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DIETRO GLI APPLAUSI AL BOSS

 

Gli applausi al boss della ‘ngrangheta Giovanni Tegano, la protesta popolare contro il suo arresto: immagini che hanno sdegnato la nostra opinione pubblica. Cosa dobbiamo pensare, cosa c’è dietro questi applausi? O riteniamo che ci sia una particolare, quasi genetica, propensione al crimine tra gli abitanti del Meridione, che li porta a solidarizzare con i criminali. Oppure capiamo che le mafie non sono solo organizzazioni criminali. Sono anche questo. Ma la loro funzione primaria, originale ed ancora attuale, è quella di antistato.

Lo ha compreso Massimo Gramellini il quale su La Stampa ha spiegato che la popolarità di un boss come Tegano deriva dal fatto che è lui, non lo Stato, a risolvere i problemi quotidiani di tanti calabresi: trovare un posto di lavoro al figlio, un posto letto in ospedale, ottenere riparazione ad un’offesa subita. Il risultato lo hai se vai dal boss, non all’ufficio di collocamento o al centro prenotazioni delle Asl o in tribunale.

L’origine dell’antistato è antica almeno quanto la conquista militare del Meridione da parte dei garibaldini per conto dei Savoia. Da quel momento in poi il nuovo Stato ha espresso personaggi e prassi che erano completamente estranei alla cultura, alle tradizioni, alla storia del Regno delle due Sicilie. Un autentico “scontro di civiltà” rappresentato alla perfezione da Chevalley, il messo dei Savoia che va ad offrire al Gattopardo un seggio nel nuovo senato del Regno.

Avete presente il romanzo o il film di Visconti? Questo funzionario piemontese si aggira a bocca aperta per la Sicilia, di fronte a usi, costumi e stili di vita che gli sono totalmente estranei. Sembra un marziano, arrivato da un altro pianeta. Lo stesso pianeta lontano da cui giunse tutta la nuova classe dirigente, imponendo prassi di governo che rimasero estranee al meridione anche quando furono poi date in gestione a funzionari meridionali.

I siciliani non potevano nemmeno dialogare con i Chevalley. E così nacque il loro governo alternativo, l’antistato che noi chiamiamo mafia, con la sua classe dirigente che noi chiamiamo i boss.

Non dimentichiamo che il modello di Stato centralista piemontese non fu e non è un corpo estraneo solo al Sud, lo è stato anche per il nostro Veneto che per tanto tempo ha avuto il proprio antistato nelle parrocchie e nelle segreterie Dc: quando avevamo bisogno di un posto di lavoro per il figlio, di un posto in ospedale, di ottenere riparazione ad un torto, andavamo o dal parroco o dal capo corrente dello scudocrociato…

L’esigenza del federalismo nasce da motivi culturali prima ancora che economici: nel senso che accetti di delegare la tua sovranità di cittadino non ad un marziano, ma solo a chi condivide la stessa cultura, le stesse tradizioni; a chi ha una storia comune. In caso contrario li consideri degli invasori: cerchi di mungerli il più possibile, ma non gli riconosci il diritto di governarti. Esattamente quello che capita agli americani dovunque vadano; proprio quello che è successo ai nordisti nel Meridione.

A questo punto o fai come Obama in Afganistan, cioè raddoppi le truppe sperando di stabilizzare la conquista, oppure capisci che è più saggio ritirarsi…

Al di là delle battute, non possiamo pensare che le mafie siano solo un fenomeno criminale da combattere – se così fosse – con arresti, processi e carcere duro. Tutto questo non basta perchè sono anche l’antistato riconosciuto da ampi settori della popolazione meridionale. Quindi sono un problema politico che necessita di soluzioni politiche.

La più praticabile mi sembra sia concedere (imporre?) al Sud l’autogoverno pieno, totale e totalmente responsabile. Cioè fondato sulle risorse economiche prodotte dal proprio territorio, e non più su quelle munte ai nordisti come contropartita alla “invasione”…




 

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