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COI PROFUGHI RESA TOTALE

La protesta dei profughi (cosiddetti) che negli ultimi giorni ha investito in particolare le province di Venezia e di Padova, e di cui si sono occupati tutti i media sia locali che nazionali, è stata utile a dimostrarci che siamo alla resa totale: nell’impossibilità, non dico di governare i flussi, ma nemmeno di gestire in maniera decente i migranti che già abbiamo accolto.
Con le loro proteste, con le lamentele e le pretese, sono arrivati al punto – per dirla alla Montalbano – di scassare i cabasisi perfino alla diocesi di Padova. Una diocesi governata dal vescovo Claudio Cipolla diretta emanazione di Papa Francesco: dovere cristiano di accogliere tutti a braccia aperte.
E perché una diocesi e un vescovo così arrivino a dire, come hanno detto, “Basta! Non accogliamo più nessuno!”, vuol proprio dire che è stato superato ogni limite, non solo del buon senso, ma della stessa fratellanza cristiana. “Ci vogliono delle regole e anche i profughi devono rispettarle” ha tuonato il portavoce della diocesi.
Ma questo è il punto della resa finale: di regole, nel nostro Paese, non ce ne sono e non ci sono strumenti per farle rispettare.
Centinaia di “profughi” sono sciamati dall’hub di Cona nel veneziano e sono andati dove hanno voluto, nessuno poteva fermarli. Una cinquantina sono arrivati anche a Padova ad inscenare una protesta davanti alla prefettura.
Le regole, la ragionevolezza da tutti condivisa, imponevano di sistemare le carenze del centro di accoglienza di partenza e riportarli là. Anche per evitare che la protesta dilaghi in tutti gli altri hub veneti. E questo hanno detto il prefetto di Venezia, il sindaco e il prefetto e il vescovo di Padova.
Ma all’atto pratico cosa puoi fare con le regole vigenti nel nostro Paese? Una sola cosa. Prendere un autobus, portarlo dove sono sciamati e chiedere loro: “Prego, volete salire?”. Questo è stato fatto. Ma loro, il profughi, hanno rifiutato il cortese invito a salire e tornare a Cona. Punto. Null’altro è consentito fare nei loro confronti: non imporre la sistemazione nel luogo scelto; non imporre di frequentare un corso di italiano, non imporre di fare un qualunque lavoretto socialmente utile. Tutto e solo se accettato volontariamente (come i vaccini versione Zaia).
E, con queste condizioni, non può che esserci l’anarchia più totale. Dobbiamo forse scandalizzarci che i migranti ne approfittino quando siamo noi Paese ad aver creato le condizioni perché l’anarchia ci sia escludendo di poter imporre loro il rispetto di qualunque regola?…

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