Ponti d’oro e, soprattutto case pubbliche agli stranieri. Questa la direttiva dell’Unione europea, ribadita anche nella polemica delle ultime ore col comune di Verona il quale ha voluto creare una corsia preferenziale nell’assegnazione degli alloggi in base all’anzianità di residenza: chi è residente a Verona da dieci o venti anni ha qualche punto in graduatoria. Secondo l’Ue però tuttoquesto è vietatissimo perchè discriminerebbe gli immigrati.
Obiezione, questa della Ue, comunque infondata dato che se mai si “discrimina” per anzianità di residenza e non per nazionalità ( il marocchino residente da dieci anni ha gli stessi diritti del veronese). Ma la cosa interessante è notare come l’applicazione cieca del principio di uguaglianza non genera giustizia bensì l’esatto opposto: cioè l’ingiustizia.
Non c’è dubbio infatti che gli immigrati hanno redditi più bassi dei nostri e nuclei famigliari molto più numerosi quindi, se non si intervenisse con qualche correttivo, il risultato sarebbe scontato: cento per cento delle case pubbliche assegnate a loro. Un risultato che però sarebbe palesemente ingiusto, perchè non si può ignorare il contributo che una persona ha dato negli anni alla sua comunità attraverso il lavoro, le tasse, la vita quotidiana. Non si può ignorarlo ed equipararlo nei diritti all’ultimo venuto. Senza aggiungere che questo risultato oltre che ingiusto sarebbe anche foriero di scatenare la guerra tra poveri, l’ostilità verso lo straniero.
Per altro va notato che questo esito teorico (cento per cento di case pubbliche assegnate agli stranieri) non si verifica in nessun comune. Il che significa che tutti di fatto applicano dei correttivi (confessati o meno) per aggirare il principio cieco dell’uguaglianza ed evitare così di produrre il massimo dell’ingiustizia nell’assegnazione delle case.
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