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ALI’ SCEK NUR, SALVINI E BIFFI

Alì Scek Nur, musulmano somalo che abita e lavora a Padova da una vita, che ha sposato un’italiana cristiana e battezzato le due figlie, ha espresso alla nostra trasmissione Prima Serata un’opinione: ha detto che, se dovesse vincere la Lega di Salvini, l’Isis colpirebbe anche in Italia.
Non ha incitato alla jiahd, non ha detto massacrate gli infedeli. Ha espresso un’opinione, magari sbagliata, ma condivisa dai tanti che pensano che, con la vittoria dei partiti che invocano la chiusura completa verso gli stranieri e gli islamici in particolare, lo scontro rischia di inasprirsi e aumenta il pericolo attentati.
Questa sua frase ha scatenato il finimondo e indotto l’eurodeputato della Lega Lorenzo Fontana, braccio destro di Salvini, a chiedere l’immediata espulsione dall’Italia di Alì Scek Nur.
Credo che, più che soffermarci sulle dichiarazioni di questo o quell’islamico più o meno moderato, dovrebbe preoccuparci un fenomeno più generale. Ad esempio i quattro gatti che sabato hanno manifestato a Roma e Milano “not in my name”.
Il quotidiano Il Tempo ha osservato che, su 100 mila islamici che vivono a Roma, sono scesi in piazza in 500. Contando anche gli “islamici moderati” Landini, Camusso e Fassina che hanno sfilato al loro fianco…
Questo non significa, ovviamente, che tutti gli altri siano terroristi o stiano con i terroristi. Ma evidenzia quanto sia insormontabile il solco culturale che divide l’Occidente dal mondo islamico. E quindi quanto sia ardua la convivenza, anche a prescindere dal rischio degli attentati.
Non ha senso parlare di civiltà superiore (anche perchè la storia insegna che la civiltà superiore è quella che vince, e non mi pare questo il destino dell’Occidente). Ma sono civiltà diverse, inconciliabili. La nostra ha archiviato la religione e il peccato in nome della libertà di fare tutto ciò che vogliamo e che non è vietato dalle leggi civili. La loro è regredita al Medioevo con la religione al centro della vita delle persone; con il peccato=reato.
Oggi tutta Europa parla di chiudere le frontiere e selezionare gli ingressi. Esattamente quello che predicava vent’anni fa il cardinal Biffi invitando ad accogliere gli immigrati di origine cristiana coi quali sarebbe stata più semplice l’integrazione.
Giacomo Biffi predicò inascoltato. Indietro non si torna. Quindi non resta che piangere sul latte che noi abbiamo versato. Altro che scandalizzarci per Alì Scek Nur.

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