini unita alla sapienza di un team che va tutto dalla stessa parte, ha completato l’opera. E ora, ditemi la veritá. Chi ha il coraggio di mettere i baffi alla Gioconda, con il rischio di rovinare il capolavoro?
LE SFIDE DEL 2014
L’inutile mercato di gennaio sta portando tante voci e nessun fatto. Il Verona non ha bisogno di questo mercato di riparazione. C’è poco da riparare in una squadra quasi perfetta. Sogliano apporterà qualche limatina, giusto per accontentare chi gioca meno e forse si dedicherà al reparto che meno ha dato garanzie: la difesa. Resta da capire che fine farà Hallfredsson, la cui posizione resta incomprensibile (accettò la Lega Pro, rifiuta un biennale in serie A).
Il 2014 ci porterà un sacco di sfide sfiziose. Il Napoli, per cominciare. Tanti mi chiedono dove finirà questo Verona. Io dico, e lo dico per l’ennesima volta, che è necessario mettere ancora 11 punti in cascina. E poi vediamo cosa succede. La salvezza resta l’unico, imprescindibile, primo obiettivo del Verona. La società ha necessità di stabilizzarsi, economicamente, progettualmente e se vogliamo politicamente. Bruciare le tappe, può essere, perfino deleterio se non sei adeguatamente preparato. Ciò che sta facendo Mandorlini e la sua squadra ha dell’eccezionale. Accontentiamoci di questo e mettiamo da parte ogni altro sogno. Non lo dico per scaramanzia.
Piuttosto saranno cinque mesi durissimi per la costruzione del futuro. Setti è chiamato ad un’altra sfida. Forse ancora più dura di quella che ha affrontato sino ad oggi. Parallelamente al campionato, ci sono questioni da affrontare che diventeranno tappe decisive. Sogliano sarà la prima. Poi il contratto di Mandorlini (una volta arrivata la salvezza, complimenti al mister che a precisa domanda non ha voluto calcare la mano su questo aspetto, segno che davvero Verona è la sua priorità). Poi la cessione di Jorginho. Poi l’affare Iturbe (da sfruttare al meglio). Poi i riscatti di Romulo e Cirigliano. Poi il domani di Luca Toni (giocherà ancora? resterà comunque in società?). Ecco, questi cinque mesi saranno importanti per questo. Se il Verona sfrutterà questo eccezionale momento, allora il futuro potrà essere molto radioso. Il rischio, da non sottovalutare, è che il giocattolo si rompa e che questa memorabile stagione diventi solo una rondine. Che, come si sa, non fa primavera…
MERCATO, MA NON TROPPO
É tempo di mercato, e in altri anni vivevamo questo periodo come quello delle panacee di tutti i mali. Poche volte peró sono stati risolutivi. Aspettavamo il “bomber che fracca”, quello che durante l’estate non arrivava mai. Iniziava di questi tempi una telenovela lunghissima che si risolveva sempre all’ultimo giorno di mercato, spesso all’ultimo minuto, con delusioni cocenti. Lascio perdere, per non rinvangare angusti anni, il periodo di Pastorello, abilissimo nel non prendere nessuno e nel fare intendere che il miglior acquisto era quello che lui non aveva venduto. Mi ricordo un disperato Galli che cercava di prendere una punta da dare a Sarri, battere qualsiasi porta, e alla fine trovare solo il povero Altinier. Aladino Valoti, ds dell’Albinoleffe e mio buon amico, rifiutó di darci Nicola Ferrari. Parlai personalmente con Aladino, ad insaputa di Galli, cercando di convincerlo nel nome del Verona che lo aveva visto protagonista. Niente da fare. Povero Hellas…
Ripensare a quei tempi aiuta a capire che razza di storia stiamo vivendo oggi. Francamente questa é una sessione di mercato inutile per il Verona, tanto i meccanismi girano bene e le alternative non mancano. Cosa puó fare Sogliano per migliorare questa squadra? Si dirá: serve un difensore. A parte che ne abbiamo cinque, assortiti e vari, dico che in giro non c’é un piffero o assai poco che ci possa far fare il salto di qualitá. Il difensore centrale é un ruolo sempre piú arduo. Se guardiamo in casa delle grandi ci accorgeremo che se Sparta piange, Atene non ride. L’Inter ha una difesa imbarazzante, il Napoli prende gol a grappoli, il Milan non ne parliamo. Solo Juve e Roma, non a caso le prime due, hanno difese discrete. Per il resto… Come ha detto Mandorlini: se riusciamo a restare così senza cambiare troppo, é il massimo. Solo qualche limatura per consentire a qualche giovane di andare a giocare (Bianchetti e Longo in primis, ma anche Ragatzu, stimatissimo in giro…) e poi, magari, qualche idea di Sean… A proposito: mi pare che il ds stia pensando solo ed esclusivamente al Verona e a questo mercato. Per certi versi… La notizia migliore.
