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SINISTRA ANTICA NOSTALGICA DEL NAZISMO

 C’è una sinistra moderna capace di riconoscere i propri errori che hanno portato alla sconfitta elettorale, primo tra tutti l’aver trascurato il tema sicurezza-immigrazione. Questa sinistra ha preso atto che Berlusconi e la Lega hanno vinto perchè hanno saputo interpretare meglio le attese dei cittadini (compresa una parte di quelli che votavano a sinistra). C’è una sinistra antica che non prende atto e non fa autocritica, preferisce evocare i fantasmi del passato più tragico: pogrom, razzismo, campi di concentramento. Si inebria credendo di essere stata sconfitta nell’urna dai neonazisti: il Cavaliere nero e i leghisti.

Tale è il desiderio di evocare la resurrezione del nazismo che la intravvedono anche la dove la Lega non esiste, cioè a Napoli. E così Adriano Prosperi in prima pagina di Repubblica parla di “pogrom moderno” e di rom “in fuga davanti a popoli ebbri di sangue”… Ci sarebbe una piccola differenza da ricordare, a costo di rovinare i festeggiamenti per il ritorno del razzismo: nei pogrom storici le case venivano bruciate con dentro gli ebrei, dopo aver inchiodato le porte delle abitazioni per essere certi che morissero tra le fiamme senza alcuna via di scampo. Ad ogni pogrom le vittime erano centinaia. Gli autori erano ebbri di sangue e di corpi carbonizzati. Proprio come nei lager nazisti e comunisti.

A Ponticelli i napoletani, dopo aver subito per anni le angherie, le minacce e i crimini commessi dai rom, li hanno messi in fuga con minacce ed azioni molto persuasive; ma senza aggressioni di massa, senza pestaggi, senza ritrovarsi con le mani “grondanti di sangue”. Dopo averli messi in fuga, e solo dopo, hanno dato alle fiamme le baracche del campo nomadi per evitare che i nomadi stessi ritornassero ad abitarle.

Il metodo usato non è certo ortodosso, ma i napoletani (e i camorristi) hanno fatto esattamente quello che doveva fare lo Stato: sciogliere gli assembramenti illegali di persone che vivono di espedienti e di crimini e abbattere con le ruspe le baraccopoli. Un Paese civile ha una sola alternativa: o costruisce case decorose per alloggiare i rom e, prendendo atto che il lavoro non appartiene alla loro cultura, destina loro un minimo ( o un massimo) vitale, attingendo le risorse dalla fiscalità generale; oppure li disperde e li allontana dal proprio territorio nazionale. Ma un Paese civile non può tollerare che vivano in condizioni subumane in campi abusivi, fingendo di ignorare che le risorse economiche non possono che andare ad attingerle nelle case e nelle tasche dei cittadini.

Quanto al ruolo svolto anche in questa circostanza dalla camorra è solo la conferma di un assunto che tutti dovremmo ormai conoscere e che Luca Ricolfi ci ha ricordato anche in questi giorni: l’antistato prospera dove lo Stato non c’è; e, più lo Stato latita nella sua impotenza, più l’antistato conquista spazio e seguito.



 

 

 

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