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LEGGI RAZZIALI E NUOVA VERGOGNA

 Si dice: la vergogna delle leggi razziali. Ed è poco. Nel 1938 furono non solo una vergogna; furono un’ignominia, una macchia indelebile nella storia del nostro Paese. Appunto per questo, perché sono state qualcosa di terribilmente serio, vanno “maneggiate” con cura. Non si può cioè evocarle con leggerezza, in modo strumentale, come ha fatto il segretario del Pd Dario Franceschini. Perché altrimenti questa è la nuova vergogna delle leggi razziali: usare la tragedia della persecuzione contro gli ebrei per criticare i provvedimenti adottati nel 2009 dal governo Berlusconi nel contrasto ai clandestini.

Provvedimenti che Franceschini avrebbe potuto criticare e bollare con qualunque termine: repressivi, autoritari, antidemocratici, inefficaci, demagogici. Qualunque termine, ma non razzismo né leggi razziali, per un motivo evidente: i clandestini non sono una razza, sono tutte le razze che – violando le leggi sull’immigrazione (compresa la Turco-Napolitano) – entrano ugualmente nel nostro Paese. Se Maroni e il governo dicessero: intendiamo chiudere le porte agli africani perchè sono neri e inferiori ma lasciarle invece aperte agli slavi perchè sono bianchi e ariani. Se dicessero questo Franceschini avrebbe tutte le ragioni di evocare quelle leggi razziali che discriminarono gli ebrei e solo gli ebrei nell’accesso all’insegnamento e ad altre professioni.

I ladri, tanto intenderci, sono un altra categoria che viola, non le leggi sull’immigrazione, ma le leggi sulla proprietà. Chi mai si sognerebbe di definire i tentativi di contrastare i furti delle “leggi razziali”? Nessuno, nemmeno Franceschini. Anche in questo caso potremmo definire e criticare in mille modi e con mille termini i provvedimenti anti-ladri, ma sarebbe un delirio evocare il razzismo e la tragedia degli ebrei.

Possiamo capire Franceschini, ma non giustificarlo. Comprendiamo che è incalzato da “l’urlatore” Di Pietro, e che cerca di impedirgli di fare il pieno a sinistra urlando come lui e più di lui. Però non è giustificata la vergogna di aver evocato a casaccio le leggi razziali. Per non dire che lo stesso risultato elettorale rimane quantomeno incerto: è così che tampona l’emorragia di voti un moderno partito della sinistra riformista?

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