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P3, CRICCHE E LOBBY

 

P3 avanti tutta. L’inchiesta adesso si allarga ad alcuni magistrati. Impegnati anche loro nel golpe? Anzi membri assieme a Carboni, Verdini (e “Cesare”) della nuova loggia segreta che coltiva piani eversivi a danno delle istituzioni democratiche?

Forse è il caso di non confondere piani eversivi e cricche e lobby e millantato credito e sgomitamento carrieristico

Cominciamo con le lobby. Da noi sono diffuse ma inconfessate (cioè non regolate); altrove invece alla luce del sole: negli Stati Uniti, ad esempio, si saprebbe chi e perchè, a quali condizioni e con quali sponsor politici, spinge per ottenere l’appalto dell’eolico in California. Se poi si dimostra che l’appalto è stato assegnato in maniera irregolare e a scapito dell’interesse generale, allora scatta il reato. Ma la lobby è semplicemente il modo corrente di muoversi.

Altra cosa sono le cricche, dove i risultati concreti del malaffare vanno separati dal puro millantato credito di chi al telefono afferma di avere dalla sua Cesare, il Papa o il presidente del Csm, ed essere quindi in grado di “sistemare tutto”.

Le cricche le conosciamo, a partire dalle nostre realtà locali; e possiamo immagine quale sia la loro proiezione massima nella grande cloaca romana. Anche nelle nostre città, perfino nei paesi, c’è il maneggione che conosce tutti: dall’assessore all’urbanistica al direttore della banca , dal maggiore della finanza al comandante dei vigili, passando anche per Palazzo di Giustia; e ti assicura che tutto si può fare, che l’affare andrà sicuramente in porto; che si cambia la destinazione d’uso e si ottengono i finanziamenti; che nessuno cercherà il nero e che non ci saranno né inchieste né denunce…

Quando non è millantato credito, quando l’affare va in porto, è il sistema della corruzione, spesso diffuso, talora endemico. Ma che c’azzecca tutto questo con i piani eversivi e l’attentato alle istituzioni? Perché mai i faccendieri dovrebbero attentare ad istituzioni all’interno delle quali nuotano come squaletti?

Altra questione. Oggi ci si meraviglia per pressioni, che avrebbero riguardato anche magistrati, per ottenere la nomina di Marra invece che di Rordorf a presidente della Corte d’Appello di Milano. Ci meravigliamo di cosa? Che i magistrati non siano marziani? Cioè che spingano, che trattino, che telefonino e intrallazzino anche loro – proprio come i giornalisti, i politici, i funzionari, i militari, i rettori, etc. – per far carriera, per nominare oggi l’amico che domani in cambio favorirà me?

Di cosa pensiamo che parlino ogni giorno milioni di italiani (quando non parlano di donne come fa sempre Cesare)? Parlano di soldi, di affari, di carriera, di opportunità. Riascoltati dalle intercettazioni sembrano tutti criminali, mentre nella realtà tante volte di reati veri non ce ne sono. Altre volte invece i reati ci sono. Ma è questo il punto: appurare se alla fine Marra non aveva i titoli per andare a presiedere la Corte d’Appello, se ha scavalcato un candidato più qualificato; mentre è assurdo fermarsi alla telefonata, alla raccomandazione, alla pressione che ci sono sempre e comunque per chiunque aspiri ad un incarico importante.

E’ aberrante che oggi chi ha votato per lui venga dipinto come un criminale affiliato alla P3 e chi ha votato per l’antagonista sconfitto passi per l’arcangelo che ha difeso la democrazia dai golpisti!…

Pensiamo al piano eversivo occulto, manovrato da una loggia segreta. E non ci accorgiamo che, se mai, ne abbiamo uno palese. Con tanto di comunicato stampa.

Mi riferisco alla pubblica presa di posizione del comandante generale dei carabinieri Gallitelli a favore del generale Ganzer. Il tribunale di Milano l’ha condannato a 14 anni come narcotrafficante e Gallitelli non lo sospende, anzi: gli conferma la piena fiducia e lo lascia al comando del Ros; tenendo così in alcun conto il pronunciamento dei magistrati milanesi.

A me pare uno scontro frontale tra il vertice dell’Arma dei carabinieri e l’Ordinamento giudiziario. Forse Napolitano dovrebbe spiegarci se è eversivo il comportamento di Gallitelli oppure la sentenza, il "rito ambrosiano", del Tribunale di Milano. Ma il Capo dello Stato tace, e i giornali parlano di P3.

 

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