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ROTTAMARE LA COSTITUZIONE

Rottamare la Costituzione. Questo deve essere il vero obiettivo, il punto di partenza, per Renzi o per un qualunque altro premier che voglia davvero cambiare il Paese e tirarlo fuori dalla palude. Aver rottamato D’Alema, la Bindi, Bersani, lo stesso Letta, è solo un passaggio, magari indispensabile, per arrivare al dunque: cambiare la Costituzione, cominciando a dare più poteri al premier sul parlamento.
C’è un esempio illuminante. Renzi ha un progetto radioso su pubblico impiego e burocrazia: allineare in tutto le regole a quelle del lavoro privato – orario, flessibilità, mobilità interna, welfare – trasformando così “la pubblica amministrazione da erogatrice di stipendi in erogatrice di servizi valutabili sulla base di costi e benefici”.
Inoltre pubblici dirigenti licenziabili, esattamente come i dirigenti privati. Limite di 6 anni massimo oltre il quale nessun burocrate più restare al vertice di comuni, regioni, ministeri, aziende partecipate.
Progetto radioso che implica un importante passaggio culturale per il politico che lo ha fatto proprio: aver compreso che l’interesse generale viene prima della tutela degli interessi del proprio elettorato di riferimento (pubblico impiego per il centrosinistra, popolo dei produttori per il centrodestra).
Progetto che Matteo Renzi sembra aver sposato, ma destinato a restare un libro dei sogni con la Costituzione vigente. Perchè il parlamento può bloccare – a rischio zero – questo come qualunque altro progetto di riforma che vada a ledere i privilegi delle varie corporazioni. Il parlamento lo fa puntualmente, perchè le corporazioni premono e ungono, e perchè il costo è zero: non esiste cioè il rischio di andare a casa, dato che il premier non ha il potere di sciogliere le camere e indire nuove elezioni.
Ce lo avesse, i parlamentari, piuttosto che andare a casa, accetterebbero (perfino) di farsi carico dell’interesse generale, ossia di varare riforme che cancellino privilegi ormai inaccettabili.
Ecco perchè bisogna rottamare la Costituzione. E chi la difende, chi la proclama “la più bella del mondo” (Ma ne hanno almeno letta un’altra? Si chiede Adriano Sofri), in realtà difende lo statu quo: vuole che il Paese resti nella palude.

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