C’è chi sostiene (esagerando?) che vige una sorta di razzismo alla rovescia, a vantaggio degli stranieri e a discapito dei nativi.
Diciamo che loro, gli stranieri, godono di alcuni privilegi. Di una sorta di impunità (che siano figli del Berlusca?) di cui noi non godiamo. Lo dimostrano le affermazioni Ali Abu Shwaima.
Sto parlando dell’imam della moschea di Segrate che è, dopo quella di Roma, la seconda moschea italiana per importanza.
Segrate cioè Milano dove, come sappiamo, si vota il prossimo fine settimana. Ed è il test più importante, decisivo per stabilire chi ha vinto e chi ha perso la prossima tornata amministrativa, dall’evidente valenza politica.
A Milano c’è una forte comunità mussulmana, che vota e che l’imam ha deciso di schiarare. Schierarla a sinistra perchè – sono sue parole – “è lì che troviamo posizioni più vicine ai nostri ideali”. Perfetto. Anche se già rischierrebbe il rogo un prete cattolico che osasse schierare apertamente i suoi fedeli a sinistra a destra o perfino al centro.
Ma clamoroso é l’ulteriore distinguo, all’interno della sinistra, che fa Ali Abu Shwaima: “ I mussulmani di Milano – sostiene – non devono votare la lista di Sinistra ecologia e libertà perchè il suo leader Nichi Vendola, in quanto omosessuale, ha una condotta che non va d’accordo con l’etica islamica”. Capito? L’imam dice di non votare Vendola perchè è un frocione!…
Non voglio pensare cosa sarebbe successo se l’avesse detto Tettamanzi. Anche perchè l’arcivescovo di Milano non l’avrebbe mai detto. Da campione del politicamente corretto, Tettamanzi avrebbe sostenuto l’esatto contrario: votiamo Vendola contro l’indegna decriminazione che colpisce i gay! E avrebbe aggiunto le scuse a nome della Chiesa ambrosiana…
Ma nemmeno l’ultimo pretino, il parroco di una frazione sperduta dei Lessini , avrebbe osato sostenere che non si vota Sel perchè Vendola “ha una condotta che non va d’accordo con l’etica cristiana”. Sarebbe infatti insorto lo sdegno nazionale. E il pretino avrebbe rischiato una denuncia per omofobia, per istigazione all’odio nei confronti degli omosessuali.
L’imam di Segrate invece può dirlo e non succede nulla. Nel senso che tutti fanno finta di non accorgersi. Anzi compiono la contorsione più paradossale: nel nome del rispetto per il diverso – che in questo caso sarebbe l’islam – lasciano che vengano oltraggiati quelli che erano i “diversi” per antonomasia, cioè i gay.
A noi italiani è vietato anche chiamarli “diversi” – e sia chiaro che sto usando le virgolette – mentre l’imam può trattarli da diversi, addirittura arrivando a discriminarli nel seggio elettorale.
(E auguriamoci che non ci siano né gay né lesbiche tra le toghe milanesi, che altrimenti l’imam di Segrate le scomunica…)
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