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NON SOLO SANTI NELLE ONG

Cosa proclamavano in genere i politici? Di impegnarsi per il bene comune, per l’interesse dei cittadini e non, certo, per il loro tornaconto. Poi – per alcuni di loro (non tutti) – è emersa una realtà leggermente diversa…E adesso, quantomeno, si tacciono; il boato della loro retorica si è, per così dire, assopito.
Cosa dicevano, e continuano a dire, le Ong, le organizzazioni non governative? Che loro agiscono per puri scopi umanitari, per salvare quello, per aiutare e curare questo, per evitare le stragi in mare…
Ma adesso il governo italiano, al vertice dei ministri degli interni europei di Tallin giovedì prossimo, chiederà che le Ong rispettino non codice preciso. Che proibisca di segnalare la presenza delle loro navi in mare alle barche dei trafficanti di esseri umani che salpano dalla Libia; che le obblighi a fornire l’elenco completo dei loro equipaggi; che le obblighi a fornire le liste complete dei finanziamenti ottenuti.
Codice che, anche se approvato dal vertice Ue, resta molto complicato da applicare concretamente. Ma, la richiesta del codice, evidenzia sospetti molto precisi del nostro governo: che alcune Ong siano in combutta con gli scafisti, che abbiano a bordo qualcuno che fa da tramite con gli scafisti stessi, che ricevano finanziamenti chissà da chi e tutt’altro che trasparenti.
Sospetti degni di associazioni a delinquere, più che di organizzazioni umanitarie.
Anche con le Ong, come per i politici, evitiamo di fare di tutte le erbe un fascio. Niente fasci in nessun senso: né tutti delinquenti, ma neppure tutti santi…

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