La categoria è quella degli autoferrotramvieri. Sono gli autisti dei mezzi di trasporto pubblici. Nella fattispecie quelli di autobus e metrò romani.
Dal bordello capitale di Roma non si salvano certo i mezzi pubblici e così l’azienda romana, nell’intento di garantire un servizio un attimo più decente, ha deciso di aumentare l’orario degli autisti: da 700 ore all’anno a 950 ore. Aumento d’orario, ovviamente, pagato con gli straordinari.
Subito è scoppiata la rivolta: sciopero “bianco”, sindacati che denunciano la decisione “unilaterale” dell’azienda, trasporto pubblico romano piombato dal bordello al bordello al cubo.
Uno sguardo alle cifre: immaginando un mese di ferie, 700 ore per undici mesi comportano un impegno di (ben!) 64 ore mensili, cioè 16 ore la settimana per (ben!) 3 ore abbondanti al giorno su cinque giorni lavorativi.
Come dire che gli insegnanti, con le loro famose 18 ore settimanali, sono degli stakanovisti rispetto agli autisti romani.
I quali, nel nuovo orario prospettato, avrebbero superato i docenti: 950 ore, sempre per undici mesi, fanno 86 ore il mese; 21,5 la settimana con 4 ore abbondanti di lavoro al giorno.
Esite di chiedere un impegno del genere oggi a dei poveri lavoratori? Mica siamo al tempo delle miniere, della prima, selvaggia, industrializzazione!
E veniamo alla Merkel. Dato che tutto ciò che non funziona nel nostro Paese è colpa dell’euro, delle ferree regole europee, e della cancelliera tedesca, si vede che sarò stata lei ad imporre un orario di lavoro tanto stressante ed insostenibile, tale da schiavizzare gli autisti romani! Un orario che garantisce una produttività ed un’efficienza nei trasporti pubblici da Capitale delle banane…
Chiaro che la colpa non è sua. E nemmeno dei sindacati. La colpa è tutta di amministratori politici irresponsabili che, pur di garantirsi il consenso ed il voto delle categorie del pubblico impiego, sono disposti a concedere tutto.
Anche il culo. Ovviamente non il loro, ma quello dei cittadini contribuenti che alla fine pagano il conto di costi e inefficienza.
Un Paese, dove gli autisti pubblici lavorano 16 ore la settimana, è un Paese che va a piedi. Un Paese appiedato per colpa propria. Non certo per colpa dell’euro o dell’Europa o di Frau Angela.
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