IL PAGELLONE DI FINE STAGIONE… BUONE VACANZE GIALLOBLU’

MONTIPO’ 9 Lo scorso anno è stato insultato da più tifosi del Verona, intristiti, vai a capire perché, dalla partenza di Silvestri. Sempre sotto esame, sempre sotto pressione, costretto a dimostrare il doppio rispetto ai compagni. Beh, c’è da dire che Lorenzo ha risposto coi fatti, meritandosi il titolo di miglior giocatore gialloblù della stagione. Lo spareggio di Reggio Emilia è stata la logica conclusione di un’annata praticamente perfetta, macchiata solo dall’errore di Bergamo. Anche se, ne sono convinto, forse senza quello, non ci sarebbe stata la prova mostruoso contro lo Spezia.

PERILLI 7 In campo solo una partita, fatalità contro lo Spezia, nella gara di ritorno. Coi tifosi che hanno smoccolato di tutto contro Kallon, colpevole di essersi mangiato un gol colossale, alla fine è stato lui il migliore in campo, mantenendo inviolata la porta gialloblù, con parate da vero numero 1. Non facile tenere alta la concentrazione con un Montipò in stato di grazia.

DOIG 5 + Sono il primo a fare “mea culpa”, avendo parlato di lui in toni spropositati, manco fosse arrivato a Verona il nuovo Roberto Carlos. Vero è che in una desolazione iniziale totale, lo scozzese sembrava poter essere l’unico sorriso di questa Armata Brancaleone. Ma tolte un paio di partite buone, due gol (che schifo non fanno), è stato la più grande occasione persa di questa stagione. Le potenzialità sembrano esserci ma, al momento, solo in linea teorica. Sparito dal campo per parecchie partite, non è mai più riuscito a mettere insieme prestazioni decenti. Colpa sua? Colpa del modulo? Fate voi.

FARAONI 6 Le stagioni sono fatte di un insieme di variabili, episodi, infortuni, sfighe, errori (che poi si sono trasformati in miracoli grazie a San Montipò). Di sicuro alla voce “guai fisici” il capitano in pectore può abbondantemente appellarsi. L’infortunio subito a Monza lo ha tenuto fuori tantissimo e anche una volta rientrato ha faticato tremendamente a ritrovare il passo. E’ tornato nei veri panni di Faraoni proprio nel momento di maggior bisogno, ricomponendosi e ridando una certezza al Verona. Spero rimanga, secondo me lo spogliatoio ha ancora bisogno di lui.

HIEN 6.5 Le prime con la maglia del Verona non mi avevano impressionato, soprattutto il debutto assoluto, alquanto sconcertante. Ma col passare delle partite ha fatto vedere di essere un buon difensore, un bel cagnaccio, molto fisico, tecnica accettabile. Un po’ altalenante ma, tutto sommato, sono stati più le cose positive, che quelle negative, con picchi davvero sorprendenti, ma anche qualche tonfo fantozziano. Ora pare essere uno dei più cercati sul mercato. Lo vuole Juric, lo vuole Gasperini. Ci sta che vada, ma a che prezzo?

CECCHERINI 5.5 Una cosa ho sempre riconosciuto al difensore toscano: la grinta. Non gli è mai mancata, anche nelle partite peggiori. Di fronte a un errore ha sempre cercato di rialzare la testa, consapevole dei limiti, soprattutto tecnici. Ma, quest’anno, di topiche ne ha prese tante e in un contesto già problematico, e non gli anni dove tutto sembrava fatato e a colori di Juric e Tudor, lui ha fatto grande fatica. Aggiungiamoci i soliti, cronici, problemi fisici ed è dura a pensare di poter uscire da una stagione così difficile senza le ossa rotte.

MAGNANI 6 Lo dico in partenza, così mi evito i commenti del solito hater personalizzato: per me è forte e merita la riconferma. Ma, a una condizione, però. Ossia che curi in maniera maniacale il suo corpo, affinché trovi finalmente una condizione fisica decente. Perché se a livello di prestazioni ha avuto poco da farsi rimproverare, muscoli, legamenti, tendini e compagnia bella non gli hanno dato respiro. Spesso in difficoltà nel finire una partita intera, è andato in crescendo e anche a Reggio Emilia è stato tra i migliori.

DAWIDOWICZ 5.5 Rientrava da un brutto infortunio al ginocchio, che lo ha tenuto fuori a lungo lo scorso campionato. E ha pagato pegno proprio per una condizione fisica e atletica non degna delle sue precedenti stagioni. Perché se è vero che è sempre stato l’ultimo a mollare, è altrettanto vero che se le gambe non ti reggono, allora se ne va tutto in malora. Era un brutto anatroccolo ed era diventato un cigno, magari un po’ sgangherato. E’ tornato di nuovo anatroccolo, ma io gli voglio sempre bene, perché continua a dare tutto quello che ha in corpo.

CABAL 5 + Gran doti fisiche, sulle quali ci sono sicuramente margini sui quali lavorare. Ma questo campionato non è stato gentile con lui. Ha impiegato tanto per avere davvero la sua occasione e non sempre se l’è giocata bene. Non è facile ambientarsi in un calcio complicato come quello italiano, soprattutto se la tua squadra galleggia mestamente in zona retrocessione. Magari un’esperienza in prestito potrebbe fargli bene, non penso resterà, ma se così fosse, superato l’impatto, dovrà fare molto di più.

COPPOLA 6 Venti presenze per il numero 42, fisico imponente, piedi non esageratamente educati. Difficile pensare che possa essere “sgamato” già a vent’anni e in qualche occasione ha trovato attaccanti che gli hanno fatto ballare la Macarena, ma ha fatto intravvedere qualità che, se aspettate (non in eterno, sia chiaro) potrebbero essere importanti. Ci vuole pazienza coi giovani, a meno che non si chiamino Kumbulla che comunque, lontano da Verona, ha perso la strada.

DEPAOLI 6.5 Una buona stagione per l’esterno di “riserva”, che così di riserva non è stato. Anzi, ha abbondantemente fatto il suo, senza essere appariscente, senza grandi fronzoli. E’ uno che bada al sodo più che ai ghirigori. Non dotatissimo tecnicamente, è però un giocatore super diligente e tatticamente prezioso. E’ infatti bravo, quando la gamba lo permette, a spingersi in avanti, ma è stato preziosissimo anche in fase difensiva, sacrificando spesso e volentieri la fase di spinta. Ne ha sbagliate poche di partite. Ora torna alla Samp, ma lui vuole il Verona al 100%

VELOSO 5.5 Il capitano ha vissuto un’annata tribolata, spesso fermo per guai fisici che gli anni che passano portano in dote. Dopo tre stagioni da assoluto protagonista in campo, ha dovuto accontentarsi di farsi sentire nello spogliatoio, cercando di mantenere insieme un gruppo sull’orlo di, non una ma, infinite crisi di nervi. Se con Cioffi non è scattata la scintilla (eufemismo), meglio sono andate le cose con Bocchetti, se non altro perché è stato un compagno. Vuole continuare a giocare, non so se ci riuscirà con la maglia del Verona. Se così fosse, grazie di tutto, Capitano.

LAZOVIC 6 Stagione strana quella di Darko, lo scorso agosto già sull’aereo per andare a Marsiglia, dove ad attenderlo c’era Tudor. Si parla di uno spogliatoio mobilitato per non farlo partire (me bala un ocio) fatto sta che è costretto a fare marcia indietro per calarsi in uno scenario da horror: squadra smantellata, all’orizzonte lacrime e sangue. Ci si aspettava molto di più da lui, che comunque ha chiuso con quattro gol e assist sempre preziosi. Ma per le qualità tecniche era logico pretendere altro. Si è chiuso un ciclo?

HRUSTIC 5 Solo sei presenze per l’australiano, poi messo ko da un brutto infortunio. Non tantissime per un giudizio davvero completo, però non si è rivelato all’altezza e soprattutto non siamo riusciti a capire bene che giocatore sia. Chissà, magari gli andrà meglio in futuro. O magari no.

TERRACIANO 5.5 Se è stato difficile per i senatori, figuriamoci per i ragazzini come lui, chiamati spesso a dare prove di affidabilità e maturità in partite praticamente senza appello. Con Cioffi sembrava essersi preso una maglia non dico da titolare ma quasi, con Bocchetti prima, e l’arrivo di Zaffaroni poi, è diventato uno dei protagonisti di “Chi l’ha visto?”. Riapparso a singhiozzo non è riuscito a lasciare il segno. Ha chiuso comunque la stagione con ventuno presenze. A 20 anni non male.

ABILDGAARD 6 Arrivato durante la sessione invernale del calciomercato, è rimasto a lungo in soffitta, col rischio di prendersi una bella impolverata. Poi, all’improvviso, ce lo hanno fatto vedere e, guarda un po’, non è stato affatto male. Ha dato un bell’equilibrio al centrocampo e liberato Tameze da incarichi di sacrificio. Prezioso nel gioco aereo e in fase difensiva, si è rivelato una delle tante intuizioni azzeccate di Sogliano. Merita la conferma in gialloblù.

