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IL PAGELLONE DI INTER-VERONA

SILVESTRI 7 Almeno quattro super parate, di cui una miracolosa sul tiro ravvicinato di Vecino, che lui è bravo a non far andare oltre la linea di porta. Incolpevole sui due gol dell’Inter, si conferma una grande sentenza per questo Verona.

RRAHMANI 6 Fisicamente non ha nulla da temere davanti a Lukaku e infatti vince tanti scontri diretti col belga. Gestisce bene anche Lautaro, che è abituato a partire da più lontano. Il suo rendimento continua a rimanere una certezza per Juric. Anche lui arriva stremato al 95′, ma questo non gli impedisce di unirsi ai compagni nel sussulto finale alla ricerca del pari.

GUNTER 5.5 Ha l’ingrato compito di prendere il posto di Kumbulla, che ha saputo diventare il leader della difesa. Regge fin che può l’urto degli attaccanti dell’Inter, ma cede soprattutto in occasione del gol del pareggio nerazzurro. Salta a vuoto, lasciando Vecino solo soletto davanti a Silvestri.

EMPEREUR 6 Anche lui ingaggia tanti duelli corpo a corpo con Lukaku, duri, molto fisici. Non si lascia mai sopraffare dal belga, che fisicamente è straripante. Non abbassa la guardia e quando sbroglia dietro è anche bravo a impostare, spesso con il lancio lungo, che è nelle sue corde.

FARAONI 6 Ha a che fare con Biraghi e, tutto sommato, il confronto finisce in pareggio. Anzi, è Davide a fare qualcosina in più. Più concentrato dietro che predisposto a fare male in avanti. Un paio di interventi risolutori in fase difensiva, uno eccellente su Lautaro nel primo tempo.

AMRABAT 6 Meno costante rispetto al solito. Alterna grandi fiammate, quegli strappi che lo stanno facendo conoscere anche fuori Verona, a momenti di apnea. E d’altra parte, sta tirando la carretta praticamente dall’inizio, senza mai fermarsi. Nonostante la fatica, ha la forza di farsi vedere a tutto campo fino al 95′.

PESSINA 6- Dispiace, perché fino al gol del pareggio mette insieme una partita strepitosa per sacrificio, voglia di combattere. Abdica alle sue doti di costruttore di gioco per restare appiccicato a Vecino e marcarlo a uomo in lungo e in largo. Lo perde solo in un’occasione, quando l’uruguaiano segna di testa in “terzo tempo”. Peccato davvero.

LAZOVIC 6 Un primo tempo di livello, in linea con le sue ultime prestazioni. E’ suo l’assist per Zaccagni che poi viene steso da Handanovic per il rigore in favore del Verona. Nei secondi 45 minuti soffre come tutta la squadra, ma fino alla fine tenta la giocata.

VERRE 6 Quanto pesa quel pallone che piazza sul dischetto, davanti al “pararigori” Handanovic. Nessuna strategia, spara una mina centrale e ha ragione lui. Oltre alla freddezza dagli undici metri, è il più presente, nel primo tempo, nelle ripartenze del Verona. Esce dal campo senza più ossigeno nei polmoni.

HENDERSON (dal 20′ s.t.) 5.5 Non riesce a far respirare la squadra nel momento di maggior difficoltà.

ZACCAGNI 5.5 Luci e ombre per Zac che, come Pessina, accetta una partita di grande sforzo difensivo, primo difensore tra gli attaccanti. Non pochi errori banali, però, di appoggio e di intuizione in fase offensiva. Ha qualità per fare meglio nell’ultimo passaggio. Lui deve sicuramente crescere, ma forse avrebbe anche bisogno di meno carichi nel ripiegare.

TUTINO (dal 5′ s.t.) 5.5 Qualche sgambata nel tentativo di alleggerire la pressione dell’Inter. Oltre a questo, però, c’è poco. Se nelle idee di Juric doveva dare qualcosa in più rispetto a Zaccagni, le aspettative sono andate deluse.

SALCEDO 6- Parte con grande coraggio e intraprendenza, buttandosi su ogni pallone gli capiti a tiro. Anche di testa non ha paura di confrontarsi con colossi come Skriniar e De Vrij. Un paio di conclusioni, una parata da Handanovic, l’altra deviata in angolo, non gli bastano per arrivare al 6 pieno.

STEPINSKI (dal 37′ s.t) 5.5 Ha sul sinistro un buon pallone per agganciare il pareggio, ma la spara sul primo anello di San Siro.

JURIC 6- Un primo tempo sontuoso, seppur l’Inter cerchi in qualche occasione di reagire. La squadra “sopporta” la pressione dei nerazzurri giocando a calcio, senza mai lasciarsi andare alla filosofia “palla lunga e pedalare”. Nel secondo tempo i suoi vanno in grande difficoltà e lui non riesce a cambiarla dalla panchina. Cosa che, finora, gli era quasi sempre riuscita.

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