MONTIPO’ 6.5 Bella parata su Mandragora nel primo tempo, con strizzatina d’occhio ai fotografi. Attento nella ripresa sul tiro da fuori di Fagioli che gli rimbalza davanti al viso e poteva diventare rognoso. Sfortunato sul gol del pareggio della Fiorentina. Per il resto è ordinaria amministrazione, aiutato anche dalla traversa. E noi gli interventi soprannaturali li accettiamo tutti.
NUNEZ 7 Mi piace sempre di più lo spagnolo, che è uno davvero poco appariscente, ma dannatamente efficace. Gioca tanto col corpo, con la giusta malizia, e soprattutto nei minuti finali è bravo a tenere a bada Kean. Deve spendersi un cartellino giallo, ma chi se ne frega. E’ autore, suo malgrado, di un auto gollonzo del quale non ha alcuna colpa.
NELSSON 7 C’è Kean, questa volta, e il primo tempo del danese è a dir poco scintillante. L’unica occasione che si crea l’attaccante viola è una piccola sbavatura di Nunez che non tiene la linea. Ma l’ammiraglio gioca sempre senza sudare la maglia, con tanta facilità. Poi, per carità, qualche corpo a corpo lo perde, ma anche nel momento di maggiore pressione della Fiorentina tiene alta l’asticella della qualità.
BELLA KOTCHAP 8 Io non ho più parole per il difensore tedesco. Contro la Fiorentina mi ha davvero lasciato senza fiato per classe, eleganza, potenza e strapotere tecnico. Il primo tempo bene, il secondo qualcosa da non credere. Non sbaglia un intervento che sia uno. Semplicemente spettacolare il modo in cui ferma Kean, in area di rigore, lanciato verso Montipò. Continuo a domandarmi come sia possibile che questo ragazzo non giochi in Champions League. Ma me lo godo come una bestia.
BELGHALI 6.5 Il motorino algerino va e va che è sempre un belvedere. Spinge molto nel primo tempo e sono tanti i cross che escono dai suoi piedi, con fortune alterne, più per mancato tempismo dei compagni che altro. Spende tantissimo anche nella ripresa e un pelo cala, ma la qualità davvero resta altissima, ragazzi. Fa una magia nell’area di rigore della Fiorentina, una veronica da far stropicciare gli occhi, fatta abortire dall’arbitro Colombo per un fallo insieme.
NIASSE 6 Sulla stessa scia lasciata contro l’Atalanta. Una buona partita, molto aggressiva e attenta. Sempre pronto a sporcare le linee di passaggio della Viola, talvolta eccede con la foga. Puntualmente si prende un cartellino giallo pesante, che lo condiziona leggermente. Per non saper né leggere né scrivere, Zanetti lo lascia nello spogliatoio dopo il primo tempo.
GAGLIARDINI 6.5 (dal 46°) Inizialmente un po’ di sofferenza, poi cresce anche lui. Va anche vicino al gol, ma è bravo De Gea.
AL MUSRATI 7 Si ripete dopo l’ottima uscita contro l’Atalanta. Il passo è sempre felpato, e chi se ne frega. Ma la visione di gioco comincia davvero a salire di livello. Tra i suoi piedi tantissimi palloni, gestiti sempre bene. La cosa più bella della sua partita è l’assist scientifico, disegnato sul campo, per il gol del vantaggio di Gift Orban. Un passaggio pazzesco, tra due difensori della Viola.
SERDAR 6 (dal 76°) Rientra dopo l’infortunio al ginocchio e ci va piano. Ma lotta con la squadra.
BERNEDE 8 Parte col botto prendendo una traversa sanguinosa su un bellissimo sinistro da dentro l’area di rigore. Gioca un discreto primo tempo, ma è nella ripresa che fa qualcosa di pazzesco. Corre come un dannato, quello che fa più chilometri del Verona. Recupera un quantità mai vista di pallone, difensivamente è qualcosa di incredibile. E proprio quando sembra non avere più fiato nei polmoni, quando i piedi sembrano due blocchetti di cemento, tira fuori dal cilindro l’assist per il gol vittoria di Orban. Monumentale.
FRESE 6.5 Sulla carta non ha vita facile con Dodò, che è uno che spinge tantissimo nella metà campo avversaria. Il danese però è bravo come sempre nella posizione del corpo. Occhi sempre puntati sul pallone e poche volte va col sedere per terra. Prende un cartellino e Colombo lo grazia quando ne meriterebbe un altro, e quindi il rosso, per aver fermato il pallone col braccio. Forse prende paura e inizia a essere un po’ meno sicuro. Ma il risultato non cambia.
VALENTINI 6 (dal 76°) Nel suo ex stadio non vuole sfigurare. E ci riesce.
GIOVANE 6 Fatica molto a innescarsi, ma le colpe non sono tanto sue, quanto delle cattive maniere dei difensori della Fiorentina, che ci vanno abbastanza pesante. Prende tante botte, una spallata borderline di Kean e alla fine, sfiga delle sfighe, si fa male da solo alla caviglia, mettendo male il piede. Fiato sospeso, nella speranza che sia una cosa da niente.
ORBAN 8 (dal 34°) Croce e delizia, buio e luce, banalmente, genio e sregolatezza. Perché entra in campo e la sblocca subito, con un gol istintivo che prende controtempo De Gea. L’oscurità arriva nella ripresa quando si divora il raddoppio prima di testa e poi calciando malissimo di destro, senza vedere tutto libero Bernede. Ma torna a brillare come il più classico dei diamanti grezzi quando, con gli occhi strabuzzati per il gesto tecnico sempre di Bernede, segna il gol vittoria. Lo prendiamo così, per quello che è, tutto e il contrario di tutto.
MOSQUERA 6.5 Si vede subito che fatica a stare in piedi. Quando corre zoppica evidentemente. La sensazione è che possa chiedere un cambio da un momento all’altro. E invece, passano i minuti e sembra dimenticarsi del dolore. Lotta, indomabile, su ogni pallone. Ci mette fisico, cuore e anima. Lascia sul campo tutto quello che ha e oltre. Irrinunciabile, al momento.
SARR 7 (dal 61°) Come è entrato in campo lo svedese. Aiuta tantissimo i compagni ad alzare il baricentro del gioco. Tiene su palloni, si prende falli, confezione assist al bacio (vero Gift?). Insomma, utile alla squadra, prezioso per la causa.
ALL. ZANETTI 8 Come si diceva una volta, squadra che vince non si cambia. Il Verona gioca con grande intelligenza, seguendo nuovamente la linea più giusta, quella della qualità. I fraseggi sono puliti, i suoi ragazzi sembrano essere più padroni del campo rispetto agli avversari. Il Verona trova meritatamente il vantaggio, meriterebbe il raddoppio e invece viene riagganciato. Ma, mai domo, va a prendersi una vittoria fondamentale per la salvezza, mandando sempre più all’inferno la Fiorentina. Dieci giorni fa sembra un uomo morto in marcia, vicino al patibolo. E invece, ancora una volta, come una fenice, è rinato dalla sue ceneri, sostenuto da una squadra che non lo ha mai abbandonato. E sappiamo tutti quanto possono lavarsene le mani, talvolta, i giocatori. Tanti chi paga, alla fine, è sempre uno. E lui da pagare non ha ancora nulla.