DUDA 6.5 Anche lui scelta di mercato di Sean Sogliano, è stato il più pronto nell’inserimento, il classico giocatore “fatto e finito”. Affidabile nel momento in cui il Verona è chiamato a uno sforzo sovrumano, per una rincorsa miracolosa. Cala leggermente, così come tutta la squadra, però. Ha fatto vedere di poter diventare uno dei leader di questo gruppo, che tanto ne ha bisogno. Ora deve pensare solo a recuperare dall’infortunio che gli ha fatto saltare la parte finale del campionato, fare la preparazione da zero e dimostrare ciò che sa.

TAMEZE 6 Sono veramente combattuto di fronte al campionato di Adrien. Spaesato. Perché dopo annate pazzesche, di partite quasi sempre giocate da fenomeno, per la prima volta abbiamo visto qualcosa di diverso. Al punto da farmi chiedere: è un fenomeno solo quando gli viene apparecchiata bene la tavola? Cioè, ci si aspetterebbe le stesse qualità anche quando si sgomita nel fango, ma lui in questo è un po’ mancato. Diciamo che non è stato il leader che pensavo. Poi, oh, ha giocato davvero tantissimo eh, ed è arrivato alla fine senza energia (ritrovata provvidenzialmente a Reggio Emilia). Poteva essere ma non è stato. Probabilmente lo sarà da qualche altra parte.

SULEMANA 6.5 Solo per il drammatico spareggio di Reggio Emilia meriterebbe una maglia da titolare per la prossima stagione. Il giovanotto ha talento da vendere che, se sfruttato come si vede, può fare le fortune del Verona. Sportive, si intende. Per quelle economiche mi auguro che ci sia tempo per ragionarci. Non sia subito una banale plus valenza che non serve a niente. Forza fisica e piedi buoni, non dimentichiamoci che, come Terraciano, ha solo 20 anni. Tanta roba, tantissima.

VERDI 6 Tecnicamente il più forte di questa squadra. Mentalmente (e fisicamente) uno dei più fragili, per sua stessa ammissione. A gennaio scaricato dalla società, destinato a tornare a Salerno, manda giù il boccone e subito deve sputarlo. Salta tutto, resta a Verona. E così cambia marcia, scala le gerarchie e vive un periodo di timida rinascita, arrivando a segnare, in totale cinque gol. Ma i muscoli sono fragili e spesso lo lasciano a piedi, proprio quando sembra essersi finalmente ritrovato. Finisce il campionato acciaccato, ma è fondamentale nei minuti finali di Reggio Emilia quando fa sparire il pallone dagli occhi degli spezzini.

HENRY 5 Una delle più grandi delusioni, anche perché aveva addosso un’eredità difficile da sopportare, quella del Cholito Simeone. Segna due gol (ufficiali) e lì si ferma. Fuori dal gioco, fuori dagli schemi, sembra l’ultimo pezzo sbagliato da incastrare in un puzzle già di per sé senza senso. Basta così? Macché. Perché a due giorni dalla sua più che probabile cessione invernale, si spacca il ginocchio, mandando in vacca i piani della società. La sua stagione finisce lì, mestamente.

LASAGNA 5 Anni che il Verona e i tifosi lo aspettano. Anni che non si fa trovare. E pensare che chi lo vede allenarsi non ha dubbi: il più forte di tutti. Cosa succeda poi quando ci sono le partite che contano rimane, ad oggi, un mistero. Non l’ho mai visto a suo agio, sempre curvo, intimorito, non consapevole di qualità comunque importanti. Un linguaggio del corpo che gli avversari capiscono subito. Un gol in tutto il campionato. Un gol. E tante occasioni sciupate sciaguratamente.

DJURIC 6 Anche lui segna solo un gol, proprio come Lasagna. Ma come si può essere severi con il quasi due metri bosniaco??? A dispetto di una stazza fuori scala per il calcio, si muove a suo agio nell’attacco gialloblù e, se non per sé, si fa un mazzo così per i compagni, che sanno di poter contare sul suo capoccione. Dalla sua rete a Torino inizia la riscossa gialloblù. E poi è sfigato perché si rompe il menisco e perde così il ritmo. E’ uno di quei casi in cui il fisico non lo aiuta agli occhi degli arbitri. Sì perché si prende una marea di scarpate e di falli a favore gliene fischiano uno su dieci. Meriterebbe più considerazione anche da questo punto di vista.

BRAAF 5 + Arrivato a gennaio, con l’obiettivo di dare un po’ di qualità all’attacco del Verona, riesce a conquistare appena sei presenze. Non un trionfo, anche se qualche numero lo fa pur vedere. Ma non sembra un cecchino infallibile e, soprattutto, fatica a inserirsi nei meccanismi di giochi richiesti dai due allenatori. E’ giovane, ha solo 21 anni, tutto sta capire se valga la pena insistere oppure no.

NGONGE 7.5 Alla fine, spareggio compreso, è lui il miglior marcatore di questa stagione così sofferta (insieme a Verdi). Segna cinque gol, di cui due la notte magica di Reggio Emilia. La sensazione è di avere di fronte un talento punto, con tanto estro. Ma accanto a questo ci sono anche alcuni corto circuiti che possono essere tipici di chi ha quel tocco di genialità. Inizia alla grande, ma poi un infortunio lo mette fuorigioco, proprio quando cominciavamo a farci la bocca buona. Impiega un po’ prima di riprendersi, ma lo fa nel momento più importante della stagione. Lo vuole la Fiorentina, pare. Ma la lista si allungherà.

KALLON 5 Un solo gol per il piccolo attaccante della Sierra Leone, contro l’Empoli. Rimane una grande incompiuta e il suo campionato sembra finire su quell’errore macroscopico di La Spezia: tutto solo davanti al portiere non riesce a fare meglio che tirargli addosso. Per carità, chi fa, sbaglia, ma a tutto c’è un limite. Dovrà essere bravo Sogliano a capire cosa fare di lui, se proteggerlo per aiutarlo a crescere o se mandarlo via, alla ricerca di altre fortune.

GAICH 6 Più che un calciatore, sembra un rugbista. Al pallone dà del “voi”, non certo un grande compagno di giochi. Non è veloce, ma ha stazza e una cosa non gli manca: il coraggio. Pur goffamente, dà sempre battaglia, ed è il primo che va a rompere le scatole ai difensori avversari, anche girando a vuoto, per carità, ma le intenzioni ci sono. Il 6 di fiducia se lo merita soprattutto per il gol miracoloso contro il Sassuolo, nel giorno in cui l’Hellas festeggia i suoi primi 120 anni di storia. Un capolavoro all’ultimo secondo da raccontare ai nipotini. Segna anche contro l’Empoli, quella, però, si rivelerà solo un’amara illusione.

BOCCHETTI 7.5 Sasà gode di un credito incredibile, da parte della società, che gli ha fatto un contratto fino al 2027, e da parte di tanti colleghi che hanno finora solo parlato bene di lui. “Sarà un grande allenatore”, dicono. Di sicuro, dopo un impatto drammatico, culminato con dieci sconfitte di fila, ha preso davvero in mano la squadra, aiutato, e tanto, da Zaffaroni. Ha avuto il merito di averci sempre creduto. E’rimasto dietro le quinte e questo gli ha tolto un pizzico di pressione. Le ha provate tutte, anche sbagliando, ma è riuscito a mantenere in vita la squadra, dopo una rincorsa folle, funestata da tante mazzate. Ha fatto un autentico miracolo.

ZAFFARONI 7.5 Ingiusto definirlo solo un tutor di Bocchetti, chiamato esclusivamente per questioni burocratiche. Sicuramente le idee principali le ha messe il giovane Sasà, ma lui è stato bravo ad ascoltare, a dire la sua. Non me lo immagino affatto come un semplice confessore, che accetta tutto quello che gli venga detto. No. Ha fatto di più e, soprattutto, ha tenuto calmo e sereno un ambiente che poteva diventare una polveriera. Ci ha sempre messo la faccia. Si è preso complimenti e bordate. E, centimetro dopo centimetro, come Al Pacino in Ogni Maledetta Domenica, ha ottenuto il miglior risultato della sua “umile” carriera. Complimenti mister.

BERARDI, ZEEFUIK s.v.

IL PAGELLONE DI SPEZIA-VERONA

MONTIPO’ 10 Bene già nel primo tempo su Zurkowski. Ma nel secondo tempo la sua partita diventa leggendaria, assume contorni mitologici. In sequenza: para un rigore a Nzola, vola su Shomurodov, respinge un colpo di testa ravvicinato di Esposito e poi, alla Garella, ipnotizza Verde. Non ce ne voglia Ngonge, ma l’uomo della partita è lui: un eroe.

