Come si individuano e si eliminano i terroristi islamici che colpiscono nei Paesi europei? Abbiamo un preciso precedente storico che riguarda i nostri terroristi.
Per i servizi doveva essere relativamente semplice infiltrarsi nelle cellule dei terroristi nostrani, certo molto più semplice che con le cellule islamiche. Ma non ci riuscirono. Fu risolutiva la legge sul pentitismo che spinse alcuni nostri terroristi alla delazione nei confronti dei loro compagni.
Anche i colpi più duri alla mafia sono stati inferti grazie alla “collaborazione” dei mafiosi pentiti.
Quindi la soluzione – sulla carta – è evidente: la delazione è fondamentale anche per individuare e arrestare i terroristi islamici, le cui cellule risultano impenetrabili (o quasi) ai servizi segreti occidentali.
Sempre sulla carta è evidente anche chi sono i delatori “perfetti”: sono i cosiddetti islamici moderati. Chi meglio di loro infatti sa chi è il conoscente, l’amico, il congiunto che ha deciso di arruolarsi con l’Isis? Nessuno lo sa né può saperlo meglio di loro.
Quindi dimostrino di essere sul serio moderati. Si dissocino nei fatti – e non nel blateramento scontato – dalle azioni terroristiche.
Dimostrino, nei fratti, che l’Islam è una religione di pace e non di guerra. Cioè collaborino con le forze dell’ordine denunciando loro per primi gli assassini che distorcono e oltraggiano i pacifici insegnamenti del Corano.
Se non lo fanno più che islamici moderati, sono islamici omertosi, complici passivi dei terroristi. I quali come dimostra e conferma quanto accaduto in Turchia – con i tifosi che gridano “Allah è grande” durante il minuto di silenzio per le vittime di Parigi – godono di un radicamento sociale che i nostri brigatisti se lo sognavano…
Ovvio che non tutti gli islamici sono terroristi. Chiaro anche che oggi tutti i terroristi sono islamici. Quelli che proclamano di non esserlo, che prendono le distanze a parole, lo dimostrino con i fatti se vogliono essere creduti. Con i fatti cioè con la delazione.
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