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FUORI DAL MONDO, NON SOLO NEL CALCIO

Ok. Col calcio siamo fuori dal mondo cioè dal mondiale. Ma l’apocalisse vera è che l’intero nostro Paese rischia di essere, anzi è sempre più, fuori dal mondo; dal mondo civile e progredito.
Basta guardare a cosa è successo ad Erbezzo, con i profughi ospitati nell’ex base Nato, scomparsi. Si spera scomparsi all’estero e non a Roma o a Milano dove pretendevano di andare. Fatto sta che nessuno sa dove siano. Fuori dal mondo con l’accoglienza made in Italy.
O vogliamo parlare della pressione fiscale rapportata alla qualità dei servizi? Fuori dal mondo. La burocrazia che ti impedisce di iniziare in tempi ragionevoli un’attività? Fuori da quel mondo che te lo consente in un paio di settimane.
La tragedia è che, sessant’anni fa quando fummo esclusi dai mondiali in Svezia, nel mondo stavamo entrandoci con impeto: il boom economico dei primi anni Sessanta, l’Oscar della lira, un numero irrisorio di pubblici dipendenti. (Quando oggi abbiamo invece l’Oscar degli statali…).
Il Tempo, il quotidiano di Roma, interpreta la rabbia di tutti i tifosi di fronte ai risultati deludenti della loro squadra e titola rivolto agli azzurri: “Andate a lavorare!”
Sessant’anni fa ci andavamo tutti eccome: una marea di meridionali pronti a venire al Nord, veneti disposti e cercare lavoro dovunque.
Oggi non solo la voglia di lavorare è quasi deparecida, ma non basta aver voglia. E’ indispensabile la competenza. Guardi ai programmi scolastici, li rapporti alle esigenze del mondo reale, e vien da piangere.
La causa prima, strutturale, che ci porta fuori dal mondo è il crollo della nostra pubblica istruzione, certificato da ogni test e raffronto europeo.
Un crollo che genera non solo il crollo di livello dell’intera classe dirigente del nostro Paese, ma la mancanza di quelle competenze che oggi sono indispensabili per chiunque voglia trovare un lavoro qualificato.
Un crollo culturale che fa sì – scusate se insisto – che oggi almeno un elettore su tre sia pronto a votare il partito di un comico. Partito che esiste solo qui da noi e in nessun altro Paese del mondo occidentale. E neppure orientale. E neppure sudamericano, repubbliche delle banane comprese.

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