MAGNANI 7 E’ sfortunato sulla doppia deviazione che porta al gol di Ampadu. Ma è l’unica sfiga di una partita giocata con enorme attenzione, con grande tranquillità, anche nei momenti più concitati del match. Controlla Shomurodov con mestiere, ma anche con le sue qualità tecniche, mai scontate per un difensore.

COPPOLA s.v. (dal 89°)

HIEN 7.5 Gioca praticamente tutta la partita con un cartellino giallo che potrebbe condizionare pesantemente la sua prestazione. Ma così non è e così entra in modalità Terminator. Da quel momento in poi, non passa più nulla e Nzola deve accontentarsi delle briciole. Fisicamente è un portento ed è talmente in fiducia che non teme lo scontro fisico, nonostante l’ammonizione. Gioca l’all in, e sbanca.

DAWIDOWICZ 6.5 Sfortunatissimo sul gol di Ampadu. Una sua deviazione e poi una di Magnani fanno impennare il pallone quel tanto che basta per battere Montipò che, forse, non ci sarebbe comunque arrivato. Con tutti i suoi limiti e le sue difficoltà, dà tutto quello che ha in corpo e non lascia spazio vitale a Zurkowski che in quanto a tecnica avrebbe tutto per surclassarlo.

CABAL 6 (dal 59°) Aiuta a raggiungere una salvezza miracolosa.

FARAONI 6 Fa una partita da 8, di nuovo su livelli astronomici: bravissimo dietro, altrettanto quando riesce a spingere in avanti. E infatti è suo il destro che provoca la deviazione decisiva di Ampadu. Un paio di chiusure in difesa sono da manuale del calcio. Ma l’ingenuità sull’espulsione è da 4 e rischia di riaprire una partita che fin lì sembrava davvero chiusa. Perché lascia la squadra in dieci con un’eternità da giocare. Ci pensa Montipò a farlo sentire meno in colpa.

TAMEZE 7 Anche lui torna a essere il gladiatore visto nelle precedenti tre stagioni. Anche fisicamente sta meglio rispetto alle ultime uscite e si vede lontano un chilometro. Macina campo senza fatica e in mezzo al campo, con Sulemana, forma una coppia che si completa perfettamente. Sfacciato il ragazzino, più ragionatore lui. Bravo anche a schermare la difesa e a fare il centrale aggiunto nei disperati minuti finale di assalto spezzino.

SULEMANA 7.5 Mamma mia che partita che ha fatto sto ragazzino. Ma siamo sicuri che sia solo un 2003? Personalità impressionante, una forza fisica e mentale da senatore. Lotta letteralmente su pallone, se ne sbatte di essere bello da vedere, non gli importa affatto, soprattutto quando la partita chiede che i palloni vengano sparati in tribuna. Lui fa tutto quello che serve, al momento giusto. Sia una colonna del prossimo Verona e non una plus valenza.

DEPAOLI 6.5 Ha sbagliato poche partite quest’anno. Magari non ha fatto prestazioni clamorose, ma difficilmente ha fatto mancare il suo apporto. E così è stato anche in questo disperato e angosciante spareggio. Nulla di clamoroso, la presidia la fascia sinistra mettendo tutto quello che ha. Fisicamente si supera, con le buone e con le cattive.

LAZOVIC 6.5 Una prima parte di partita su livelli altissimi. Fisicamente e mentalmente è leggero e sembra non accusare il peso della partita. E’ nel vivo dell’attacco gialloblù ed è bravo a creare la tanto preziosa superiorità numerica. Col Verona che si porta sul 3-1 ha la capacità di rallentare il gioco quando serve. Spende tanto, non è al meglio e va in riserva a metà della ripresa.

VERDI 6 (dal 59°) Nei minuti finali, quando riesce, tiene palla lontano dalla porta di Montipò.

NGONGE 9 E’ l’eroe della partita (insieme a Montipò). Col Verona che sembra accusare il pareggio dello Spezia, ci pensa lui, col destro, che non sarebbe nemmeno il suo piede a riportare davanti i gialloblù. Ma non finisce qui. In trance agonistica, lotta su un pallone vagante a centrocampo, se lo porta fino all’area dello Spezia e fa partire una rasoiata, leggermente deviata, per il 3-1. E’ una furia, un talento che quando si accendo è impossibile da domare. Generoso anche in difesa, si becca un giallo e così Zaffaroni, giustamente, lo richiama in panchina.

TERRACIANO s.v. (dal 76°)

DJURIC 6.5 Evidentemente in condizione fisica non perfetta, è però prezioso per il gioco che inizialmente vuole fare il Verona. E’ bravo a spizzare di testa, ma anche coi piedi ha il suo perché. E la prova è l’assist gol per la prima rete di Ngonge. Prende una valanga di scarpate e Orsato gliene fischia pochine. Di occasioni sotto porta poche, ma c’è e si fa notare quando serve.

GAICH s.v. (dal 76°)

ALL. ZAFFARONI 8 Ritrova un Verona che gioca come una squadra vera, consapevole dei proprio limiti ma disposta a morire sul campo per raggiungere qualcosa di clamoroso, insperato, miracoloso. Subito avanti, i suoi non si spaventano e già nel primo tempo ribaltano lo Spezia. Anche belli, non solo sporchi, brutti e cattivi, come la partita imporrebbe. La squadra soffre, ma lo fa insieme, senza mai scomporsi, senza sbracare. Aggiungici un miracoloso Montipò e i punti trovano tutte le giuste connessioni. Serviva l’impresa. Impresa è stata.

IL PAGELLONE DI MILAN-VERONA

MONTIPO’ 5.5 Fino all’1-1 attento. Ma sul 2-1 di Leao non mi sembra prontissimo. Vero che il tiro è angolato, però lo vede arrivare e non è particolarmente reattivo. Ci mette la manona per evitare il 3-1, ma la resistenza è leggerina.

MAGNANI 5.5 Deve aiutare Faraoni nella pratica Leao e di forza le cose gli riescono discretamente. Mantiene la posizione, rimane concentrato e attento, si spinge anche in avanti, quando la partita glielo permette. Nell’ultimo quarto d’ora perde un po’ le misure e finisce con qualche sofferenza di troppo.

HIEN 5.5 Come era logico aspettarsi, con Giroud è un duello fisico e, tutto sommato, è la sua fortuna che il francese non ci metta tutte le qualità tecniche che ha. Ciò detto, sembra sempre un po’ troppo in affanno e con grande sofferenza limita i danni. Un paio di interventi sono però risolutivi. Non su Leao in occasione del 2-1. Li sarebbe dovuto uscire prima per proteggere lo specchio della porta di Montipò.

CABAL 5 Messias dalle sue parti ha un tasso tecnico di un altro pianeta rispetto al difensore gialloblù, che tampona come riesce, spesso arranca. Ha qualità fisiche, avrebbe corsa, ma non riesce mai a innescarsi. E’ molto falloso e quando prende palla, nei contrarsi, spesso e volentieri si porta a casa anche le caviglie degli avversari. Ha tanto da crescere e da lavorare per diventare un calciatore che voglia definirsi tale.

DAWIDOWICZ s.v. (dall’85°)

FARAONI 6.5 Ha davvero un fenomeno davanti, Leao. Che, a onor del vero, gioca col motore a due cilindri, sonnacchioso, ma sempre pronto a colpire. Lui è bravo a gestirlo, con le buone ma anche con le cattive. Fisicamente sempre in ripresa e quando il Verona è a un passo dall’abisso, lui ci crede e quando vede quel pallone arrivare a un passo dalla porta del Milan, si butta e segna la rete della speranza. L’unico della vecchia guardia a non marcare visita.

SULEMANA 5.5 Primo tempo di enorme difficoltà, forse per l’emozione e le pressioni che una partita così regala. Gli tremano le gambe e gira a vuoto in un centrocampo totalmente in balia del Milan. Nella ripresa meglio, più grinta e meno paura. Bravo in fase difensiva, duro quanto basta, ma Valeri gli si accanisce contro fischiandogli qualsiasi cosa. Per me merita di trovare più continuità e di provare a diventare importante per questa squadra.

ABILDGAARD 5 (dall’85°) Scherzato da Leao per il più facile dei gol.

VELOSO 5 Passo lento, compassato, idee annebbiate, non riesce a costruire gioco, lui che dai suoi piedi qualcosa ha sempre inventato. Si fa vedere per qualche recupero difensivo, ma a conti fatti non lascia mai il segno in quella che probabilmente è stata la sua ultima partita con la maglia del Verona. Peccato salutarsi così.

LAZOVIC 6 + (dal 59°) Quando entra in campo, ti aspetti che possa dare quel qualcosa in più, in un contesto deludente per la posta in palio. Invece ciondola a due all’ora, passeggiando incomprensibilmente. Poi, però, si inventa la giocata e mette Faraoni davanti alla porta per l’1-1. Vero che fisicamente non è al meglio. Ma ora c’è disperato bisogno della sua qualità.

