Nel giorno dell’abdicazione di Re Giorgio personalmente mi inchino al Ratzinger della nostra politica che, come il Papa emerito, ha saputo comprendere i limiti imposti dall’età e dall’energia residua (Tanto per dirne tre, Pertini, Ciampi e Scalfaro erano pronti al “sacrificio” di un intero secondo settennato)
Napolitano penso sia stato il miglior presidente possibile. Non il migliore in assoluto, ma il migliore tra ciò che offriva il mercato non proprio eccelso della politica italiana.
Ha cercato di essere il presidente di tutti gli italiani, cioè di metterli d’accordo in nome dell’interesse nazionale. Impresa ardua (impossibile) nel Paese dei Guelfi e Ghibellini, dei Montecchi e Capuleti riottosi a capire che bisogna smetterla di litigare come galli nel pollaio, almeno quando si attraversa una crisi epocale.
Da uomo di cultura ha commesso l’errore di credere nella cultura bocconiana del prof. Mario Monti, economista molto stimato quanto rivelatosi inetto come premier. Ma nessuno è perfetto, nemmeno Re Giorgio.
Migliore comunque, Napolitano, di noi cittadini elettori.
Mi vengono i brividi quanto sento parlare di un presidente eletto direttamente dai cittadini. Gli stessi cittadini elettori che – uno su tre – appena ieri (Aprile 2013) si sono fatti sedurre da un comico a colpi di vaffa…Un Grillo che non ha mai dimostrato di saper governare nemmeno una pro loco.
Come far riparare l’auto da un meccanico che non sa nemmeno se il motore è nel cofano davanti o nel bagagliaio dietro, ma che espone in officina calendari molto seducenti.
L’esempio è sempre quello: se sono nelle mani di un medico scadente, cercherò un medico più competente. O mi faccio curare da un giornalista bravo a scrivere o da un prete bravo a predicare?
Anche Giorgio Napolitano, ovviamente, può essere criticato da ognuno di noi. Ma prima non guasterebbe un’occhiatina allo specchio.
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