Fermo restando che è ormai dimostrato (vedi commissioni regionali del Veneto) che solo due su dieci di quelli che arrivano sono veri profughi, tutti i finti profughi vengono adesso accolti anche in case private prese in affitto dalle cooperative.
Il sindaco di Padova Massimo Bitonci sta per varare un’ordinanza che vieti questa prassi. Lo fa sulla base di argomentazioni che mi sembrano difficili da controbattere.
Bitonci ricorda cioè che, se un privato vuole aprire un bed & breakfast, deve prima ottenere il permesso dalla Regione, osservare le norme igienico sanitarie e pagare le tasse. E trovarsi i clienti.
Queste coop invece hanno i clienti garantiti e pagati dallo Stato, non devono chiedere alcun premesso e non sono sottoposte ad alcun controllo. Svolgono inoltre un attività che va al di là del b&b (colazione e pernottamento), garantiscono infatti ai “profughi” la pensione completa, una vera e propria attività alberghiera svolta fuori da ogni regola e controllo.
C’è poi un ulteriore, piccolo, dettaglio. Le inchieste romane hanno dimostrato che si lucra a piene mani. “Aoh, coll’accoglienza ai migranti se guadagna più che col traffico de droga!”. Ricordate l’intercettazione del capo, laico, della coop capitolina?…
Nel nostro Veneto operano quasi tutte coop riconducibili al mondo cattolico, con sacerdoti in prima fila, don Favarin, e il beneplacito dei vescovi: “la micro-accoglienza è la soluzione” ha affermato mons. Mattiazzo. (Sto parlando sempre di Padova).
A questo punto i vescovi per primi, nell’interesse della loro Chiesa, dovrebbero fornire un pubblico rendiconto che dimostri ai cittadini come non ci sono né speculazioni né guadagni illeciti.
Nell’interesse della loro Chiesa perchè, se prende piede anche il semplice sospetto delle ruberie per…ragioni umanitarie, gli effetti sarebbero devastanti. Già quella dei fedeli non è propriamente una folla. Rischia di ridursi a prefisso telefonico.
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