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ANZIANI AGLI ARRESTI DOMICILIARI

Anziani agli arresti domiciliari. Ce ne sono sempre di più. Non che siano i magistrati a metterceli. Sono loro che si autoconfinano in casa, che scelgono di non uscire più: perchè hanno paura, perchè sono stati aggrediti e rapinati da una delle tante bande di predoni che agiscono, indisturbati, nelle nostre città.
L’ultimo caso la sera di Capodanno a Padova (ma accade e può accadere ovunque). Una donna di 75 anni esce per andare a festeggiare con gli amici nella sala della sua parrocchia. Ma alla fermata del tram, alle sette e mezza di sera, viene aggredita, picchiata e rapinata da due giovani di colore che le rubano la borsetta con 100 euro, il telefonino, i documenti.
Passa la sera di Capodanno al pronto soccorso e poi dichiara: non uscirò più da casa mia. Si mette agli arresti domiciliari. Lancia un appello al nuovo questore, il quale non può che rispondere rassicurandola, dicendo che sarà fatto il possibile per arrestare i colpevoli e ridare un po’ di tranquillità a lei e ai tanti altri anziani terrorizzati.
Già. Ma con quali strumenti? Ce n’era uno relativamente efficace: prendere i predoni clandestini e mandarli nei Cie. Una qualche deterrenza l’aveva: il timore di essere rimpatriati, mesi di detenzione garantiti. Adesso, dopo i fatti di Lampedusa, i Cie vengono smantellati. Facevano più paura di un processo, con gli imputati nell’attesa quasi sempre a piede libero. Cioè uccel di bosco…
E qui c’è l’altro grosso problema, la mancanza di collaborazione tra forze dell’ordine e magistratura. Anzi: il conflitto che sempre più spesso traspare. Emblematico il caso della dottoressa Verrina, del tribunale di sorveglianza di Genova, quella del permesso premio al seria killer trasformatosi in evasione (e per fortuna che i francesi l’hanno catturato). Lei stessa ad un poliziotto, un investigatore molto considerato, Francesco Gratteri, nega l’affidamento ai servizi sociali e stabilisce che deve scontare agli arresti la condanna per le violenze alla caserma Diaz.
Domanda: usiamo il pugno di ferro con i tutori dell’ordine (che magari possono aver sbagliato) e il guanto di velluto con i delinquenti acclarati? E il potere politico cosa fa, dorme o pensa che esistano solo i problemi – certo drammatici – della crisi economica?
Tra le tante lettere strazianti arrivate al Quirinale, e lette in tivvù da Napolitano, nemmeno una che accennasse agli anziani che si autoconfinano ai domiciliari?
Con la tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico siamo allo sbando completo. L’unica soluzione sembra quella dell’anziana di Padova: sprangarsi in casa e rinunciare e vivere nelle nostre città infestate dai predoni. Predoni stranieri al 99%. Che ci risparmino almeno la balla della “par condicio” coi delinquenti nostrani…

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