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CINQUE NAUFRAGHI SUL COLLE

Nei giorni convulsi, terminate – felicemente – con la rielezione al Colle di Napolitano, sono stati in tanti a fare naufragio. Ad andare a sbattere, vuoi per supponenza o per insipienza politica. Ne ricordo cinque tra i più curiosi e\o clamorosi.
Alessandra Moretti, vicesindaco Pd di Vicenza, fino a pochi mesi fa sconosciuta fuori dalla sua città. Bersani la fa diventare il suo portavoce alle primarie, un personaggio nazionale. Perchè? Perchè oltre ad essere giovane (come il competitor Renzi) e anche donna. Un a tout ulteriore! Ma alla prima occasione, Alessandra l’ingrata pugnala il suo creatore: dichiara cioè che lei si astiene, che non vota Marini perchè “la base vuole scelte diverse”. La base. Intende i milioni di elettori del Pd? Più probabile che abbia scambiato per base i trecento che manifestano davanti a Montecitorio o i trenta che twittano con lei…
A conferma che i figli non devono mai fare la professione del padre, Fabrizio Barca, neo iscritto al Pd da una settimana, ha già pronto il programma per guidare il partito nel dopo Bersani. Di Enrico Berlinguer si diceva che si iscrisse fin da giovane alla direzione nazionale del partito. Barca, alla mezza età, voleva andare dritto alla segreteria nazionale! Non c’è limite alla presunzione e all’autostima degli intellettuali.
A proposito di presunzione, niente male nemmeno la fresca senatrice Pd Laura Puppato che sabato dichiara: “voto e faccio votare Stefano Rodotà!” Che lo voti, ci sta tutto. Ma per farlo votare bisogna averci le truppe e non risulta che l’ex sindaco di Montebelluna sia diventato un capo corrente con stuoli di grandi elettori al seguito…
Ineffabile Gherardo Colombo, emblema di Mani Pulite oggi in pensione, che Bersani aveva avuto la bontà di indicare per il consiglio di amministrazione Rai (i magistrati, si sa, sono grandi comunicatori…). Sdegnato per la mancata elezione di Rodotà, afferma: prendo la tessera del Pd per poterla stracciare il giorno dopo! Ma, se Colombo è così sdegnato per la scelta dei democratici, ha un modo molto più incisivo per dimostrarlo: si dimetta da quella Rai dove il Pd l’ha insediato. Guai al mondo! A poltrona e emolumento il moralista con le mani pulite non rinuncia. Più comodo che alzare il culo è usare le mani per stracciare la tessera…
Chiudiamo con Grillo. Sapesse far politica, come sa fare comizi, poteva sbancare dicendo ai suoi di votare per Prodi: avrebbe vinto lui la corsa per il Quirinale e tenuto il Pd sotto scacco. Invece non ha trovato di meglio che gridare al golpe di fronte all’elezione di Napolitano. Solita storia: se vince il mio candidato è il trionfo della democrazia e del cambiamento, se vince quello che non mi va bene è un golpe di restaurazione.
Capisce di averla detta grossa e teme di scatenare la violenza, non solo verbale. E così il golpe diventa un “golpino istituzionale”. Ma quando aizzi la bestia e arduo, poi, mettergli la museruola…In ogni caso si è schiantato sul Colle anche lui: Grillo è il primo degli sconfitti.

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