DEPAOLI 6 Magari non è uno appariscente, magari non è Garrincha, magari non ha la qualità di Beckham, ma ci mette grinta e cuore, dimostrando di essere dentro la partita fin dai primi minuti. Corre come un matto, spesso non supportato dai compagni. Aiuta anche dietro, quando il Verona si fa schiacciare da un Milan che, badate bene, non fa nulla per rendersi veramente pericoloso. E’ tra quelli che si salvano con merito. E rivendica un rigore che Valeri vede misteriosamente.

TAMEZE 5 Primo tempo veramente preoccupante. Non corre, sembra non aver nessun tipo di energia da mettere in campo. Vaga senza logica, recupera pochissimi palloni, solitamente specialità della casa. Un po’ meglio nella ripresa, ma parliamo di poca roba. Quello che lascia perplessi è la condizione fisica, soprattutto in ottica spareggio.

NGONGE 6 + Di gran lunga il migliore del Verona, ma non è che sia un’impresa titanica. Tiene su da solo l’attacco, scattando, rompendo le scatole ai difensori rossoneri, lanciandosi su ogni pallone possibile. E’ però protagonista dell’episodio che rompe l’equilibrio. Una scarpata inutile in area di rigore a Diaz: per il var è rigore. Ma nella ripresa continua a martellare, con fortune alterne e lanciato a rete da solo viene steso da Maignan. Forse ne avrebbe ancora nei minuti finali, ma Zaffaroni lo richiama in panca.

GAICH s.v. (dal 78°)

DJURIC 4.5 Non è la sua partita, perché se pensi di difenderti, per poi ripartire (e comunque il Verona ci riesce raramente) non puoi giocare con uno con le sue caratteristiche. Non gli arriva mezzo pallone e nell’unica azione in cui ci saremmo aspettati di vederlo, sparisce. Generoso, ma fisicamente è in condizioni non all’altezza per una sfida di questo tipo.

VERDI 5.5 (dal 59°) Non porta quello che serve per risollevare la squadra.

ALL. ZAFFARONI 5.5 Palla lunga e pedalare. Questa è l’indicazione alla squadra. Fino al 44° il giochino regge, rotto dalla leggerezza di Ngonge che stende Diaz. Ma l’atteggiamento è veramente rinunciatario. Nella ripresa la squadra si sveglia e con l’acqua alla gola mostra l’orgoglio che chiedono da sempre i tifosi gialloblù. Sull’1-1 i suoi si sciolgono e spalancano la strada al Milan che non fa sfaceli per vincerla. Eppure la vince. Servirà ben altro carattere nello spareggio. Chissà se in una settimana riuscirà a trasmettere questa cosa a Veloso e compagni. Insieme a Bocchetti deve inventarsi qualcosa di diverso, perché così non basta.

IL PAGELLONE DI VERONA-EMPOLI

MONTIPO’ 7 Bravo su Cacace nel primo tempo, miracoloso nella ripresa su Stojanovic che da fuori fa tremare il Bentegodi. Non può niente sempre sullo sloveno che, sfruttando una deviazione decisiva pareggia la partita per la disperazione di tutto lo stadio. Ha poco da rimproverarsi e si riprende il trono di migliore della stagione, dopo il disastro di Bergamo.

MAGNANI 6 Con l’Empoli che giochicchia, ha poco di che preoccuparsi. Senza infamia e senza lode, controlla con calma i palloni che gli capitano nei paraggi. Ma la sua partita è tutta racchiusa in quel tiro di Stojanovic, che sarebbe uscito di un metro abbondante, e che lui, con enorme sfortuna devia quel tanto che basta per metterla nella porta di Montipò. Si chiama sfiga, c’è poco altro da dire. Una sfiga che rischia di mandare all’aria tutto.

HIEN 6 Non è facile con Piccoli che, dopo i disastri fatti vedere a Verona, evidentemente ha qualcosa da dimostrare. Il duello è molto fisico, un corpo a corpo estremo che il difensore gialloblù non sempre vince. A volte macchinoso, ci mette la malizia quando le cose rischiano di mettersi male e Chiffi sorvola. Anche Satriano è un brutto cliente, ma tiene botta fino alla fine

CABAL 4.5 Si prende subito un cartellino giallo. Qualche minuto dopo gli va grassa perché Chiffi non si accorge che allarga pericolosamente il gomito sulla faccia di Ebuhei, peraltro in area. Sarebbe stato secondo giallo e rigore. Non ci capisce nulla, dal primo fino al cinquantesimo, quando finisce il primo tempo. Sempre in ritardo, sempre la scelta sbaglia anche col pallone a terra. Non è pronto, ha bisogno di lavorare tantissimo.

CECCHERINI 6 (dal 1° s.t.) Ci mette energia, va poco per il sottile, spazza quando serve, stende gli avversari quando iniziano a farsi pericolosi.

TERRACIANO 5 Il Verona di suo gioca pochissimo sulle fasce e lui ci impiega poco per sparire dal campo. Poca energia, pochi palloni giocati, quasi tutti male. E’ giovane e sente evidentemente troppo il peso della partita. Giusto toglierlo dal campo.

FARAONI 5.5 (dal 14° s.t.) Ha un paio di palloni nella metà campo avversario da gestire e le scelte non sono azzeccatissime.

SULEMANA 5.5 Ha energia, voglia e forza per poter correre, anche più dei compagni. Con Veloso più in fase difensiva che altro, tocca a lui costruire il gioco del Verona, ma è davvero dura in una partita bruttissima e dal peso specifico allucinante. Paga l’inesperienza, ma cerca di recuperare con la sfrontatezza dei suoi anni. Tanto impegno, insomma, risultati non sempre all’altezza.

VELOSO 6 Il vecchio capitano, probabilmente all’ultima partita davanti al pubblico del Bentegodi, segue Fazzini in ogni centimetro del campo. Si preoccupa più della fase difensiva, lasciando la costruzione del gioco, non brillante a Sulemana. Un paio di diagonali difensive risolutive, senza le quali il Verona sarebbe andato terribilmente in difficoltà. Non lucidissimo sui calci piazzati, ma con la benzina che ha in corpo, fa quello che può.

GAICH 7 (dal 14°s.t.) Fa il gol che fa sognare tutti i tifosi gialloblù, che esplodono in un urlo liberatorio. Ha l’occasione per raddoppiare, ma la sciupa goffamente. Il suo, comunque, lo ha fatto, eccome.

DEPAOLI 5.5 Come per Terraciano, è una partita tatticamente durissima per lui che ha poche occasioni per fare male. Ne ha più del suo giovane compagno ma le gambe girano a due cilindri. Aiuta in fase difensiva, seppur l’Empoli, fino allo 0-0, non è che vada a duemila all’ora. E’ mancato un po’ in fase di spinta e nella creazione di quei cross che avrebbero fatto tanto comodo a Djuric.

NGONGE 7 E’ il più pericoloso del Verona, tira quando può e anche di testa costringe Vicario a un miracolo da distanza ravvicinata. Non è sempre incline alla giocata più semplice, cerca i ghirigori a volte inutili, ma tiene su l’attacco gialloblù. Dal suo sinistro teso e angolato nasce la parata non facile di Vicario che respinge sui piedi di Gaich, bravo a metterla dentro. Prezioso anche in fase difensiva, fino a qualche tempo fa a lui sconosciuta.

COPPOLA s.v. (dal 38° s.t.)

TAMEZE 5.5 Primo tempo di enorme difficoltà, soprattutto fisica, ma anche tattica. Non riesce, infatti, a trovare la giusta posizione in campo e la colpa non è tutta sua, ma anche dei tecnici che decidono di togliergli le solite certezze. Il linguaggio del corpo non è rassicurante, sembra non averne davvero più. Nella ripresa, invece, tira fuori le ultime energie e riesce ad alleggerire. Ma è davvero alla fine (fisica e mentale) di una stagione particolarmente tribolata.

ABILDGAARD 5 (dal 30° s.t.) Tampona discretamente fino a quando Stojanovic lo punta con decisione e fa partire il destro che fa sprofondare il Verona nell’incubo più terrificante. Lascia troppo spazio allo sloveno, che non perdona.

DJURIC 5.5 Eh, in un partita in cui di occasioni se ne vedono poche, così come i palloni dalle fasce, ha il suo bel da fare per trovare un posto al sole. Prova il fraseggio con Ngonge, ma i risultati sono rivedibili. E quindi cerca di mettere il suo solito testone al servizio della squadra, ma sono gli inserimenti a mancare. Di occasioni per segnare non ne ha, e questo è un fatto. E’ anche un fatto che lasci tutto sul campo, arrivando alla fine stremato.

ALL. ZAFFARONI 5.5 Un Verona che sente tremendamente la partita nella testa e, conseguentemente, nelle gambe. Poche idee, soprattutto confuse, ma nell’economia della gara poteva essere prevedibile. Sceglie i giovani e la loro teorica energia, ma la scommessa non paga. Discutibile la gestione dei cambi e la scelta di imbottire nei minuti finali la squadra di difensori. Così attira nella tana l’Empoli che sfodera un vero e proprio assalto, che sorprende i gialloblù. La salvezza era cosa fatta. Ora diventa un nuovo miracolo da costruire, a Milano, su un campo dove il Verona non ha mai vinto nella sua storia.

