Nessun dubbio che a trionfare nell’urna siano stati Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Ma le elezioni hanno anche un vincitore morale, benché postumo: Gino Bartali.
Lasciamo stare il campione e l’uomo eccezionale, quando veniva interpellato su qualunque questione Ginettaccio esordiva dicendo “l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare…”. Parola d’ordine che ieri la maggioranza degli elettori ha fatta propria.
L’è tutta sbagliata questa classe politica. Non solo quando ha governato il centrosinistra, anche con Berlusconi ieri sorpassato e umiliato da Salvini. Un Cavaliere “scaduto” come l’ha apostrofato la femen che lo contestava a torso nudo al seggio elettorale.
Sbagliate le politiche sull’immigrazione, sulla sicurezza, su giovani e lavoro, sulle tasse, sulla burocrazia. L’è tutto sbagliato. Resta da verificare chi e come rifarà tutto. Chi garantirà un radioso nuovo inizio al nostro Paese.
I numeri direbbero che spetta ai due trionfatori. Al governo Di Maio-Salvini. Ma c’è una differenza che non mi sembra secondaria. Guardando al nostro Veneto sindaci e amministratori locali della Lega sono – mediamente – persone capaci e collaudate. Hanno un vizio intollerabile per i 5 Stelle: sono amministratori, politici, di lungo corso e competenti.
Senza aggiungere che partiti nazionalisti o sovranisti, o populisti che dir si voglia, li troviamo più o meno radicati in tanti Paesi europei. Mentre qualcosa di paragonabile al Movimento pentastellato esiste solo ed esclusivamente a casa nostra.
Tornando a Gino Bartali il suo mantra si è diffuso nei decenni grazie ai media, che tendono sempre a privilegiare le notizie cattive rispetto a quelle incoraggianti (si parla poco dei tanti medici che fanno il loro dovere, molto dei furbetti in camice bianco) grazie anche a tante associazioni private la cui ragione sociale è dimostrare che i consumatori, piuttosto che i contribuenti, vengono costantemente truffati. Senza dire che è tanto bello convincersi che “l’è tutto sbagliato” sempre per colpa degli altri e mai per colpa nostra. E così è arrivato il risultato elettorale di ieri.
Dopo di che? Non resta che guardare all’opera i nuovi costruttori, quelli che rifaranno il Paese, che lo rivolteranno come un calzino. Magari garantendo a tutti il reddito di cittadinanza senza bisogno di affannarsi a creare nuovi posti di lavoro: basterà finanziarlo tagliando le pensioni d’oro. Magari tornerà anche l’amata liretta al posto dell’euro nostra prima rovina…
Auguri e buon lavoro.
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