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SI BALLA SUL TITANIC SPERANDO NEL MIRACOLO

Come mai una società secolarizzata come la nostra crede ancora nei miracoli? Semplice: perchè solo così si può continuare a ballare sul Titanic illudendosi che la crisi economica non ci mandi tutti a fondo. Il miracolo, statalista o liberale che sia, dovrebbe comunque compierlo il governo; e noi lì ad applaudire la moltiplicazione dei pani e dei pesci continuando a ballare, cioè senza modificare né tenore né stile di vita.
L’attesa e la convinzione generale è che ci pensi il governo – quello nazionale o quello mondiale, il G8 o il G20 o l’Onu – che ci pensi comunque lui a rilanciare l’economia con la ricetta keynesiana, un mega programma di opere pubbliche, oppure con la ricetta liberista, meno tasse per tutti a cominciare dalla prossima tredicesima. Aiuti per le banche sull’orlo del fallimento, per le aziende in crisi, aiuti per le famiglie in difficoltà; aiuti a raffica, e tutti noi “miracolati” appunto da un intervento governativo che farà passare la crisi senza dover spargere né lacrime né sangue.

Sembra incredibile ma non ci si domanda nemmeno da dove dovrebbero uscire tutte queste risorse finanziarie aggiuntive che consentano di aiutare e banche e imprese, per giunta tagliando le tasse, perchè ci sono anche le famiglie da aiutare e i consumi da rilanciare. Rifiutiamo anche di dare uno sguardo all’ovvio: con l’economia globale anche la crisi sarà globale ed arriverà la vera uguaglianza comunista. O pensiamo di poter restare in tre maestre per una classe di quindici bambini mentre ogni cinese produce cento camice al giorno vendute a due euro l’una? Lo capiamo o no che minimo dovremo diventare tutti agenti di commercio, cioè guadagnare in base al fatturato? O ci illudiamo di poter ancora imboscarci in uffici dove i controlli di produttività vengono lasciati fuori dalla porta?

La crisi si annuncia ormai violenta e devastante come uno tsunami. Non ci sarà nemmeno il tempo di filosofeggiare domandandosi se i fannulloni stiano più a sinistra o a destra o nell’Udc. Semplicemente non potranno più esserci da nessuna parte, perchè non ci saranno più risorse per mantenere chi non lavoro e non produce. Come ha scritto Luigi Primon la crisi economica ci porterà al capolinea di “Sprechitalia” , agirà da grande livellatrice, sarà il trionfo dell’uguaglianza comunista: tutte eguali, regioni del Nord e del Sud, a statuto ordinario o speciale; tutti eguali lavoratori autonomi o dipendenti pubblici o privati. Tutti a stringere la cinghia e a rimboccarsi le maniche per tirare avanti. Tutti pagati a cottimo, che indubbiamente suona male ma quantomeno è un criterio oggettivo. Una prospettiva molto impegnativa, ma per certi versi con risvolti di autentica giustizia sociale.
Vogliamo guardare in faccia la realtà, capire che crisi significa anzitutto metterci a lavorare sul serio? O preferiamo chiudere gli occhi e continuare a ballare sul Titanic convinti che Berlusconi o Obama compiano il miracolo di non farci andare a fondo?

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