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COMINCIAMO A MULTARE I COMUNI

 

 

Al posto degli automobilisti è ora che comincino ad essere multati i Comuni. Multati per quest’uso scorretto che fanno delle contravvenzioni diventate, di fatto, un’imposta locale aggiuntiva. Multati per l’ipocrisia: ci spiegano che lo fanno per la sicurezza stradale, per tutelare la salute degli automobilisti, quando è invece evidente che il loro obiettivo è quello di fare cassa in modo da continuare a spendere e spandere eludendo i tagli che gli ultimi governi hanno imposto nei trasferimenti agli enti locali. Il Sole 24 Ore racconta che nell’ultimo anno le multe elevate dai Comuni sono aumentate del 16%; negli ultimi cinque anni del 76%. Un impennata che non trova riscontro nelle contravvenzioni elevate da polizia stradale, carabinieri e guardia di finanza: dobbiamo credere che questi ultimi non curino la sicurezza stradale o, più verosimilmente, che non abbiano la stessa esigenza di fare cassa?…

Sempre il Sole 24 Ore spiega che ormai per la maggioranza dei comuni italiani “la strada vale più della casa”, cioè che incassano di più con le multe che con l’Ici! (Quindi Berlusconi, se vuole davvero aiutare le famiglie, dovrebbe promettere di togliere le multe prima ancora dell’Ici…)

In realtà i Comuni, come hanno eluso i limiti alle nuove assunzioni attraverso il ricorso alle consulenze e ai contratti a termine, così evitano i tagli di spesa che i governi centrali avrebbero voluto imporre loro riducendo i trasferimenti, li evitano aumentando gli introiti con l’imposta locale surrettizia derivante dalle multe. Un’imposta locale per modo di dire: nel senso che c’è il pesante sospetto che i Comuni selezionino a monte le contravvenzioni, evitando di comminarle ai propri residenti e infierendo invece sull’automobilista di passaggio…

In attesa di ridurre nel tempo, col blocco reale delle assunzioni, il numero dei loro dipendenti, gli enti locali dovrebbero cominciare a tagliare le spese limitando in maniera drastica la miriade di contributi che elargiscono ad enti, associazioni, comitati, gruppi e via dicendo. Mi rendo conto che esiste un enorme problema sociale: milioni di persone che sono andate in pensione a cinquant’anni o prima e che adesso devono fare qualcosa per non impazzire nell’inedia. E così si moltiplicano le associazione, i comitati, i gruppi, i “volontari”, le sagre, etc. etc…Il che non toglie che tutto questo fiorire di attività non può essere foraggiato dalla fiscalità generale attraverso i contributi elargiti dagli enti locali.

Bisogna quindi che il prossimo governo non si limiti a tagliare i trasferimenti agli enti locali, ma che imponga ai Comuni il divieto di incrementare in qualunque modo le loro entrate. Solo così i Comuni dovranno sul serio tagliare le proprie spese, e non avranno più ragione di infierire con le contravvenzioni.

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