A Bologna ci sono due Prodi. In un certo senso anche prodi guerrieri nel difendere le proprie convinzioni, ma anzitutto nipoti di Romano: uno, don Matteo, è parroco; l’altro, Giovanni, presidente del consiglio d’istituto di una scuola.
Tra i due Prodi (guerrieri) è scoppiata la guerra sulla benedizione pasquale da fare a scuola (in orario extrascolastico). Uno la vuole, l’altro no. Penserete che sia il don a volerla e il prof. a negarla?
Troppo banale, troppo scontato; è l’esatto contrario: il sacerdote, don Matteo Prodi spiega al Corriere che piuttosto che alzare steccati è meglio “eliminare l’acqua santa e portare nelle scuole qualche ovetto di Pasqua”. Il prof. Giovanni Prodi rilancia invece la benedizione religiosa spiegando che “può diventare un momento di condivisione e apertura, un simbolo di pace e fratellanza”.
E’ un mondo alla rovescia (col prete più laico del laico) al quale dovremmo ormai essere abituati. Come alle pippe legate alla disputa sulla benedizione.
La benedizione, ripetiamo, era prevista in orario extrascolastico (chi vuole ci va, chi non vuole va a casa). Ma, pur sempre, entro le mura scolastiche. E così un comitato di genitori e professori si è rivolto al Tar per vietarla. E il Tar dell’Emilia ha dato loro ragione: niente acqua santa nelle scuole pubbliche!
Però si è mobilitato anche il Ministero dell’Istruzione, facendo notare al Consiglio di Stato che “non si può parlare di discriminazione, la libertà religiosa include la libertà di praticare e quella di non praticare”. Obiezione accolta dal Consiglio di Stato che ha sospeso la sentenza del Tar e sdoganato l’acqua benedetta.
Tutto questo lo scorso anno. Manca poco alla Pasqua 2016 e si profila un nuovo capitolo nella guerra tra i due Prodi.
Guerra che appassiona tutti i bolognesi e tutti gli italiani.
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