Morto Marco Pannella, il leader radicale protagonista di grandi battaglie politiche, condivisibili o meno, ma attuate con enorme determinazione, cioè con durissimi scioperi della fame e anche della sete che duravano mesi e lo riducevano ad una larva d’uomo.
Morto lui, dicevo, ci ritroviamo con un Pannella mignon: il ministro Graziano del Rio. Il quale ha annunciato un digiuno per sollecitare l’immediata approvazione della legge sullo Jus soli.
Ma è un digiuno a rotazione attuato con altri 57 parlamentari del suo partito. Come dire che, ognuno di loro, digiuna circa un giorno ogni due mesi. Più che uno sciopero della fame, una dieta. Una dietarella. Che ha spinto un loro collega dell’area di centro, Gianfranco Rotondi a chiedersi, ironicamente, se siano impegnati per lo Jus soli o per rientrare nei loro vestiti dopo le crapule estive a Capalbio o a Porto Cervo…
Del Rio, lo ricordiamo, è un ministro del governo Gentiloni non un semplice peones capitato per caso in Parlamento. Quindi, sotto il profilo politico, è sconcertante che sia un ministro ad andare contro la decisione del suo governo e della sua maggioranza che hanno dovuto prendere atto di non avere i numeri per approvare lo Jus soli in questa legislatura.
Non mi interessa entrare nel merito della cittadinanza per gli stranieri nati in Italia, così come prescindo dal fatto che le battaglie di Marco Pannella fossero sacrosante o meno. L’abisso è nel modo di condurre una qualunque battaglia politica: con serietà e determinazione oppure da pagliacci.
D’altra parte è anche questo un segno di tempi politici (e non solo) avviati al viale del cimitero: ieri c’era il colosso degli scioperi della fame, oggi ci ritroviamo questo Pannella mignon. Mignon, mignon.
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