IL PAGELLONE DI VERONA-TORINO

MONTIPO’ 7 Impossibile prendere la fucilata di Vlasic, che non trova alcun resistenza, evita che il passivo prenda contorni imbarazzanti. Un paio di miracoli clamorosi che tengono in qualche modo a galla il Verona, fino all’inesorabile fischio finale.

MAGNANI s.v. Esce per il solito, ricorrente, acciacco fisico.

COPPOLA 5 (dal 23°) Lentissimo sul gol di Vlasic, non accenna a un minimo di opposizione, lasciando che l’esterno granata prenda la mira. Costantemente in affanno e con il fiato corto, non riesce mai ad andare in anticipo ma è sempre costretto a inseguire, sprecando energie inutili. Poca presenza, poca qualità, tantissima incertezza.

HIEN 5 In diverse situazioni Sanabria lo scherza letteralmente, seppur senza mai forzare veramente. Sembra un debuttante, alla prima partita da professionista e la cosa è onestamente inspiegabile. Gioca con una frenesia che non ci sta e che crea solo confusione in tutto il reparto arretrato. Le cose non cambiano quando entra Pellegri, che gli va via con grande scioltezza.

DAWIDOWICZ 5.5 Lento e poco preciso, fa grande fatica a tenere Vlasic, che ha decisamente un altro passo rispetto a quello del buon Pawel, e infatti segna. Stringe i denti, ma i risultati sono quello che sono. Problemi anche quando è chiamato a impostare il gioco da dietro, ma quello non dovrebbe essere un suo incarico.

CABAL 6 (dal 1° s.t.) Atteggiamento giusto, entra bene, concentrato e va anche vicino al gol.

FARAONI 5 Tanti palloni giocati, tante scelte sbagliate. Soffre la corsa di Vojvoda, che lo doppia senza grande fatica. Ci mette l’esperienza e il fisico, ma le ciambelle non sempre escono col buco. Gli manca la spinta offensiva, troppo lo strapotere tecnico tattico di chi gli sta davanti.

DEPAOLI s.v. (dal 32° s.t.)

TAMEZE 5.5 Primo tempo non male, nelle grandi difficoltà di tutti gli altri compagni, che soffrono tremendamente la superiorità del Toro. E’ nel vivo del gioco e prova con Abildgaard a reggere l’urto del centrocampo granata. Nella ripresa però rallenta invece di accelerare, soprattutto quando il Verona dovrebbe lasciare tutto in campo e andare all’arrembaggio. Lui la carica non la suona e, anzi, si spegne lentamente proprio nei minuti finali.

ABILDGAARD 5.5 Leggermente meglio di Tameze, nonostante la qualità sia inferiore. Però ha un po’ più di presenza e forza fisica. Sta benino in campo e si getta letteralmente su ogni pallone. Prova a fare da filtro, anche se pure lui si lascia scappare in più situazioni gli avversari proprio centralmente. Tampona fin quando riesce, ma anche lui finisce con la lingua a penzoloni.

LAZOVIC 5.5 Soliti primi venti minuti buoni, con scelte giuste al momento giusto e la capacità di puntare e saltare l’avversario. Poi, lentamente si spegne, come già fatto tante, troppe altre volte in questo campionato. Ha nei piedi l’unico vero pallone da cacciare in porta, con Milinkovic Savic battuto e non riesce a fare di meglio che prendere il palo. Ancora un paio di occasioni, ma senza meritarsi la classica pagnotta.

NGONGE 5 L’eroe di Lecce contro il Torino non si fa vedere, se non a sprazzi, con qualche fiammata che rimane, però poca cosa. Non trova lo spunto, non trova collocazione, non trova mai i palloni che Djuric, puntualmente spizza per gli attaccanti esterni. Fisicamente regge fino al 25° del secondo tempo. Rimane in campo solo perché i cambi sono finiti.

VERDI 5 Il modulo speculare a quello del Toro, di fatto, lo toglie dal campo. Troppo distante da Djuric, non trova mai la mattonella giusta, nonostante venga verso il centro del campo a cercare palloni giocabili. Dalla mezz’ora del primo tempo gioco infortunato, con un problema all’inguine. Resiste per arrivare almeno all’intervallo. Non rientrerà più in campo.

DUDA s.v. (dal 1° s.t.) Si rompe subito.

BRAAF 4 (dal 15° s.t.) Sbaglia ogni pallone gli capiti tra i piedi.

DJURIC 6 L’unico che si salva, là davanti. Lotta come una bestia e riesce a prendere tantissimi palloni di testa, mettendo potenzialmente gli esterni nella condizione migliore per rendersi pericolosi. Prende una caterva di scarpate che, puntualmente, Di Bello non fischia mai. Ciò nonostante non smette di fare la sua partita col solito impegno, facendo bene quelle cose che sa fare. Magari non tantissime, ma le fa eccome.

ALL. ZAFFARONI 5 Insieme a Bocchetti decide di entrare dentro la gabbia dei leoni, senza un minimo di protezione. Gioca a specchio contro Juric e non poteva esserci decisione migliore. Questa scelta toglie dal campo Verdi che, se non gioca vicino alla punta, sparisce. Il Toro vince senza mai forzare la mano, perché se avesse voluto farlo, di gol ne avremmo contati magari altri tre. Inspiegabile l’atteggiamento dei suoi, soprattutto nella seconda parte del secondo tempo, quando il cuore dovrebbe contare più dei limiti tecnici. Inoltre, questi mille e mille infortuni non possono essere sempre sfortuna. Qualcosa che non torna, c’è.

IL PAGELLONE DI LECCE-VERONA

MONTIPO’ 7 Spettatore non pagante fino ai minuti finali, quando si supera su Banda. Una parata di classe su un tiro a giro che è bravo a mettere in angolo. E’ l’ennesima prova di un campionato in cui si è consacrato, diventando portiere con la “P” maiuscola. Attento, sicuro, con le mani e coi piedi. E’ il leader indiscusso della difesa.

MAGNANI 7 Bello il duello con Di Francesco. Si fa sentire fisicamente, anche con qualche scarpata che fa capire all’attaccante del Lecce che aria tira. Sbaglia poco o niente, giocando non solo con i muscoli, ma anche col cervello. Non si accontenta di fare il suo e ancora una volta sfiora il gol, con una bomba da lontano che esce davvero di un amen.

HIEN 7 Si lascia scappare un paio di sfondoni che mettono i brividi, ma recupera alla grande mettendo insieme una partita coi fiocchi. Non deve fare grande fatica per tenere a bada Ceesay e quando c’è da fare a sportella figuriamoci se si tira indietro. Nei drammatici minuti finale stringe i denti, bada al sodo e agli inutili ghirigori.

DAWIDOWICZ 7 Dalle sue parti passa Strefezza, che può far male. Ma lui è bravissimo a spegnere i bollenti spiriti del ragazzino leccese. Attento, senza fronzoli e bravo anche ad aiutare dove non arrivano gli altri. Dietro non si passa. E visto che le cose vanno come devono andare, ci fa un pensierino e cerca gloria anche nella metà campo avversaria, alleggerendo gli sforzi dei suoi.

FARAONI 5.5 Strano vedere il capitano così nervoso. Si prende un giallo per proteste dopo un fallo subito che Massa ignora assurdamente. Di lì in poi è tutto un bisticcio, con gli avversari, col pallone e con se stesso. Si rende conto di essere lontano dai giorni migliori e il ko contro l’Inter è ancora addosso. Qualcosina meglio in fase difensiva che altro.

DEPAOLI 5.5 (dal 70°) Un po’ sbadato, sbaglia tanti palloni nei momenti più pericolosi della partita.

TAMEZE 7 Corricchia per lunghi tratti, stanco, appesantito, logorato da un campionato costantemente alla rincorsa di un miracolo. E poi, di colpo, accende il turbo e sboccia ancora, un’altra volta, solito eterno highlander. E’ da libro cuore quando il Lecce si sveglia da un coma semi profondo e prova di tutto per rimettere le cose a posto. Lo vedi in ogni centimetro di campo, e non ti spieghi come sia possibile. Pensavamo che lo richiamassero in panca. Tutti tranne lui.

ABILDGAARD 6.5 Solito pezzo di granito in mezzo al campo. Un’impresa spostarlo per il centrocampo leccese che contro di lui va costantemente a sbattere. Bravo anche a usare i piedi e ad alleggerire nei momenti di maggior pressione dei padroni di casa. Va anche vicinissimo al gol del vantaggio con un bel colpo di testa al quale Falcone risponde con un mezzo miracolo.

