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LA LEZIONE DEL COMPAGNO BAGNASCO

 C’era una volta il “compagno” don Camillo. Tra virgolette perché, come sappiamo, si era solo travestito da “compagno” per accompagnare Peppone in visita in Unione sovietica. Oggi invece c’è il compagno Angelo Bagnasco. Senza virgolette perché la ricetta proposta dal presidente dei vescovi italiani per superare la crisi economica, è proprio una ricetta veterocomunista; degna di quelli che don Camillo chiamava i “trinaricciuti”. Nel suo intervento all’assemblea di Confcooperative il cardinal Bagnasco non si è infatti limitato a ripetere l’invito generico a tenere presente i più poveri, i cassintegrati, i licenziati, le vittime della crisi economica; ha voluto anche indicare una precisa via d’uscita invitando le imprese a “fare meno utili e più posti di lavoro”.

Non so se sia rimasto un Oliviero Diliberto a far finta di credere che i problemi dei disoccupati si risolvono così. Di certo tutti gli ex compagni hanno accettato il principio che prima bisogna produrre più ricchezza e solo dopo si può procedere a ridistribuirla. Se le imprese fanno meno utili, lungi da creare nuovi posti di lavoro, semplicemente chiudono cioè cancellano anche i posti di lavoro che hanno. Solo aumentando gli utili arrivano ad aumentare i posti di lavoro ( e non per bontà, ma come mezzo per ampliarsi e guadagnare ancora di più…). Per fare un esempio che il compagno Bagnasco dovrebbe comprendere al volo: solo aumentando il gettito dell’8 per mille possiamo puntare ad aumentare gli aiuti ai bambini del Terzo Mondo (e consolidare il radicamento della Chiesa in quei Paesi). O dobbiamo auspicare che la Chiesa faccia meno utili, che incassi meno 8 per mille, perché così si deciderà a dare più banchi di scuola ai bimbi africani?…

Non ho mai condiviso il grido di dolere di chi si sdegna e denuncia le “ingerenze” della Chiesa. Penso che abbia il pieno diritto di farlo; e non solo sui temi etici, anche in quelli sociali, economici e genericamente politici. Dovrebbe però stare attenta, nelle materie non di sua diretta competenza, a limitarsi agli auspici generici; evitando cioè di entrare nel dettaglio e nelle soluzioni per non dare l’impressioni, come fatto dal Bagnasco versione economista, di aver superato il limite massimo della propria incompetenza.

Provo a spiegarmi con un ultimo esempio. Già resteremmo stupefatti nel sentire la Marcegaglia, il ministro Tremonti o i sindacati, esprimere preoccupazione per i calo dei cattolici praticanti. Ma se avessero addirittura la pretesa di spiegarci come si fa a riportarli a messa la Domenica (diminuendo la durata delle prediche e aumentando i posti a sedere nelle chiese) avremmo la netta sensazione di aver compiuto più di qualche passo nel delirio. Lo stesso accade quando il compagno Bagnasco vuol far l’economista e viene a spiegarci che bisogna diminuire gli utili per aumentare i posti di lavoro.


 


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