Giuseppe Guarino insigne giurista, già ministro prima delle Finanze e poi dell’Industria, ha scritto un saggio lungo e ponderoso, il cui titolo però dice già tutto: “No euro”.
Sintetizzandolo al massimo, Guarino sostiene che un’interpretazione distorta e fraudolenta del Trattato per l’Unione europa ha fatto sostituire, al diritto-potere dei singoli Stati di concorrere alla crescita comune con la propria politica economica, l’obbligo del pareggio di bilancio da conseguirsi nel rispetto di un programma predeterminato.
Dato che la democrazia consiste nel potere dei cittadini di influenzare col voto tutte le decisioni del proprio governo nazionale, se i singoli governi non possono più scegliere la propria politica economica, ne consegue – sempre secondo Guarino – che la democrazia di fatto è soppressa. Che è inutile andare a votare per il governo Letta o Renzi o Berlusconi o Prodi, perchè tanto poi non sono loro a decidere, ma i vincoli imposti dall’Europa (cioè dalla Germania).
Mi pare che la vicenda di Holland, crollato in tutti i suoi propositi di riforma e quindi nella popolarità, dimostri a sufficienza che l’analisi di Guarino è giusta. E, se non può decidere la sua politica economica di crescita la Francia, figuriamoci l’Italia.
Noi oggi ascoltiamo un programma di riforme da Matteo Renzi tanto vasto quanto accattivante. Il percorso concreto per attuarlo, a dire il vero, resta alquanto vago. Ma, soprattutto, non si affronta il nodo cruciale: potrà decidere lui o dovrà anche lui sottostare ai vincoli europei?
Sempre Giuseppe Guarino ricorda che si poteva aderire all’Unione europea, anche senza aderire all’euro. Ci sono gli Stati che hanno aderito, come noi, e gli Stati con deroga come la Gran Bretagna. Che non è certo l’unica ad aver derogato dalla moneta unica. Oggi, su 28 Stati che hanno aderito all’Unione, 17 sono con euro e 11 con deroga.
“Gli Stati euro – garantisce il giurista – hanno diritto di chiedere e di ottenere il passaggio al regime di Stato con deroga, specie ove la domanda sia motivata con la profonda insoddisfazione per il modo in cui l’Unione è stata gestita e per i danni che ne sono derivati”.
Quindi si può restare nell’Unione, col libero scambio senza le frontiere e tutto il resto, ma si rinuncia all’euro per potersi riappropriare della sovranità e scegliere le politiche economiche che favoriscano la crescita.
Ecco il vero tema sul quale dovrebbe vertere la campagna elettorale per le europee di primavera. Se smettessimo di fantasticare e/o discettare sul sesso degli angeli.
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