LAZOVIC 6 Scintillante nei primi 25 minuti di partita, più riflessivo fino quando rimane in campo. Il primo quarto è tutto suo, con un’azione più bella dell’altra e due assist per il capoccione di Djuric che non li sfrutta a dovere. Poi si spegne un pochino, ma con le gambe che girano meno, pensa più che altro a mantenere la posizione e a non farsi sbertucciare da Strefezza, che è un bel peperino.

TERRACIANO s.v. (dall’88°)

DUDA 6 Parte col passo giusto, con sapienza tattica e tecnica. E’ il migliore del centrocampo per lunghi tratti, ma il livello generale rimane bassino. E’ tutto sommato agevolato dai ritmi soporiferi della partita e quindi non deve fare chissà che per timbrare il cartellino. Nella ripresa la benzina cala manco fosse un Hummer benzina. Esce stanchissimo.

SULEMANA 6 (dal 70°) Bravo a buttarsi nella mischia.

VERDI 5.5 Tre partite in poco più di una settimana fatica ad assorbirle. E’ stanco e lo si vede sin dai primi minuti. Corre male e si arrabatta in qualche modo per trovare la posizione in campo. Non si accende e nemmeno le sue qualità tecniche riescono a salvarlo.

NGONGE 8 (dal 65°) Fa il gol che vale mezza salvezza, riscattando l’errore clamoroso di Napoli. Si è rifatto con gli interessi.

DJURIC 6.5 Pronti e via e sbaglia un gol facile facile, centrando la traversa da due passi. Pochi minuti dopo fa fare il miracolo a Falcone, ancora con un colpo di testa. Non è bello da vedere, ma, ragazzi, quanto è importante per questa squadra, è davvero fondamentale. Perché anche quando sembra non essere nemmeno più in grado di stare in piedi, di testa le prende tutte lui, e non in maniera banale, ma sempre bravo a trovare i compagni. E’ sfortunato perché non segna, ma è l’uomo giusto al posto giusto.

ALL. ZAFFARONI 8 Con la scoppola rimediata con l’Inter ancora negli occhi, insieme a Bocchetti, riesce a compattare il gruppo che fin dai primi minuti dimostra di avere più voglia di vincere rispetto al Lecce. Perché è nei momenti di crisi che bisogna far capire che si può andare oltre. I contenuti tecnici sono non eccellenti, ma questa volta il cuore compensa ciò che manca. Non si accontenta del pari, come molti pensavano e con questi tre punti mette un bel solco tra il Verona e lo Spezia. Sporchi, brutti e cattivi. Delle bellezza, oggi, ci importa zero.

IL PAGELLONE DI VERONA-INTER

MONTIPO’ 6.5 Tre miracoli miracoli nel giro di tre minuti, su altrettanti calci d’angolo: salva su Dzeko, D’Ambrosio e De Vrij. E se non ci riescono gli interisti a sbloccare la situazione, ci pensa Gaich a fargli gol. Di lì in avanti un’imbarcata umiliante che è l’unico a non poter evitare.

MAGNANI 5.5 Dei tre dietro sembra il meno disastroso. Se non altro nel gioco aereo riesce in qualche modo a limitare i danni. Ma non ha alcun tipo di aiuto dai compagni di reparto e quindi anche lui va in difficoltà. Mettiamoci poi i soliti problemi fisici e il gioco è bello che fatto.

HIEN 5 Non ha mezzi per contrastare lo strapotere dell’attacco interista. Sempre in costante difficoltà, sembra che abbia le ganasce alle gambe. Dovrebbe essere uno di quelli con personalità, ma probabilmente o l’ha lasciata a casa o semplicemente non ce l’ha. Gli evitano di arrivare fino alla fine per non esporlo ad altre figure barbine.

COPPOLA 5 (dal 17° s.t.) Dorme sullo 0-6.

CECCHERINI 4 Non ne imbrocca una. Ma manco mezza. Sbaglia qualsiasi cosa gli passi tra i piedi. Suo l’assist per Brozovic, che a sua volta la mette facile facile per Lautaro, che sfoggia il pallonetto su Montipò. Sembrano finiti i tempi in cui nell’euforia del bel calcio degli ultimi tre anni tutto quello che luccicava pensavamo fosse oro.

CABAL s.v. (dal 37° s.t.)

FARAONI 4.5 Al sesto gol dell’Inter alza le mani, segno finale di una resa incredibile per questa squadra, che deve far riflettere i nuovi, ma soprattutto i senatori come lui. Abbiamo portato questi ragazzi su un palmo di mano per almeno tre anni. Adesso è il momento di metterci la faccia e di spiegare perché. E lui deve essere uno di quelli, deve avere il coraggio di chiedere scusa e recuperare la fiducia di una piazza che di pazienza ne ha avuta anche troppa.

TAMEZE 5 Stanco, stremato, svuotato. Sembrava potesse riposare e forse sarebbe stata la cosa migliore. Perché vederlo in campo così è stato quasi doloroso. Non regge l’urto fisico in occasione dell’azione che porta allo 0-3. Non ha mai la forza di entrare in partita. Tanto meno di rialzare la testa nella tempesta.

ABILDGAARD 5 Spizza qualche pallone qua e là, nella prima mezz’ora fa sentire la sua presenza fisica. Ma dopo lo 0-1, come tutti gli altri, chi più e chi meno, sparisce dal campo. Sta immobile a guardare Calhanoglu prendere la mira per lo 0-2. Non ci prova nemmeno ad andare a rompergli le scatole, macché. Viene travolto dalla qualità nerazzurra, lui che, d’altra parte non è che un onesto boscaiolo del pallone.

DEPAOLI 5 + Inizia con la voglia e la consapevolezza di chi ha qualcosa da farsi perdonare. L’errore di Cremona ce l’ha ancora addosso e prova a scollarselo di dorso con corsa e voglia di mangiare il campo. Finché la partita rimane in equilibrio gli riesce tutto sommato bene, ma poi sono solo lacrime. Anche se, fino alla fine, è l’ultimo ad arrendersi

VERDI 6 Se il Verona ha una sola possibilità di segnare è solo per merito suo. Una botta di sinistro, da posizione non comodissima, che trova pronto Handanovic. Ci prova anche con cross invitanti per i compagni, ma evidentemente parlano lingue diverse. Dopo l’imbarcata del primo tempo, rimane nello spogliatoio a tirare il fiato in vista di Lecce.

DUDA 5 (dal 1° s.t.) Non porta nulla a una squadra vuota, con una partita di fatto finita nel primo tempo.

LAZOVIC 4.5 Se ci sono giocatori che non hanno piedi raffinati, perché dire altro sarebbe poco elegante, ce ne sono altri, come lui, dai quali non ti aspetti che non siano in grado di stoppare un lancio millimetrico, solo davanti alla porta. No, non te lo aspetti. Anche lui, come Verdi, rimane nello spogliatoio a rifiatare. Ma spero anche a pensare a quanto avrebbe dovuto dare in più, non solo contro l’Inter.

DOIG 5 (dal 1° s.t.) Dzeko lo salta come un birillo: 0-5 e arrivederci alla prossima.

GAICH 4 Non è l’autogol a dare la cifra della sua prestazione, per quanto non si capisce come possa aver partorito una cosa simile, avvitandosi di testa, col pallone a trenta centimetri da terra. E’ tutto quello che c’è attorno che dà forma all’ennesima prova pessima. Non è tutta colpa sua, sia chiaro. Ma non sembra all’altezza della situazione, l’ho già detto in passato. Non ha, al momento, i mezzi per aiutare la squadra.

DJURIC 5 (dal 24° s.t.) Non si vede mai.

ALL. ZAFFARONI 3 Il vero errore è aver creduto che il Verona non avesse nulla da perdere. Della serie: visto che hanno perso le altre, anche se le prendiamo pure noi cosa volete che succeda? E’ la differenza tra chi ha la mentalità vincente e chi no. E forse questo concetto è applicabile più al pareggio di Cremona. Con l’Inter si può anche perdere, ma non farsi umiliare. Non ci si può sciogliere così, incapaci di reagire dopo la prima difficoltà. Non si può, per rispetto di una città e di questo colori. A Lecce sarà la partita della vita. L’ennesima. Così, con questa mentalità, che senso ha giocarla? O ritrova, insieme a Bocchetti, scelte logiche o salvarsi così rimane davvero un’illusione.

IL PAGELLONE DI CREMONESE-VERONA

MONTIPO’ 7 E’ solo suo il merito se il Verona non esce da questa partita con un’imbarcata clamorosa. Un paio di parate decisive, in particolare quella su Ciofani nel primo tempo e quella ancora più determinante su Dessers nei minuti finali, quando dovrebbe essere il Verona a crederci di più. Sempre attento, molto più dei suoi compagni

MAGNANI 6 La Cremonese è gran poca cosa, eccezion fatta per Okereke che comunque è veloce e prova a mettere in difficoltà il buon Jack. Che però non si fa trovare impreparato. E non sono d’accordo con quelli che gli danno la colpa per il gol dei padroni di casa. Tutti bravi sul divano. Sfiora anche il gol con una delle poche occasioni dei gialloblù. Esce per il solito problema fisico.

