Nessuna pietà per Silvio. La determinazione a procedere il più speditamente possibile – alla decadenza da senatore, all’interdizione dai pubblici uffici, oltre che alle conseguenze penali della condanna – si fonda su una parola d’ordine inappuntabile: la legge è uguale per tutti! E quindi deve esserlo anche per il Cavaliere di Arcore!
Peccato che questa storia, della legge eguale per tutti, sia una delle balle più palesi che continuiamo a farci raccontare.
Già c’é da dubitare che un qualunque grande imprenditore (che magari partecipa alle primarie o si autoproclama tessera numero 1 del Pd) subirebbe lo stesso trattamento giudiziario subito dal leader della destra.
Piero Ostellino ha scritto sul Corriere che, pur di arrivare a condannare Berlusconi, i magistrati hanno messo in piedi una nuova fattispecie di reato che non aveva precedente nei nostri codici: l’ideatore di reato. Condannato non per aver materialmente compiuto l’evasione fiscale, ma per averne ideato il metodo.
Sempre Ostellino aggiunge che sarebbe come condannare lo scrittore di gialli che ha delineato l’omicidio perfetto e non chi, ispirandosi al libro, lo ha concretamente compiuto. Un paragone che quantomeno fa riflettere.
Ma non è questo il punto, e possiamo anche lasciar perdere le vicende giudiziarie di Berlusconi.
Il punto è che proprio i magistrati, coloro che dovrebbero amministrare la giustizia, sono i più disuguali di fronte alla legge.
Un giornalista che sbaglia, che diffama qualcuno, né risponde sia penalmente che civilmente. Un medico che sbaglia altrettanto. Un ingegnere che sbaglia i calcoli di cemento armato pure. Siamo arrivati a imputare e condannare perfino i sismologi rei di non aver saputo prevedere i terremoti…
La regola chi sbaglia paga vale per tutti: commercianti, artigiani, pubblici dipendenti, insegnanti, preti, imprenditori. Solo per loro, solo per i magistrati, non esiste. Non esiste la responsabilità civile, non ostante un referendum l’avesse introdotta a furor di popolo. Col risultato che pm e giudici del processo Tortora hanno proseguito indisturbati fino al massimo della carriera e della retribuzione.
Nei tribunali, dove si amministra la giustizia, campeggia la scritta “la legge è uguale per tutti”. Salvo per chi amministra la giustizia stessa! Unica riforma possibile: togliere la scritta. Cioè smetterla almeno di farci prendere in giro.
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