Flavio spiega il trionfo di Flavio. E non adesso che, a giochi fatti e bocce ferme, sono capaci tutti (o quasi). La cosa interessante è che lo fece già un anno fa.
Stiamo parlando di Flavio Zanonato, sindaco Pd di Padova, che un anno fa andò a trovare i suoi amici del Pd veronese in festa a Montorio. E chiese loro: “Avete il campo base?”. Momento di sconcerto tra i democratici scaligeri i quali non sanno che Zanonato ha la tessera del Cai da quand’era ragazzo e quindi usa il linguaggio della montagna.
Seguì spiegazione su questa falsariga. Per scalare una vetta difficile, qual’è la competizione con un sindaco molto popolare come Flavio Tosi, ci vuole un campo base: vale a dire un candidato, un programma e un piano di comunicazione concepito per far conoscere e apprezzare l’uno e l’altro agli elettori. Il segretario del Pd scaligero, Enzo D’Arienzo, dovette ammettere, imbarazzato, che un anno fa il centrosinistra a Verona non aveva nulla di tutto questo: né candidato sindaco, né programma, né piano di comunicazione. Al che Zanonato chiosò: “Allora avete già perso!”
Una profezia che si è puntualmente avverata oggi, cioè il 6 e 7 Maggio di un anno dopo.
Chi, come Flavio Zanonato, conosce le regole della competizione politica sa benissimo che non puoi scegliere un candidato pochi mesi prima e buttar giù un programma senza tutto il tempo (e la strategia comunicativa) necessario a farli conoscere. O meglio: puoi anche farlo, ma la sconfitta è garantita.
Zanonato lo ha capito un anno fa. Non lo capiscono invece nemmeno ora i veronesi sconfitti che attribuiscono la debacle alle cause più strampalate ed extrapolitiche. Bertucco, ad esempio, sostiene che Tosi ha vinto grazie ad una “esorbitante esposizione mediatica nazionale”. Non si accorge di scambiare la causa con l’effetto: nel senso che uno non diventa sindaco di Verona perchè è andato in tivvù da Santoro o da Lerner, ma ci va perchè ha dimostrato di essere un sindaco capaci di affrontare i problemi.
Esattamente come Zanonato, dopo aver risolto via Anelli, venne invitato ad ogni talk show nazionale in cui si parlasse di immigrazione e sicurezza. Ma questo, quando ti metti in competizione con un sindaco uscente popolare, devi averlo messo in conto e devi, a maggior ragione, saper elaborare una controstrategia comunicativa altrettanto efficace.
Non puoi aspettare che ci pensi l’Espresso con l’ultimo articolo giustizialista (o con la rimasticatura dell’ultimo articolo giustizialista che ha fatto Stella sul Corriere): non si vince una competizione elettorale con “l’aiutino”, con il Viagra delle Procure! La vinci se sai far politica.
L’altra accusa rivolta a Tosi era quella di di aver messo ovunque i suoi uomini, di aver distribuito tutte le poltrone ai tosiani. Come se Zanonato negli enti padovani ci avesse messo…i leghisti! Così fan tutti: tutti i sindaci mettono uomini di loro fiducia nelle stanze dei bottoni, e poi i cittadini li giudicano in base ai risultati. Holland, tanto per capirci, in Francia non lascerà nemmeno un usciere scelto sa Sarkozy.
Tornando al “campo base”, la lezione di Zanonato vale per tutti. Ed in particolare per chi ha un partito da ricostruire partendo dalle macerie: cioè dai resti fumanti del Pdl di Verona ridotto – dalla gestione dei Giorgetti (ex An) – ad avere un terzo dei voti che An aveva a Verona, la metà di quelli che aveva perfino il vecchio Msi…
In conclusione nel trionfo di Tosi contano di certo i suoi meriti ma anche – e non poco – i demeriti dei suoi avversari (politici?).
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