Il nuovo “eroe civile” é la sorella di Stefano, Ilaria Cucchi: la riceva Grasso, la riceve Renzi; tutti la chiamano, tutti la cercano; è così impegnata che ha dovuto saltare ieri sera l’invito a venire a Padova al convegno prontamente organizzato per lei dai Giuristi Democratici.
Di questi eroi – dell’antimafia, della mala giustizia, della lotta alla corruzione – sono portato a diffidare. Perchè (forse loro malgrado) diventano pm di complemento, cioè protagonisti di processi di piazza, televisivi e mediatici in genere, che mi pare rientrino più in una prassi da giustizia islamica che da giustizia occidentale.
Primo punto. I processi si fanno solo in tribunale. Le condanne devono arrivare solo con l’acquisizione di prove certe “al di là di ogni ragionevole dubbio”. Non basta l’evidenza del reato – che nel caso di Stefano Cucchi c’è tutta – non basta nemmeno lo sdegno sacrosanto della pubblica opinione. La responsabilità penale è individuale. Quindi bisogna individuare con certezza chi ha pestato Stefano, chi non l’ha curato adeguatamente. Non puoi accusare, e condannare, genericamente tutti i carabinieri, tutti gli agenti penitenziari, tutti i medici e gli infermieri che sono entrati in contatto con lui.
Altrimenti ricadi nell’aberrazione giudiziaria dei teoremi, delle verità “evidenti”, del “non poteva non sapere”. Sei tu inquirente che devi sapere e dimostrare con prove certe chi ha compiuto il reato. Uno dei problemi – gravi – è la professionalità degli inquirenti stessi, che i pubblici concorsi nostrani certamente non risolvono. Ma uno dei principi cardini della civiltà giuridica resta categorico: meglio assolvere un colpevole, che condannare (a furor di popolo e di sdegno) un innocente.
Secondo punto. Scrive Filippo Facci su Libero: “la struttura sanitaria che ha lasciato morire Stefano ha già risarcito la famiglia con un milione e 340 mila euro” Cosa abbiano fatto Ilaria e famigliari con questa cifra non è dato sapere. L’hanno destinata ad associazioni per il recupero dei tossicodipendenti e la tutela dei carcerati? Sono eroi civili. Se la sono messi in tasca? Sono “eroi civili” all’italiana…
La legge lo prevede. Ma sotto il profilo etico mi sembra molto discutibile che la morte di un congiunto – comunque avvenuta – possa trasformarsi in opportunità di arricchimento per i suoi parenti. Sacrosanto pretendere giustizia, un po’ meno intascare nell’attesa.
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