Dovevano ancora chiudersi le urne amministrative e tutti già si stracciavano le vesti per la scarsa partecipazione al voto. “Ha vinto l’astensionismo” questo il titolo – funereo – del Corriere di Martedì.
Intanto ricordiamoci che il fenomeno non è né nuovo per noi né estraneo alle grandi democrazie. Anzi diremmo che è fisiologico a tutte le democrazie mature.
Negli Stati Uniti c’è voluto l’entusiasmo del primo Obama per riportare alle urne il 60% di americani, che abitualmente eleggevano il loro presidente con una partecipazione attorno al 50%. Domenica, in Germania, nello Schleswing-Holstein hanno votato il 46,7% degli aventi diritto. E nessuno ha pensato di celebrare i funerali della partecipazione democratica…
Quindi da noi gli elettori delle ultime amministrative (62,4%) sono ancora un esercito. Senza aggiungere che si è sempre votato molto meno che alle politiche e che, alle regionali del 2010, quando i partiti erano allo spolvero e la Lega si apprestava a diventare il primo in Veneto, la partecipazione fu del 63,6%. Un punticino in più di adesso per elezioni che chiamarono tutto il Paese alle urne.
Rovescio il ragionamento. La partecipazione, purtroppo, da noi è ancora troppo alta!
Perchè esiste una torma di barucca (e lo constatiamo anche con certe telefonate che arrivano a Telenuovo) che gridano, che inveiscono, che sono incapaci di qualunque distinzione per cui, ad esempio, secondo loro i politici sono tutti ladri e tutti incapaci.
Mi pare che più ne perdiamo di questi elettori meglio è: perchè ne guadagna la qualità della partecipazione democratica.
E’ impensabile tornare ad un voto elitario. Così come sono improponibili dei test d’accesso all’esercizio dei diritti politici. Test che pure un senso l’avrebbero: prima di consentire l’ingresso ai seggi si dimostri almeno di sapere cos’è il parlamento, che poteri ha, che poteri ha il governo. (Nozioni ignote a gran parte, non degli elettori, ma dei parlamentari grillini…)
Ma una scrematura preventiva – giustamente – è impedita dalla democrazia che deve garantire a tutti il diritto di voto. Però se questa scrematura avviene per via naturale, cioè con l’aumento dell’astensionismo, non vedo proprio che motivo ci sia per stracciarsi le vesti. C’è invece da rallegrarsi perchè, appunto, a scapito della quantità ne guadagna la qualità della partecipazione democratica: vota chi almeno qualcosa capisce ed un giudizio ponderato è, forse, in grado di esprimerlo.
Lascia un commento