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IN RICORDO DI TEO SANSON

Si sono svolti oggi a Verona, alla basilica di San Zeno, i funerali di Teofilo Sanson, Teo Sanson come tutti lo chiamavano. Un grande imprenditore che è giusto ricordare come emblema di cos’è stata e cos’è un’intera generazione di nostri imprenditori veneti. Partiti dal nulla con grinta, determinazione, intuizione, decisi ad uscire dalla miseria e costruirsi un futuro.
Teo Sanson iniziò con un carrettino dei gelati, un triciclo come ancora si vedono nelle nostre spiagge. Nel 1952 ebbe l’intuizione di salire fino al passo dello Stelvio dove transitava il giro d’Italia. Con la folla entusiasta e accaldata quel giorno i gelati li vendette tutti. Tornato a casa sua madre non poteva crederci e lo apostrofò: “Teo, di la verità, non puoi aver guadagnato tutti questi soldi. Devi averli rubati!”
Da lì cominciò la fortuna di Sanson, con l’abbinata tra gelati e ciclismo (portò a Verona i mondiali su strada) e con la passione anche per il calcio. Da presidente dell’Udinese ruppe il muro delle sponsorizzazioni. La burocrazia calcistica le vietava, quasi fosse uno sport da dilettanti a rischio inquinamento. Ma la burocrazia è cieca, vietava lo sponsor solo sulle maglie. E così Teo mise la scritta “Sanson” sui pantaloncini dei calciatori dell’Udinese. Fu multato, ma il muro era infranto.
Purtroppo spesso la generazione successiva di imprenditori, invece che dal triciclo, è partita dalla Porche o dalla Ferrari che papà gli regalava a 18 anni. Senza stimoli non si va da nessuna parte: nella vita fai meno strada con la Ferrari che col triciclo…Questo lo usano ancora i cinesi che, per grinta e determinazione, ricordano proprio i nostri imprenditori del dopo guerra.
Persone come Sanson che, anche senza esserlo per scelta, sono stati di fatto dei benefattori: capaci di creare ricchezza, lavoro, opportunità. E come tali andrebbero ricordati, superando quell’approccio ottocentesco che tende invece a considerarli sfruttatori.
L’augurio comunque è che oggi Teo Sanson, dalla basilica di San Zeno dopo l’ultimo saluto, sia montato sul suo triciclo e, passando per lo Stelvio, sia salito fino in Cielo.

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