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IL MIRACOLO PASQUALE DI SILVIO

 

C’è una Liberazione remota: quella concretizzatasi 66 anni fa con la sconfitta dei nazifascisti. Ed una Liberazione attuale, che negli auspici dell’opposizione dovrebbe concretizzartsi al più presto: la liberazione da Berlusconi.

Tra i primi a cantare “Per fortuna che Silvio c’è” dovrebbero essere quelli dell’Anpi. Perchè, se non ci fosse lui, non esisterebbe più nemmeno l’Associazione nazionale partigiani d’Italia (vivificata nelle iscrizioni da stuoli di giovani che sognano la liberazione dal Berlusca) e la festa del 25 Aprile verrebbe celebrata da uno sparuto drappello di reduci in estinzione anagrafica.

Invece la celebrazione, come abbiamo visto ieri, resta viva, vibrante e partecipata per la divisione attualissima tra berlusconiani e antiberlusconiani; non certo per quella di 66 anni fa tra fascisti e antifascisti.

Mi fanno sorridere quelli che invocano una partecipazione educata e composta: come pretendere che si vada allo stadio senza nemmeno il piacere di fischiare gli avversari e applaudire la propria squadra. Così a chi ieri ha rinunciato alla gita fuori porta, scegliendo di partecipare alle celebrazioni, minimo va lasciata la soddisfazione di fischiare la Moratti e inveire contro il ducetto di Arcore. Il quale però – non dimentichiamolo – ha appunto compiuto il miracolo pasquale facendo risorgere il 25 Aprile.

Trattasi di seconda resurrezione. Nel dopoguerra infatti lo stile ovattato del governo democristiano aveva messo la sordina alla festa della Liberazione, ridotta a ricordo per pochi intimi già nei primi Anni Sessanta. Poi arrivò la presidenza Saragat e la prima resurrezione, grazie all’inquilino del Quirinale che concludeva ogni discorso al grido: “Viva l’Italia, viva la Resistenza!”. E così gli italiani, anche i tanti distratti e impegnati a migliorare il proprio reddito, si ricordarono appunto che c’era stata la Resistenza.

Grazie a Saragat, al ’68 e alla “strategia della tensione”, l’antifascismo trovò nuovo alimento. Anche se la figura del Duce, del nemico, restava un po’ indistinta e oscillante: da Fanfani, ai servizi deviati a Junior Valerio Borghese coi suoi forestali golpisti.

La partecipazione popolare non è comunque mai stata paragonabile a quella per il 4 Novembre e la vittoria della prima guerra mondiale che – anzitutto per il numero spropositato delle vittime – aveva letteralmente coinvolto l’intero Paese in ogni sua città, cittadina e comunello. Diverso l’impatto della seconda guerra mondiale e ancor più della Resistenza che è sempre rimasta un evento controverso.

Controverso anche per gli scrittori che l’hanno vissuta e raccontata (più che celebrata): da Cassola con “La ragazza di Bube” al “sentiero dei nidi di Ragno” di Calvino, al Fenoglio di “Una questione privata” fino a “Uomini e no” di Elio Vittorini. Tutti romanzi scevri dalle farciture retoriche, dove i partigiani sono uomini e non Arcangeli del Bene…

Comunque sia anche la riscoperta del 25 Aprile stava esaurendosi agli albori del “Ventennio berlusconiano” quando è arrivato lui, l’uomo della Provvidenza per l’Anpi. La perfetta incarnazione politica del Male, capace di suscitare i più convinti furori resistenziali.

Con un solo momento di panico: Onna, 25 Aprile del 2009, quando Silvio partecipò ai festeggiamenti. Della serie Mussolini che inneggia a Piazzale Loreto!… Grande fu lo sconcerto tra il popolo dei neo resistenti, che oggi (ieri) hanno potuto tranquillizarsi ed inveire contro un Berlusconi che ha scelto di restare a Villa Certosa snobbando la festa.


 

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