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L’ORA DI RELIGIONE…PERDUTA

 

Su l’Islam in classe, cioè su l’ora di religione, non c’azzeccano né Luca Zaia né Gianfranco Fini.

Il presidente della Camera, nel suo slancio di neofita progressista, non si rende conto che prospetta per i giovani mussulmani la soluzione più codina, cioè la più reazionaria. Non bastassero gli imbonimenti oscurantisti che molti di loro subiscono a casa e in moschea, Fini vuole propinarglieli anche nell’orario di lezione della nostra scuola pubblica. E così facendo (cioè indossando i calzini verde islam) crede di essere molto a la page. Non si rende conto che la soluzione è esattamente opposta: per favorire l’integrazione degli immigrati islamici bisogna cioè liberarli dai cascami più retrivi della loro legge religiosa; che a nulla serve replicarglieli, anche a scuola, sia pure in un modo più annacquato e conforme al cosiddetto “Islam moderato”.

Esattamente come a nulla è servito alla Chiesa “modernizzare” l’ora di religione, trasformando cioè l’ora di catechismo cattolico in un’ora di storia delle religioni…La vecchia ora di religione aveva senso finchè in tutte le parrocchie il 99% dei bambini andavano a catechismo. Basta verificare quanti sono oggi quelli che frequentano i corsi di catechismo in parrocchia e si capisce subito quanto sia pregnante mantenere l’ora di religione a scuola.

E qui veniamo a Luca Zaia che ci racconta non come siamo, ma come eravamo. Il ministro, in polemica con Fini, sostiene infatti che per gli studenti islamici bisogna rendere obbligatoria proprio l’ora di religione cattolica perchè questo servirebbe “a far capire loro perchè noi siamo così e quali sono i risultati del cristianesimo e cattolicesimo profondamente radicati nella nostra società”. Tutto perfetto, tranne l’uso dei tempi: Zaia usa il presente al posto del passato (più o meno remoto). Ignora che oggi nemmeno gli insegnanti di religione (nominati e revocati dai vescovi nella scuola pubblica, ma ci rendiamo conto?…) insegnano più la religione cattolica, perchè lo considerano troppo retrivo, e preferiscono atteggiarsi a storici delle religioni.

Il profondo radicamento sociale del cattolicesimo è un ricordo dell’Italia del passato, quando tutto e tutti ruotavano attorno alla fede: anche gli anticlericali e i massoni, percorsi da un furore che era uguale e contrario a quello dei clericali. Ma oggi…Oggi esiste un sentimento che è davvero trasversale agli schieramenti politici, che è uguale tra gli elettori della Lega e del Pd, del Pdl e dell’Italia dei Valori: ed è l’indifferenza nei confronti della religione, che non rappresenta più un riferimento nella vita quotidiana dei cittadini.

Non si tratta di gioirne e nemmeno di strapparsi i capelli, ma solo di prendere atto della realtà. E quindi di arrivare ad abolire anche l’ora di religione cattolica, non certo di affiancare quella di religione islamica. Quanto all’integrazione, sarà possibile solo se e quando noi “cattolici indifferenti” avremo a che fare con mussulmani anche loro divenuti “indifferenti”.

 


 

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