Scrive oggi Il Gazzettino: ”Padova e Verona, c’è il ribaltone”.
A Padova di sicuro. Ma a Verona, sotto il profilo politico, nessun ribaltone: si passa infatti da un sindaco di centrodestra, Flavio Tosi, ad un altro sindaco di centrodestra, Federico Sboarina.
A Verona è la fine di un’era: l’era Tosi, un sindaco che ha governato la città per dieci anni con un vasto, radicato, consenso popolare. Impossibilitato a ricandidarsi in una Verona che era, è e resta una città di centrodestra (direi sindaco di centrodestra persino l’eccezione Paolo Zanotto pur eletto dal centrosinistra…) e che ha quindi espresso un altro candidato forte di quell’area: Federico Sboarina. Pura continuità politica.
Si è discusso se andava bene o no la candidatura della fidanzata di Tosi, Patrizia Bisinella. Irrilevante: qualunque fosse stato il tosiano prescelto avrebbe ottenuto risultato simile o identico: cioè nessun voto di sinistra, da quel Pd teoricamente apparentato ma di fatto reduce da dieci anni di opposizione…
Padova, sotto il profilo politico, è l’opposto di Verona. Una città cioè tendenzialmente di centrosinistra, ostile a farsi governare dal centrodestra: impalpabile Giustina Destro sindaco, sconfitta all’elezione successiva senza nemmeno bisogno del ballottaggio; duri e determinati invece i due anni e mezzo di Massimo Bitonci, e quindi con l’establishment patavino (decisamente orientato sul centrosinistra) subito impegnato a far saltare il banco…
Padova è dunque tornata alla sua tradizione politica, pur in tempi difficilissimi per un Pd e un centrosinistra sconfitto in tutti i ballottaggi da Genova in giù!
Un eccezione, se vogliamo molto legata alla strategia del segretario provinciale del Pd Massimo Bettin: capace di costruire una vittoria politica, con Giordani sindaco, a fronte di una sconfitta elettorale del suo partito fermo al 14%.
Perché, per far vincere Giordani, era indispensabile accreditarlo fino in fondo come candidato civico, sganciato cioè da qualunque forza politica e per questo capace di attrarre un voto trasversale. Così un Pd a Padova defilato, impalpabile per tutta la campagna elettorale e penalizzato nell’urna. Ma proprio così è stata costruita la vittoria del nuovo sindaco.
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