“Monti come la lady di ferro” ha scritto il Wall Street Journal sostenendo che “il suo mandato può diventare grandioso”. Può, appunto. Ammesso che non molli di un centimetro sulla riforma del mercato del lavoro e – soprattutto – che impugni l’accetta contro la spesa pubblica. Allora sarà degno di essere paragonato a Margaret Thatcher. Se invece continuerà solo ad aumentare le tasse, il paragone giusto è con i leaders del vecchio Partito laburista (pre Blair) o con Barack Obama.
La Cgia di Mestre ha calcolato che nel decennio 2001-2011, mentre la ricchezza prodotta procapite diminuiva in termini reali del 5%, la spesa corrente aumentava di ben 142 miliardi! Basta questo dato per capire che, in barba all’euro e ai controlli europei, stavamo e stiamo facendo dritti dritti la fine della Grecia. (Basta questa cifra per capire che la Seconda Repubblica ha fatto esplodere il debito ben più della, famigerata, Prima Repubblica)
E’ uno dei tanti dati contenuti in un articolo di Sergio Rizzo sul Corriere che indica in modo dettagliato tutta la spesa pubblica che può e deve essere tagliata. Eccone un altro di ecclatante: “i nostri costi di amministrazione generale rappresentano il 18,4% del totale delle uscite, sei punti più della Germania. Se soltanto spendessimo come i tedeschi per far funzionare la burocrazia, risparmieremmo una quarantina di miliardi l’anno”
Ci sono poi i 44 miliardi l’anno di sussidi alle imprese pubbliche e private “soldi che non accrescono l’efficienza aziendale né la concorrenza. Da anni parlano di metterci mano ma nessuno lo fa”. Rizzo ricorda ancora che, archiviato il federalismo, sono finiti sul binario morto anche i costi standard; col risultato che la stessa prestazione sanitaria in una regione costa metà in un’altra il doppio. Col risultato che ogni siciliano per i dipenenti della sua regione spende 353 euro l’anno e “ogni lombardo, invece, di euro ne spende 21: un diciassettesimo”
Qui Rizzo scrive un insattezza. Perchè i 353 euro l’anno non vengono presi dalle tasche dei siciliani, ma della nostre: cioè dai cittadini di quelle regioni come il Veneto che garanticono un saldo fiscale attivo (pagano più tasse dei trasferimenti che ricevono)…Mentre tutte le regioni a statuto speciale l’hanno ampiamente passivo.
Sull’altro fronte Sergio Rizzo ricorda che il governo Monti ha già inasprito le aliquote massime dell’irpef, incrementato le addizionali locali, reintrodotto l’imposta sulla casa, rincarato le accise sulla benzina, e varato un primo aumento dell’iva in attesa del secondo già in programma per l’autunno. Tasse, solo tasse, sempre e solo altre tasse. Di tagli veri nemmeno l’ombra.
Quindi al momento Mario Monti è la lady…delle tasse. Se mai impugnerà l’accetta e si avventerà sulla spesa, allora potrà diventare la lady di ferro de noaltri.
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