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CON LE BANCHE BERLUSCA SBANCA

 

Altro che le televisioni. E’ quando hai in mano le banche, quando hai in mano i danè, che controlli veramente tutto; che puoi fare il bello ed il cattivo tempo. E’ allora che sei in grado di instaurare un autentico regime. Ed oggi, grazie alla crisi, le banche stanno finendo dritte dritte in bocca al Cavaliere. Ma il colmo è che ci vanno a finire tra gli applausi e i gridolini di gioia di un’opposizione che capisce poco nulla. Un’opposizione, specie quella di estrema sinistra, che è accecata dal proprio schematismo ideologico; e quindi gioisce perchè il mercato sarebbe morto e il liberismo sepolto assieme al capitalismo. Gioisce perchè torna l’intervento pubblico in economia, perchè è convinta che i fatti dimostrino che aveva ragione lei: ad invocare la presenza dello Stato nei settori strategici; e cosa c’è di più strategico del credito? Ben venga – conclude questa opposizione – la statalizzazione delle banche. Dimentica un piccolo particolare: che oggi lo Stato non sono i soviet, oggi lo Stato è Silvio Berlusconi; e quindi statalizzare in qualunque forma le banche significa mettergliele in mano.

Quello che non capisce l’opposizione lo capiscono assai bene i banchieri i quali, pur ridotti alla canna del gas, tentano l’estrema resistenza e non hanno sottoscritto il Tremonti-bond (capito come si chiamano? Tremonti, non Lenin-bond…); non l’hanno fatto perchè sanno che sottoscriverli significa che non comandano più loro ma comanda chi è entrato attraverso i bond pubblici nel capitale delle loro (ex) banche private.

Domandiamoci come è potuto accadere due volte il “miracolo” della vittoria di Romano Prodi su Silvio Berlusconi. Forse perchè il buon Romano era un miglior comunicatore? Perchè sapeva far sognare gli italiani grazie al carisma e alla visione profetica del futuro del nostro Paese? O che abbia vinto due volte perchè era l’uomo di quei banchieri che – da Bazoli a Passera a Profumo – anche scopertamente erano schierati dalla sua parte e andavano a votarlo alle primarie. I banchieri sono sempre stati i poteri forti del nostro Paese. Se Licio Gelli era la P2, la P1 era Enrico Cuccia davanti al quale perfino Agnelli si prostava. Banchieri, poteri forti che hanno sempre considerato Berlusconi un pervenù, che hanno fatto il possibile per tenerlo fuori dal “salotto buono” della finanza. Dove adesso è entrata la figlia Marina. Mentre lui i banchieri ora se li mangia uno ad uno a colpi di Tremonti bond; e con la benedizione dell’opposizione che esulta perchè lo Stato torna a regolare l’economia contro il mercato “libero e selvaggio”…

Far rientrare lo Stato (a qualunque titolo) nelle banche, significa metterle in mano a chi esercita il potere politico: oggi Berlusconi, domani chiunque sarà il suo successore. Significa dargli in mano un potere enorme fuori da qualunque controllo; dargli mezzi economici illimitati per ottenere il consenso. Altro che le televisioni dove devi almeno fingere di fare un’informazione equilibrata: se hai in mano le banche puoi elargire a piacimento il credito più squilibrato. Tanto per capirci con il controllo statale sul sistema bancario di Banche del Sud puoi aprirne non una ma dieci (e a quel punto il Sud potrà tranquillamente trangugiare anche il “brodino” federalista). Può anche darsi (e ne dubito) che le banche statalizzate diano respiro all’economia, ma di certo ammazzano la democrazia.

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