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E’ SEMPRE ESPRESSO 1956

Siamo fermi alla riproposizione infinita del titolo dell’Espresso (1956): Capitale corrotta= nazione infetta. Per constatare che la nazione è infetta non occorre andare a guardare il Mose, basta girare per la campagna veneta: piccole opere pubbliche, di dubbia utilità, con costi spropositati, tempi eterni di realizzazione e controlli zero. La scommessa è trovarne una senza mazzette.
Tutte sacrosante le inchieste giudiziarie, non si discute, ma il fatto che il 2014 sia uguale, o magari peggiore, del 1956 dimostra che non sono risolutive. Mettiamo in carcere metà paese, decimazioni di massa? Non solo politici, funzionari comunali (uno a Roma con 570 mila euro in cassaforte) finanzieri e magistrati (vedi Mose). Commissariamo i comuni, le regioni, il parlamento? E che garanzie abbiamo sull’etica dei commissari?
La responsabilità prima è della politica. Ma dire che i politici sono “tutti ladri”, oltre che falso (ce ne sono di onesti e seri) serve ad esimerci dalla responsabilità della scelta, che è nostra almeno la dove c’è il voto di preferenza. Ma sappiamo esercitarla?
Non abbiamo, e direi che non abbiamo mai avuto, il senso dello Stato, dell’etica pubblica. Troppi tesi solo ad arraffare, con l’unica differenza data da chi ha più o meno opportunità di farlo.
L’assenteista senza motivo, il falso invalido, chi intasca lo stipendio senza lavorare non sta semplicemente rubando nel suo ambito di pertinenza? Cosa farebbe se avesse l’occasione di gestire un ricco appalto?
Non sono politici, é il magnifico volontariato sociale che si fa carico dell’assistenza ai profughi. Peccato che, sempre a Roma, sia emerso che “si guadagna più con i profughi che con la droga”…
E’ evidente che ci vorrebbe una rifondazione etica. Ditemi voi da dove si comincia e come.
Luigi Primon mi faceva osservare che non sono state le invasioni barbariche a distruggere l’Impero romano. Ci avevano già provveduto i romani ad autodistruggersi, e così i barbari hanno trovato la strada spianata…

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