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BELEN O LUXURIA AL MIO PANNOLONE?

 

Belen o Luxuria al mio pannolone?

Nel post precedente tanti contributi tutti interessanti – inglese, arcimatto, dubbioso, Silvestro, Corrado, Libero pensatore, etc. – ci hanno portato al dunque, cioè a discutere della cosa che più conta: le tasse, il costo e la qualità dei servizi che lo Stato eroga al cittadino. Questo è il punto vero, il resto (destra/sinistra, comunisti/fascisti, Prodi/Berlusconi, pubblico/privato) sono solo pugnette. Magari interessanti, magari appassionanti, ma pugnette. Come ci insegna l’America la rivoluzione vera (e la secessione…) si fa per le tasse, per controllarle, per liberarci il più possibile dalle tasse; non per costruirci la dacia facendo finta di liberare il proletariato

Chi mi cambia il pannolone, Belen o Luxuria? That’s the question. Questo è il problema vero alla mia età (sono 58 il febbraio prossimo): dopo una vità che lavoro e pago le tasse, non solo la mannaia dell’Irperf, ma ogni volta che faccio il pieno metto (come tutti) più “carburante” nelle casse dello Stato che nel serbatoio della mia auto, ogni volta che compro una qualunque cosa pago in più il 20% di iva, ogni volta che pago le bollette pago anche altre tasse, e poi i consorzi di bonifica, il canone Rai, i banditi da strada che (su mandato dei sindaci) si appostano lungo le vie del Veneto e, se vai a 55 Km l’ora, in nome della sicurezza stradale ti scippano altre centinaia di euro. Pago da una vita. E adesso? Adesso che ho bisogno, adesso che divento vecchio, questo Stato che ho foraggiato alla grande cosa mi da? Se il pannollone me lo cambia Belen posso anche starci, ma se me lo cambia Luxuria (per giunta dimagrito di 14 Kg all’isola) è una fregatura totale. E non è che mi faccio illusioni: bene che vada me lo cambierà Luxuria, ma bene che vada e che non sia invece l’ultima badante rumena che capita…

Quando il Partito radicale era una cosa seria, capace cioè di fare battaglie popolari e non solo di nicchia, aveva lanciato un referendum fondamentale per l’abolizione del sostituto d’imposta. Riuscissimo ad abolirlo innescheremo le masse rivoluzionarie, cioè le decine di milioni di lavoratori dipendenti i quali oggi nemmeno si rendono conto di quanto gli porta via lo Stato in cambio del poco nulla che da in cambio. Diventerebbero anche loro, i dipendenti, delle belve come gli autonomi. L’operaio oggi ragiona e si dimensiona sui 1.200 euro che gli arrivano in tasca. Ne avesse duemila e più al mese e dovesse versarne mille per avere in cambio solo il pannollone modello Luxuria, farebbe la rivoluzione in Ottobre e in tutti gli altri mesi dell’anno: andrebbe nel suo Comune a controllare quanti sono, cosa fanno e se servono tutti quei dipendenti; chiuderebbe gli atenei che negli ultimi venti anni hanno triplicato il numero dei docenti universitari per sfornare lauree sempre più squalificate; pretenderebbe giustizia immediata dal numero spropositato di magistrati strapagati che mantiene mese dopo mese; esigerebbe che l’assistenza negli ospeali la faccia il personale sanitario e non il parente del ricoverato.

Le tasse, il costo e la qualità dei servizi che ottengo in cambio. Questo conta, il resto sono pugnette. Se devo cambiare gli infissi di casa mi interessa forse il colore politico del falegname? Se è un camerata piuttosto che un compagno accetto di pagare 100 euro in più al mq o me ne frego e guardo solo il preventivo più conveniente? Domanda retorica. Dovremmo scegliere con la stessa attenzione anche i governanti: cioè quelli capaci di darci scuola, sanità, giustizia decenti a prezzi accettabili; capaci di far pagare finalmente il pannolone Luxuria anche agli evasori incontinenti del Mezzogiorno e del resto d’Italia…



 

 

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