All’indomani delle regionali del Friuli molti hanno preconizzato il declino inarrestabile dei 5 Stelle. Pesa, è ovvio, il Di Maio dei due forni, pronto a trattare sia col diavolo che con l’acqua santa pur di fare il premier. Conta il Roberto Fico con l’auto blu e la colf in nero. Scelte e comportamenti non particolarmente graditi a chi li ha votati.
Ma le regionali non sono le politiche. E, soprattutto, i 5 Stelle possono contare – come ha scritto Angelo Panebianco – sugli unici veri “poteri forti” del nostro Paese. L’editorialista del Corriere li chiama “i vertici delle magistrature e la dirigenza amministrativa, le tecnostrutture statali”.
Lasciamo perdere i burocrati e parliamo dei magistrati. Chi meglio di loro ha spianato la strada al voto pentastellato, al vaffà, al mandiamoli tutti a casa questi ladroni corrotti e incapaci dei politici? Lo hanno fatto, da mani pulite in poi, con indagini a tappeto – alcune fondate, tante altre dimostratesi farlocche – con un intento preciso: screditare l’intera classe politica e sostituirsi ad essa come detentori del potere.
Nessun altro Paese democratico ha magistrati sindaci di grandi città (Napoli), presidente di regione (Puglia) aspitanti ministri, non a caso in un governo 5 Stelle (Di Matteo); fino a realizzare il sogno dello storico procuratore capo di Milano, Saverio Borelli, che – per puro spirito di servizio e volontà di ripulire il Paese – era pronto a sacrificarsi ed accettare dal presidente Scalfaro l’incarico di formre un governo di salute pubblica.
A ben guardare i 5 Stelle non sono il partito né di Grillo né di Casaleggio ma delle toghe, le cui inchieste sempre appoggiano con incondizionato fervore. (Ed è questa la prima differenza tra loro e tutti gli altri partiti)
Dovrebbe bastare il buon senso ai cittadini per capire che è comunque meglio affidare il potere a politici anche di qualità discutibili ma comunque scelti da loro; sia pure con limiti (niente preferenze) e leggi elettorali imperfette, piuttosto che affidarlo, il potere, ai vincitori di concorso pubblico che nessuno può ne’ eleggere ne’ mandare a casa.
Dovrebbe. Ma così non è. E quindi il declino del consenso ai 5 Stelle non è affatto scontato; resta tutto da verificare nei tempi e nelle dimensioni il futuro del movimento sponsorizzato dalle toghe.
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