BUON NATALE GIALLOBLÚ

SMS PER GLI INFELICI
Setti, Mandorlini, Sogliano: l’sms del Verona arriva diretto nei cellullari di chi, roso dall’invidia, impotente e anche un po’ sfigato non si capacita dei 29 punti della squadra scaligera.
Brutti scherzi tira l’Hellas. Ma pensa te: quella squadra che doveva sparire, che é stata vittima di giochi di potere, che era quella sbagliata, é tornata in serie A. Non solo. E si permette anche di essere la rivelazione del campionato, di spazzare via una Lazietta che neppure lo tsunami in Giappone é stato così dirompente…
Gne gne gne… Sembra di sentirli frignare i viziati bambinetti che volevano far sparire l’Hellas Verona. E mai sul campo vi fu risposta migliore a codesti figli di papà che in combutta con qualche saccente finanziere teorizzavano una sola squadra per la nostra città. E oggi tentano di seminare zizzania piantando gramigna. Peccato per loro che hanno sbattuto addosso al trio sms. E prima ad un omino, esile come i giunchi che si piegano ma non si spezzano, che ci ha ridato la nostra dignità. E mi basta un momento così per essere ripagato di mille provocazioni piccole e grandi che per undici anni mi hanno tormentato e solo per la mia coerenza. Una squadra non si cambia, signori miei. Si ama e basta. Buon Natale gialloblù a tutti voi… Noi ci stiamo divertendo, questo é il nostro sms. Voi continuate pure a invidiarci e a piantare gramigna. Tanto alla fine chi semina vento, raccoglie tempesta.
NON E’ (ANCORA) TEMPO DI FESTEGGIARE. E FINIAMOLA CON I BRINDISI
Il 2013 è stato un anno meraviglioso per il Verona. L’Hellas è tornato in serie A ed è diventato la rivelazione del campionato. Nemmeno nei nostri sogni più rosei si poteva prevedere un cammino del genere. Siamo arrivati a 26 punti che sono tantissimi. All’obiettivo della salvezza ne mancano 14. Possono essere pochi ma anche un sacco. Nel girone di ritorno le cose si fanno molto più difficili. La lotta in testa e in coda si imbastardisce. Nessuno ti molla più niente. Imprese, come quella alla prima giornata con il Milan, diventano difficilissime. Ci sono le squadre che lottano per lo scudetto, altre per la Champions, altre per l’Europa League, le altre per la salvezza. Dando uno sguardo al calendario, tra l’altro, si vede che il Verona avrà in casa gli scontri con le grandi, fuori con quasi tutte le dirette concorrenti (Sassuolo, Livorno, Chievo, Sampdoria, Parma con l’eccezione del Bologna). Significa che, purtroppo, non è finita. Anzi: il difficile viene adesso. Abbiamo visto qualche settimana fa, come è facile finire in un piccolo tunnel e come è dura rivedere la luce. Dopo una partenza esagerata, il Verona ha avuto una fisiologica flessione. Non siamo al 100 per 100, questo mi pare evidente ed è in questo momento che i punti devi strapparli con le unghie e con i denti. E sono i punti che fanno la differenza. Dispiace che taluni osservatori, molto superficiali, non abbiano capito la valenza di alcuni punti conquistati dal Verona pur giocando non al massimo. La vittoria casalinga con il Sassuolo è un paradigma: ma anche la vittoria stra-voluta e stra-cercata con l’Atalanta e il punticino di Catania sono da impacchettare e mettere sotto l’albero di Natale. Ora per completare l’impresa manca solo un piccolo tassello. Arriva al Bentegodi la Lazio e l’occasione è troppo ghiotta. Spero davvero in una settimana di grande tensione in casa Hellas. Non mi piace l’atmosfera rilassante del Natale, non mi piacciono le cene, gli aperitivi, gli happening. Capisco le esigenze del marketing, ma prima di tutto serve la salvezza. Creare un dolce clima prenatalizio non giova. Stiamo concentrati, “sul pezzo” (Sogliano dixit), non molliamo fino a domenica. Poi canteremo tutti insieme “Tu scendi dalle stelle”… E a 29 sai come vien fuori bene la voce…