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VIVA IL BURQA, PURCHE’ SE MAGNA

Quanto avvenuto in Campidoglio, le statue impacchettate col burqa in occasione delle visita del presidente iraniano Rouhani, ha origini lontane. Risalgono ad una celebre scritta comparsa tempo fa sui muri (a Napoli se non sbaglio) che diceva: “Viva la Francia, viva la Spagna! Purchè se magna…”
Frase che, meglio di qualunque altra, riassume la weltanschauung
di noi italiani che, come ci ricorda il nostro inno nazionale, “fummo da secoli calpesti, derisi” e, di conseguenza, abbiamo sviluppato l’arte della sopravvivenza, dell’adattamento; non certo della ribellione orgogliosa verso l’invasore. Basta che ci dia da mangiare, che ci lasci sopravvivere.
Nessuna meraviglia dunque se oggi siamo a “viva il burqa, purche se magna”. Purchè si possa fare qualche affaruccio con l’Iran di Rouhani.
Noi fummo da secoli calpesti. Cioè invasi, occupati, sottomessi dagli spagnoli, dai francesi, dai tedeschi e dagli austriaci. Lo siamo tutt’ora dagli americani che occupano militarmente il nostro Paese. Che problema c’è a sottometterci agli islamici, alla loro cultura, ai loro usi e costumi? L’importante è tirare a campare…O vogliamo immaginare una ribellione di massa in orgogliosa difesa della nostra arte, della Venere capitolina ignuda? Ma chi se ne frega: mettiamole pure il burqa!
Il mondo intero irride ora a quanto avvenuto martedì scorso in Campidoglio. Ma anche qui non c’è alcuna novità. E’ sempre l’Inno a ricordarci che noi fummo da secoli, non solo calpesti, ma anche derisi…
L’importante è evitare l’equivoco fatale di immaginarci per quello che non siamo: ci sono i popoli guerrieri, e quelli come noi italiani abili a sfangarla.
Ne è (fortunatamente) consapevole il ministro della difesa Pinotti che oggi dichiara: “in Libia sì, ma non da soli”. Possiamo andarci solo da ascari dei combattenti veri. Perche se pensiamo di poter noi italiani spezzare le reni all’Isis…
Ultima considerazione. Nessuna meraviglia nemmeno davanti allo scaricabarile su chi abbia ordinato di mettere il burqa alle statue. Anche questo è un costume tipico italiota: ovvio che nessuno né sapeva nulla, che nessuno è responsabile. D’altra parte è evidente chi è stato a dare l’ordine: Maometto.

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