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E CONTINUIAMO A CHIAMARLI PROFUGHI…

Sappiamo quanti ne sono arrivati ieri in Veneto. Oggi si vedrà e domani anche. La cosa certa è che da mesi l’ondata non si ferma.
La cosa assurda è che continuiamo a chiamarli tutti, indistintamente, “profughi”.
Non nego che ci siamo anche quelli veri, ma perchè non distinguere e non chiamare con il vero nome gli altri: delinquenti.
Durante una manifestazione di protesta il sindacato di polizia ha mostrato due sacchetti da inviare – per conoscenza – al capo nazionale della Ps e al ministro Alfano. Contenevano escrementi
liquidi e solidi: quelli che certi “profughi” lanciano abitualmente contro gli agenti, magari perchè il pasto distribuito non è abbastanza caldo.
Alcuni “profughi” erano armati – coltelli, una pistola . Hanno aggredito e ferito i poliziotti fin dentro agli uffici della questura!
Il responsabile è stato fermato e denunciato. Puntualmente scarcerato dal giudice il giorno dopo.
In quale Paese del mondo un delinquente può aggredire e ferire un tutore dell’ordine e ritrovarsi subito a piede libero, a conferma della totale impunità?
E questi sarebbero profughi, uomini disperati in cerca di una speranza di vita lontano dalla guerra? O ce la portano in casa la guerra?
Un agente, sindacalista del Sap, Oscar Acciardi, ha spiegato che non esiste alcun serio accertamento sanitario sui tanti che sbarcano. “Fanno solo – ha detto al nostro microfono – un controllo visivo: tu sei sano, tu no”. Nessun esame di laboratorio.
Inevitabile che gli agenti – come successo – si prendano la scabbia o la tubercolosi. Ma può succedere che un migrante, affetto da ben più grave malattia, venga smistato qui nelle nostre città e contagi chiunque.
Per non parlare dei tanti delinquenti infiltrati tra i profughi veri.
E poi ci meravigliamo se i cittadini sono esasperati e preoccupati, se dicono no all’accoglienza?
Sono xenofobi i cittadini o sono vittime di uno Paese allo sbando che – per la prima volta nella storia – ha organizzato un ponte navale per andare a prendersi gli invasori al di fuori dei propri confini…

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