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UN TERREMOTO FRIULANO E NON IRPINO…

 

Purtroppo non si può dire che il terremoto in Abruzzo sia colpa di Berlusconi…Quindi bisogna accontentarsi di addebitargli i terremoti prossimi venturi che saranno causati da quell’ampliamento del 20%, senza adeguati controlli pubblici, previsto dal suo piano casa; come ci spiegano sia Il Manifesto che Repubblica. Sciocchezze. Dal momento che, come tutti dovrebbero ben sapere, il piano casa nella sua versione definitiva transita attraverso le regioni; e quindi saranno Galan in Veneto piuttosto che Errani in Emilia ad effettuare tutti i controlli del caso, a verificare cioè se la zona è sismica e se gli edifici devono avere le caratteristiche conseguenti. La realtà è l’esatto contrario: il piano caso diventa l’occasione per legare la concessione dell’ampliamento alla messa in sicurezza degli edifici che lo necessitano.

L’altra sciocchezza circolata subito nelle ore della tragedia riguarda la prevedibilità dei terremoti. Un Paese che crede ai filtri d’amore e ai numeri del lotto di Vanna Marchi (e ci aggiungerei anche le stimmate di padre Pio, se non temessi di diventare poco rispettoso…) non ha difficoltà a credere alla prova del radon venduta dall’imbonitore sismico Giampaolo Giuliani. Avesse una qualche credibilità scientifica, questo Giuliani, i giapponesi lo avrebbero già rapito e fatto imperatore…

La questione seria invece, la più seria di tutte, ha avuto il merito di porla Il Riformista, ricordandoci i vergognosi precedenti del Belice e dell’Irpinia. Il cataclisma che ha colpito l’Abruzzo che almeno sia un terremoto friulano e non irpino. Che non si speculi cioè sulla pelle dei morti per andare al saccheggio continuato delle casse dello Stato. Come avvenuto con i 2.375 cadaveri dell’Irpinia. Peppino Calderola, sul Riformista, sottolinea che i comuni investiti dal sisma furono 36 in tutto; ma, al momento di chiedere i rimborsi “i comuni colpiti risultarono 280. Si andava dal foggiano ai quartieri centrali di Napoli. Partì con il terremoto il più grande assalto al bilancio dello Stato. L’intera classe dirigente meridionale, apposizione compresa, partecipò al banchetto. Furono oltre 60 mila i miliardi dirottati verso i paesi vittima e i paesi terremotati per grazia politica”.

Marco Ferrante, in un altro articolo sempre sul Riformista, aggiunge che di quel terremoto, avvenuto nel 1980, resta, “secondo i calcoli della Corte dei conti un’appendice di spesa che – incredibile a dirsi – durerà per altri quindici anni”. Cioè continueremo a pagare fino al 2024! La logica è identica a quella della monnezza che Giuseppe D’Avanzo definì “l’oro di Napoli”: nel senso che finchè restava sulle strade rappresentava l’occasione per continuare a richiedere allo Stato finanziamenti a fondo perduto; se mai l’avessi rimossa, il filone di esauriva…Tali e quali i terremotati: devi lasciarli per decenni nelle baracche, come nel Belice come in Irpinia, in modo di ottenere rifinanziamenti continui. Se invece in qualche anno ricostruisci tutto, come in Friuli, la pacchia finisce…

Questa è la sfida vera per Berlusconi, questa è la “prova cataclisma” cui lo chiama il Riformista: dimostrare che il suo governo sa organizzare una ricostruzione alla friulana e non una tragedia senza fine alla irpina. La rapida eliminazione de “l’oro di Napoli” è un precedente positivo.

 

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