CECCHERINI s.v. (dall’84°)

HIEN 6 Senza infamia e senza lode. Deve a malapena sudare la maglietta per contrastare gli attaccanti della Cremonese. Solo in un’occasione Ciofani gli va via e mette in difficoltà Montipò, che si supera con una bellissima parata. Per il resto ordinaria amministrazione, nulla più.

DAWIDOWICZ 5 Una serie infinita di errori, di controllo, di impostazione, di lettura delle diagonali, di recupero sui cremonesi. E’ una di quelle volte in cui la buona volontà e il cuore, che di certo non gli mancano, non bastano per portare a casa la pagnotta. Dai suoi piedi passano palloni che bisognerebbe gestire meglio, ma le qualità tecniche, si sa, sono quelle che sono.

DEPAOLI 4 Uno dei giocatori più in fiducia del Verona commette l’errore più grave. Un assist involontario per Okereke, che ringrazia e segna. Rimane su quell’errore senza più recuperare soprattutto le energie mentali. Mette in fila una decisione sbagliata dietro l’altra fino a quando anche il fisico (problemi di stomaco) lo abbandona.

TERRACIANO 6 + (dal 41°) Meglio (sai che fatica) rispetto a Depaoli. Sulla fascia destra fa sentire la sua presenza, soprattutto in fase di spinta. Dalla sua parte spiovono tanti cross invitanti, che, soprattutto Djuric, gli attaccanti sciupano goffamente. Bravo anche a ripiegare.

TAMEZE 5 In una pochezza tecnica e tattica, ti aspetti che sia lui, in mezzo al campo, a dare qualcosa in più, a indicare la strada da seguire. Invece si nasconde, corre a vuoto e gioca tanti palloni un po’ a casaccio. Fisicamente sembra non averne fin dai primi minuti e la cosa è quantomeno inspiegabile. Delusione.

VELOSO 6 (dal 60°) Serviva qualità in mezzo al campo e lui l’ha portata. Possibile non averci pensato prima???

ABILDGAARD 6.5 Dopo Montipo’ il migliore del Verona. Tiene in piedi il centrocampo gialloblù praticamente da solo. Canta e porta la croce, come si diceva qualche anno fa, dovendo sopperire anche alle mancanze inspiegabili di Tameze. Grande presenza fisica e grande temperamento. Gioca un calcio di forza. Rimane più di una volta sbalordito per i falli che Doveri, non si sa perché, gli fischia contro.

LAZOVIC 5.5 Partita tecnicamente imbarazzante, quella tra due squadre che a ragione meritano il rispettivo posto in classifica. Ecco perché è assurdo che lui non riesca a spiccare. Sembra sempre sul punto di azzeccare la giocata che però, puntualmente si affloscia su se stessa. Ha un’occasione clamorosa per segnare, di testa. La cicca miseramente.

GAICH s.v. (dall’84°)

KALLON 4.5 Un pesce fuor d’acqua, totalmente fuori dal gioco. Messo largo a destra, te lo spieghi solo perché ha gamba per correre. Ma anche quello lo fa un po’ a caso. Ha una grandissima occasione da gol prima che sia la Cremonese a sbloccarla e la fallisce in maniera fantozziana. Mai uno spunto, mai un’iniziativa per saltare l’uomo. Tutto sbagliato, tutto da rifare, come avrebbe detto il grande Gino Bartali.

BRAAF 6 (dal 60°) Tutt’altra cosa rispetto a Kallon, che non ne azzecca una. Appena entrato si trova solo soletta davanti a Carnesecchi, praticamente battuto. Ha sulla capoccia il pallone più ghiotto di tutta la partita e cosa fa? Centro in pieno il portierone della Cremonese. Peccato, perché comunque ha fatto vedere spunti degni di nota.

VERDI 6.5 Un paio di fiammate nei primi minuti, poi viene inghiottito dalla mediocrità della partita. La subisce in maniera passiva, troppo per chi come lui avrebbe tutto per rimettere le cose a posto. Qualcuno invoca la sostituzione e meno male che non è stato ascoltato. Perché nell’unica vera occasione, confeziona una gran bel gol, uno dei più belli di questa stagione così magra di reti per il Verona. Terzo gol in due partite.

DJURIC 5 Non in giornata, come tanti suoi compagni. Fatica anche in ciò che gli viene più facile, le spizzate di testa. Coi piedi non è che le cose vadano meglio. Non si può dire che non gli arrivino cross interessanti. Di sicuro fa poco per sfruttarli al meglio. Finisce sfinito, fisicamente spremuto. Perché comunque si è dato da fare, ma in maniera non affatto produttiva.

ALL. ZAFFARONI 5.5 Primo tempo disastroso, secondo appena appena migliore. Inspiegabile l’atteggiamento dei suoi dopo il gol preso. Nessuna reazione, nessun furore agonistico, ma solo una grande paura di chissà cosa. Benino le scelte della ripresa, quando manda in campo giocatori che si fanno trovare pronti. L’unica vera buona notizia (lo è veramente?) è aver agganciato lo Spezia in classifica. Ma mi domando se ci sia da essere felici o rammaricati per non aver vinto, dando due punti proprio ai liguri. Mi puzza tanto di occasione persa, anche perché il calendario fa paura.

IL PAGELLONE DI VERONA-BOLOGNA

MONTIPO’ 7 Parate giuste al momento giusto, non belle per i fotografi, ma per i cuori dei tifosi indubbiamente sì. Solita garanzie e grande sicurezza per i compagni della difesa e per tutta la squadra. Ha anche la giusta furbizia per tenersi qualche secondo qua e là, senza indispettire l’arbitro. Solo nel finale una respinta così così, che ci ha fatto fermare il cuore per qualche secondo. Che paura.

MAGNANI 6.5 Zirkzee non è facile da marcare, sempre pronto allo scatto, alla giocata di rapina. Jack prende le misure col passare dei minuti, senza soffrire le pene dell’inferno. Ci mette il fisico, ma ci mette anche i piedi che non sono mai banali e che gestiscono i palloni con grande attenzione. Il suo problema è una struttura fisica che va spesso in sovraccarico e così è costretto a uscire prima della fine, senza più forze.

COPPOLA s.v. (dal 36’ s.t.)

HIEN 7 E’ la continuazione della partita maestosa fatta a Napoli, senza quasi un secondo tempo di quella gara. Sicuro, preciso, mai in affanno, ha grande temperamento e, soprattutto, ha finalmente trovato la continuità di prestazione. Mai una leggerezza, una disattenzione. Prende per mano i compagni e li porta fino alla fine, fino all’urlo liberatorio dopo il triplice fischio di Mariani.

DAWIDOWICZ 7 Non è un fenomeno. E questo lo abbiamo detto miliardi di volte. Non ha piedi sopraffini, e anche qui siamo tutti d’accordo. Però un aggettivo gli calza a pennello: epico. Gioca partite che sembrano usciti dalla penna di Tolkien, tutta fango, sporcizia, cuore e coraggio. Con la benda in testa, dopo che gli hanno sbregato la testa, secondo voi si spaventa? Macché. Petto in fuori e orgoglio a pacchi.

FARAONI 7.5 E poi di colpo rivedi il capitano, il campioncino della porta accanto, non Superman, ma Clark Kent, che poi sarebbe la stessa cosa, ragazzi. Gioca una partita difensiva pazzesca, semplicemente perfette. Ho perso il conto delle diagonali, dei tocchi sporchi a guastare le traiettorie bolognesi. In fiducia, quindi, non si limita a stare dietro, ma sfodera uno dei suoi cross col calibro, che finisce per diventare l’assist per il secondo gol di Verdi. Ci sei mancato, capitano.

TAMEZE 7.5 Non so quanti palloni abbia recuperato, in quella terra di mezzo, sempre più affollata, con una densità, quella bolognese, paragonabile alla nebbia della pianura padana. Difensivamente è mostruoso, inesauribile, corre a passo costante, senza strappi, ma con intensità. Ha la voglia anche di spingersi in avanti a cercare gloria. Dopo Napoli un’altra meraviglia da ricordare.

ABILDGAARD 6 + Quel poco che rimane in campo fa vedere tutto quello di buono mostrato a Napoli. Grande presenza fisica e super presenza nel gioco aereo. Le spizza tutte lui, riuscendo anche a trovare i compagni d’attacco. Peccato per il colpo alla testa che lo manda in confusione.

DUDA 6 (dal 29’ p.t.) Rispetto ai compagni, un po’ più macchinoso. Quando sembra aver fatto la giocata risolutiva, sbaglia l’ultimo passaggio, l’ultima imbeccata e rischia di lasciare campo alle ripartenze del Bologna. Ma ha esperienza e qualità per rimediare.

