Vedendo gli studenti che sfilano e scioperano fianco a fianco con i professori e, in particolare, con i docenti universitari mi è venuto in mente il sindacato giallo, quello che si inventavano (e che finanziavano) i padroni per far credere che non ci fosse un conflitto, che non esistesse una controparte, che imprenditori e lavoratori avessero gli stessi interessi. Mentre gli interessi che si cercava di tutelare attraverso il sindacato giallo erano solo ed esclusivamente quelli dei padroni. Vuoi vedere che gli studenti dell’autunno caldo del 2008 sono ridotti a fare il sindacato giallo dei baroni universitari? Come fanno a non capire che i docenti sono invece la loro controparte? Che si trovano a frequentare scuole ed università ridotte a bidoni vuoti, cioè inconsistenti per il loro futuro, perchè le risorse e le attenzioni sono state tutte dirottate a soddisfare gli interessi del personale (docente e non) a scapito degli interessi dell’utente.
E’ un discorso che vale per tutto il pubblico impiego: si parli di sanità piuttosto che di giustizia, di enti locali piuttosto che di compagnie aeree, di scuola o di comunità montane, il risultato non cambia. Ed è anche comprensibile. Perchè esistono i sindacati dei dipendenti e fanno il loro mestiere, mentre non esiste il sindacato degli utenti che tuteli i loro interessi. Dovrebbe essere il compito primo ed alto della politica, quello di farsi carico del bene comune, dell’interesse generale. Ma abbiamo una classe politica che ragione per segmenti successivi: oggi teme di perdere il voto dei magistrati, domani quello dei piloti, ieri quello dei ferrovieri, l’altro ieri si chiedeva che fine avrebbero fatto le preferenze degli infermieri…E così le corporazioni, delineate dal fascismo, sono divenute dominanti nell’Italia antifascista…
L’utente, dicevamo, viene sempre dopo il dipendente. Gli studenti e il loro futuro, molto dopo le attese presenti dei 7 mila che ambiscono a stabilizzarsi all’università attraverso concorsi che Francesco Giavazzi, in prima pagina del Corriere, ha definito con un aggettivo chiaro e semplice: “concorsi falsi”. Ma solo nella scuola succede di vedere le vittime che si battono per i loro aguzzini. Non è mai successo che i pazienti, in lista d’attesa costante, scioperino a fianco di medici ed infermieri. Che i cittadini, per i quali la giustizia arriva (quando arriva) dieci o venti anni dopo, sfilino a fianco dei magistrati. Che chi viaggia in treno o in areo sia solidale con le richieste di piloti e ferrovieri. Solo nella scuola, e in questi giorni nelle piazze, gli studenti stanno dalla stessa parte dei docenti. Dei baroni.
Sottolineo dei baroni. Perchè posso capire i maestri, i professori delle medie che, come tutte le persone normali, ambiscano ad avere il posto di lavoro garantito a vita. Ma questi giganti del sapere, loro che rappresentano le vette della cultura e della ricerca e della docenza, loro almeno vogliono mettersi sul mercato? Accettare cioè di essere confermati nell’incarico in base a ciò che hanno prodotto a beneficio dei loro studenti. O hanno il diritto di restare in cattedra a vita e a prescindere?
Noi vecchi sessantottini avevamo molte idee confuse, ma almeno una chiara: i baroni volevamo mandarli a casa. Quarant’anni dopo gli studenti sono diventati il loro sindacato giallo. Ed è la conferma di quanto bene funzionino queste università: hanno fumato il cervello a chi le frequenta, non capiscono più nemmeno chi è la loro controparte.
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