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SQUINZI-CAMUSSO E I LADRI DI PISA

Squinzi e Camusso come i ladri di Pisa: di giorno fingono di litigare, la notte vanno assieme a rubare (vanno all’assalto della diligenza pubblica con leggi ad hoc e finanziamenti a perdere). Non è vero, c’è una novità: il neo presidente di Confindustria nemmeno finge di litigare ma pubblicamente va a braccetto con la Susanna e se la sbaciucchia.
Lo scandalo non sono le dichiarazioni di Squinzi al convegno della Cgil. Lui ha avuto solo il torto di rendere pubblica la verità. Lo scandalo è l’ipocrisia della reazione scandalizzata del Corriere della sera, il fondo di oggi di Dario Di Vico che finge un risveglio inatteso, che finge di non sapere che è sempre stato così. Lo scandalo è la reazione di Montezzemolo che oggi bacchetta Squinzi, lui che, con Epifani segretario Cgil, è stato uno dei tanti ladri di Pisa al vertice di Confindustria. (Lui che è l’incarnazione dell’imprenditoria assistita con denaro pubblico. Lui e Tronchetti, un altro che oggi gioca a fare lo scandalizzato…)
Lo è stato, Montezzemolo, sull’esempio del suo maestro: quel Gianni Agnelli che, da presidente di Confindustria, con Luciano Lama al vertice della Cgil, inaugurarono assieme la lunga stagione dei ladri di Pisa: imprenditori e sindacalisti che fingono di litigare per spartirsi meglio il bottino.
Può esistere una legge con la quale gli industriali si prestano a fare da esattori ai sindacati, tattenendo loro dallo stipendio dei lavoratori la quota di iscrizione ai sindacati stessi? Può esistere se sindacati dei lavoratori e sindacati dei datori di lavoro vanno d’amore e d’accordo, può esistere solo se sono ladri di Pisa. Ve lo immaginate i comunisti che fanno il tesseramento a beneficio dei fascisti o viceversa? Esiste solo se comunisti e fascisti sono complici.
Con l’aggravante, ipocrita, che non stiamo parlando di sindacati e industriali tedeschi da sempre uniti nella ricerca del bene comune del loro Paese. Da noi fingono ancora lo scontro di classe, poi “concertano” ossia si mettono d’accodo sulla spartizione. Ma senza mai abbandonare la recita del conflitto sociale.
Quanto alla spartizione gli esempi sono mille, fermiamoci al più clamoroso: da un lato i 30 miliardi di denaro pubblio che tutt’ora vengono distribuiti tra gli imprenditori amici (di Confindustria), dall’altro il finanziamento pubblico ai caf e l’elargizione di una quantità di distacchi sindacali che non trova riscontro in altri Paesi.
Ovvio che quanto il povero Mario Monti tenta di tagliuzzare di qua e di là, Squinzi e la Susanna all’unissono lo accusano di essere il macellaio sociale. Nel senso che il “sociale” sono loro: i carrozzzoni sindacale e confindustriale.
Quanto al Giorgio di viale dell’Astronomia è da prenderlo a sberle: va bene essere naif, va bene usare termini come “porcata”, ma non si può essere ingenuo al punto di gridare che il re nudo mettendosi a sbaciucchiare in pubblico la Susanna!…

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