DEPAOLI 7 In condizione fisica strepitosa, ha otto polmoni turbo. Solca prima la fascia sinistra, poi torna a “casa”, a destra, formando con Faraoni, una catena sontuosa, perfettamente sincronizzata. Non è mai appariscente, ma ogni volta che tocca palla dici “bravo Depaoli”, perché se sa che non poter andare più in là delle sue qualità, fino a lì, però, le sfrutta tutte. E’ la tanto decantata classe operaia che va in paradiso

LASAGNA 6 Parte in fiducia e sembra avere la determinazione giusta per lasciare il segno. Imbeccato alla perfezione da Verdi, inventa uno stop spettacolare, ma poi sbaglia un gol, non così difficile, calciando di destro, che non è il suo piedi. Tanti spunti, tanti scatti. In uno di questi il muscolo fa “strap” e lo costringe a lasciare il campo. Che sfortuna, ragazzi!

LAZOVIC 7 (dal 40’ p.t.) Rimane fuori per qualche partita, infortunato. Ti aspetti che possa avere la ruggine nelle giunture e invece è più scintillante del solito. Imbrocca un paio di galoppate, condite da dribbling mai visti, che mandano il cervello in pappa agli avversari. Come per Verdi, è uno di quelli sulla cui qualità puntiamo sempre a occhi chiusi.

VERDI 9 Se ne sono dette di tutti i colori su questo ragazzo: “non ha le palle”, “non si allena bene”, “è antipatico”, è troppo basso”. Pochi, però, a dire che forse sia l’unico uomo di vera qualità di questa squadra. Due gol contro la squadra nella quale ha vissuto la sua stagione migliore. Ma sarebbe riduttivo fermarci a questo, perché dai suoi piedi si materializza sempre oro, giocate non solo belle, ma anche utili. Una storia bellissima la sua. A gennaio con la valigia già chiusa. Ora l’uomo in più per la salvezza.

SULEMANA s.v. (dal 36’ s.t.)

GAICH 5.5 Fatica tantissimo e con il Verona che aspetta per poi ripartire, questa non sembra essere proprio la sua partita. Vede davvero pochissimi palloni, ancora meno quelli giocabili. Ha il merito/sfortuna di prendersi un cartone devastante da Skorupski, per il più sacrosanto, quanto bizzarro, dei rigori. Il colpo lo manda ko e così Zaffaroni preferisce lasciarlo nello spogliatoio dopo l’intervallo.

DJURIC 6.5 (dal 1’ s.t.) Solite sportella di qualità, solita capacità di prendersi falli che fanno tirare il fiato ai compagni. Con Verdi si trova a occhi chiusi e questa è una cosa da tenere in considerazione da qui alla fine. Ha sul testone una grande occasione, ma la sciupa goffamente. Perdonato per tutto il resto che ha lasciato sul campo.

ALL. ZAFFARONI 8 Dalla partita col Napoli, insieme a Bocchetti, ha deciso di cambiare identità alla sua squadra. Il Verona è meno frenetico, più “riflessivo”. Sa che non può essere quello dello scorso anno e così si rinnova. Difende compatto, mai troppo basso, se non quando il Bologna prova il tutto per tutto. E riparte sempre e comunque. I mister hanno finalmente trovato il modo miglior per far giocare questo gruppo scalcinato, che però ci ha sempre creduto, anche quando era all’inferno. Ora si vede davvero la luce. Andiamole incontro.

IL PAGELLONE DI NAPOLI-VERONA

MONTIPO’ 7 In 95 minuti di partita, di parate non ne deve fare. Importanti, si intende. Ma la sicurezza che dà a tutta la difesa è da vero numero uno. Attentissimo nelle uscita in presa alta, non ha paura quando i palloni spiovono con più decisione dalla fasce napoletane. Avanti così, con una stagione personale, che lo sta facendo diventare un gran bel portiere.

DAWIDOWICZ 6.5 Dopo il giallo a Ceccherini, si sposta dalla parte di Politano, che non è un bel cliente. Lo tiene senza ansia da prestazione, non badando tanto ai ricami e spazzando il pallone in tribuna quando serve. I piedi, lo diciamo da anni, sono quello che sono. Ma il cuore è sempre gigantesco.

HIEN 8 La sua miglior partita da quando veste la maglia del Verona. Dalle sue parti nessuno è legittimato a passare. Non lascia scampo a Raspadori che non ha nemmeno capito di essere in campo. E anche quando entra Osimhen, forse il miglior attaccante al mondo insieme a Haaland, il copione non cambia. Qualità, quantità e senso della posizione. Che arrivino dall’alto o dal passo, i palloni sono tutti suoi, senza discussione.

CECCHERINI 6.5 Morde le caviglie di Politano. Anche troppo, visto che dopo pochi minuti si becca un giallo (esagerato) per un fallo (giusto). Per evitare grossi problemi, Zaffaroni lo sposta su Lozano e le cose gli vanno grasse, perché l’attaccante del Napoli non riesce mai a incidere. Attento, non si lascia prendere la mano e la porta a casa senza problemi.

COPPOLA 6 (dal 65’) Muso duro e bareta fracà: aiuta nei momenti più caldi.

FARAONI 6 Consapevole di non aver le gambe dei giorni migliori, fa la cosa più logica, tiene la posizione e pensa più che altro a difendere. E’ un aiuto prezioso per la retroguardia e di lì non si sposta. Sbaglia qualche scelta in ripartenza e in appoggio, ma è un piccolo passo avanti rispetto alle sue ultime prestazioni.

TERRACIANO 6 (dal 70’) Non teme la temperature del “Maradona”.

TAMEZE 7.5 Toh, chi si rivede. Quel meraviglioso giocatore che ci ha fatto scoppiare il cuore da quanto è forte. Macina non so quanti chilometri e gestisce davvero tanti palloni, protetto da quel marcantonio di Abildgaard, che gli protegge le spalle. E’ il difensore aggiunto. E’ l’attaccante in più. Un senso del gioco e dello stare in campo che lo ha reso unico a Verona e che non vedevamo da un po’ di tempo. Spero che sia un “bentornato”.

ABILDGAARD 7 Non ce lo aspettavamo. E una volta visto in campo ci siamo chiesti “come mai solo adesso?”. Fa ammattire Anguissa, che se lo ritrova in mezzo ai piedi in ogni zona del campo. Lo segue davvero come un’ombra e distrugge gran parte del gioco centrale del Napoli. Il fisico non è una sorpresa. I polmoni, sì. Bravissimo.

DEPAOLI 6 Disciplinato, non si fa vedere, non rimane impresso, ma quello che deve fare lo fa bene, senza errori. Anche lui è più costretto a difendere che altro, ma capire perfettamente il momento e contribuisce, insieme ai compagni, a un risultato importantissimo.

LASAGNA 6.5 La più grande occasione che ha il Verona di trovare il gol è sua: Meret ha il suo bel da fare per deviare un gran bel sinistro. Altre due conclusioni che finiscono in braccio ai tifosi nella curva del Napoli

NGONGE 5 (dall’86’) Ha sui piedi il pallone della vittoria. Sceglie quello sbagliato e tira fuori una ciofeca. E il Verona, incredibilmente si ritrova a recriminare.

DUDA 5.5 Riemerge solo parzialmente dall’inferno dalla pessima partita vista contro il Sassuolo. Gioca davvero tantissimi palloni, ma ne sbaglia una caterva e il passo è decisamente lento. Per carità, mai stato una scheggia, ma non puoi pensare di passeggiare davanti ai futuri campioni d’Italia. Ha qualità che sembrano essersi annacquate. Io da lui mi aspetto molto, ma molto di più.

VERDI 6.5 (dal 70’) Nel momento di più grande difficoltà, quando il Napoli aumenta i giri, dà una grande mano e con la sua qualità aggiunge imprevedibilità al gioco gialloblù. Spettacolare il lancio per Ngonge che, solo davanti a Meret, sbaglia clamorosamente.

GAICH 5 + L’eroe dell’ultimo secondo torna brutto anatroccolo, dopo essere stato cigno per quel finale glorioso contro il Sassuolo. Sbaglia tanto e non riesce a tenere palloni utili per far rifiatare e salire la squadra. Si danna, sgomita e corre con volontà, ma non costruisce occasioni e non si fa trovare pronto quando il Verona avrebbe l’obbligo di ripartire.

DJURIC 6.5 (dal 65’) Sono tutte sue, di testa lascia nemmeno la briciole ai difensori del Napoli. Aiuto preziosissimo.

ALL. ZAFFARONI 7.5 La prepara così, insieme a Bocchetti. Squadra compatta, che non lascia spazi utili a quelli che, a meno di clamorosi “suicidi” saranno i campioni d’Italia. I napoletani la vincono solo sul possesso palla, ma chi se ne frega, non conta nulla. Se si esclude la traversa di Osimhen, le occasioni più clamorose le ha il Verona (vero Ngonge?). Azzecca tutti i cambi, con grande lettura della gara. E’ un punto determinante, che scuote di nuovo la squadra dopo il torpore dei giorni peggiori. Lo Spezia è a tiro, ma ora non si deve più sbagliare. Quella contro il Bologna sarà la partita più difficile del campionato.